La legge favorisce le prescrizioni, ora il Ministro faccia il mea culpa

07 Mar 2013

Liana Milella

Si appronta una modifica del codice penale che “grazia” un imputato e lo manda assolto. Questo è successo, per ora con Penati, ma domani con altri imputati (Berlusconi nel caso Ruby?), grazie a un suo intervento sul codice che, appena reso noto, è stato criticato per quello che è, un colpo di spugna.

PROPAGANDA politica, anche se lei è un ministro tecnico, o effettiva convinzione?
Comunque lasciano di stucco le dichiarazioni del Guardasigilli Paola Severino a Napoli sulla legge anti-corruzione. A Monza, solo due giorni fa, sono evaporate le accuse di concussione nel processo Penati e il 13 maggio la stessa sorte toccherà all’ex braccio destro di Bersani. Tutto per via del “colpo di grazia” che Severino ha inferto al reato di concussione, diviso in due tronconi, con tanto di pena ridotta da 12 a 8 anni e prescrizione passata da 15 a dieci. E che fa il ministro della Giustizia? Per due giorni ignora il caso, poi parla della legge anti-corruzione e arriva a definirla «un piccolo miracolo». Dice che «non è perfetta, ma ha introdotto tante cose nuove e rappresenta un segnale importante per il nuovo Parlamento». Di che segnale parla il Guardasigilli? Quello che arriva da Monza è il peggiore possibile. Diciamoci la verità, assomiglia in tutto e per tutto alle leggi ad personam votate da Berlusconi. Si appronta una modifica del codice penale che “grazia” un imputato e lo manda assolto. Questo è successo, per ora con Penati, ma domani con altri imputati (Berlusconi nel caso Ruby?), grazie a un suo intervento sul codice che, appena reso noto, è stato criticato per quello che è, un colpo di spugna. Distinguere la concussione per costrizione dalla corruzione per induzione, con pena accorciata, prescrizione minore e vittima punita fino a 3 anni, significa solo mandare all’aria i dibattimenti in corso e fare un regalo ai corrotti. Oggi, di fronte ai processi che si chiudono, sarebbe accettabile solo un mea culpa. Con l’invito urgente, al nuovo Parlamento, a fare marcia indietro. Altro che «piccolo miracolo».

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