Prima di tutto: governare l’economia

05 Mar 2013

A vederla oggi, la situazione sembra senza via d’uscita, col Pd incartato, il Pdl annaspante, e il M5S che sghignazza. Sullo sfondo resta uno scenario che tutti sembrano aver dimenticato: quello di una crisi economica e sociale gravissima, che richiederebbe azioni immediate e non il balletto di veti e controveti a cui stiamo assistendo. Se i protagonisti sulla scena non se ne renderanno conto rischiano di pagarla cara. Tutti.

A vederla oggi, la situazione sembra senza via d’uscita, col Pd incartato, il Pdl annaspante, e il M5S che sghignazza. Sullo sfondo resta uno scenario che tutti sembrano aver dimenticato: quello di una crisi economica e sociale gravissima, che richiederebbe azioni immediate e non il balletto di veti e controveti a cui stiamo assistendo. Se i protagonisti sulla scena non se ne renderanno conto rischiano di pagarla cara. Tutti.
Cominciamo dai vincitori. Chi ha votato Grillo si aspetta qualcosa. Mandare a casa i responsabili, veri o presunti, dello sfascio, certo. Ma anche cominciare a vedere una via d’uscita dalla crisi, perché i vaffa non si mangiano. E dunque il gioco adesso è questo: gli avversari dei grillini cercheranno di dimostrare che i nuovi eletti non sanno combinare niente se non mettere i bastoni tra le ruote di chi vorrebbe risolvere i problemi, e i 5 stelle dovranno invece dare la prova del contrario. Se lo spettacolo inconcludente durasse troppo, alle prossime elezioni (che si prevedono vicine) gli elettori potrebbero dedurne che votare Grillo è inutile, e il Movimento finirebbe per seguire le orme delle molte ondate di protesta che lo hanno preceduto: un momento di gloria a cui segue un’amara risacca.
In questo senso la mossa più insidiosa è quella promossa da Mario Monti, si dice su suggerimento del Colle, che ha invitato Grillo, Bersani e Berlusconi, per averne il conforto in vista del prossimo vertice europeo. Al momento in cui scriviamo non sappiamo quale sarà la risposta grillina. Ma è chiaro che se dirà no apparirà in fuga dalle responsabilità, e se dirà sì entrerà nel campo dove già si muovono gli odiati avversari.
L’iniziativa di Monti e Napolitano è ben motivata: un governo in carica solo per l’ordinaria amministrazione ha bisogno di avere dietro sé le forze presenti nel nuovo Parlamento, per dimostrare all’estero che l’Italia è un paese serio e non macchiettistico come fin qui era stato considerato. Il Movimento ha l’occasione di dimostrarsi consapevole che gli onori, cioè i voti, comportano oneri. Se non lo farà ne pagherà, prima o poi, le conseguenze.
E veniamo a Bersani. Il leader del Pd merita umana simpatia per un insuccesso largamente immeritato. Ma ha reagito molto male alla delusione elettorale. E’ vero che qualunque soluzione non può prescindere dal Pd, che grazie all’orrido porcellum ha un’ampia maggioranza alla Camera. Ma è altrettanto vero che intestardirsi nel candidare se stesso alla premiership ha condotto il partito in un vicolo cieco, dove prende schiaffi da Grillo e finisce per collidere con il Quirinale. E’ ovvio che l’equazione grillina “Bersani uguale Berlusconi” è falsa e insultante, e probabilmente lo stesso Grillo lo sa bene. Ma non si può pretendere che il M5S abbandoni il suo slogan elettorale preferito all’indomani del voto. Bersani avrebbe dovuto spiazzare l’avversario prendendosi la responsabilità dell’accaduto e candidando qualcun altro per Palazzo Chigi. Un nome giovane e fresco (viene in mente Renzi ma potrebbero essercene altri), che avrebbe messo in serie difficoltà Grillo e i suoi. Non l’ha fatto, e ora sono guai.
Quanto a Berlusconi, non è più al centro della scena. A lui è precluso ogni rapporto con il M5S, ma non ha speranza neppure di ricucire un dialogo con il Pd, che ne uscirebbe distrutto. Può solo stare a guardare, mentre i suoi nodi giudiziari vengono al pettine. Non è difficile prevedere che quando i risultati del voto saranno stati metabolizzati il Pdl comincerà a liquefarsi.
Dietro a tutto questo, come dicevamo all’inizio, c’è il paese e la sua crisi. Perché va benissimo riformare il Parlamento, moralizzare la politica, eccetera eccetera. Ma nel frattempo bisogna governare l’economia, e non c’è tempo da perdere. E’ stato proprio Grillo a dire che tra un anno non ci saranno soldi per pagare pensioni e stipendi pubblici. E aveva l’aria di pregustare lo spettacolo, come se dietro a quelle pensioni e quegli stipendi non ci fossero persone e famiglie in carne ed ossa. Ecco, sarà bene tenere d’occhio questo fronte. Per capire di chi sarà la colpa se finiremo nel burrone.

Supportaci

Difendiamo la Costituzione, i diritti e la democrazia, puoi unirti a noi, basta un piccolo contributo

Promuoviamo le ragioni del buon governo, la laicità dello Stato e l’efficacia e la correttezza dell’agire pubblico

Leggi anche

Newsletter

Eventi, link e articoli per una cittadinanza attiva e consapevole direttamente nella tua casella di posta.