E se, alla fine, vincesse Berlusconi? Appena una settimana fa, l’idea della rimonta era considerata una “favola”, una “leggenda”. Tuttora Bersani dice che il sorpasso, il centro destra, può solo “vederlo col binocolo”. Ma quando si avanza il dubbio l’ipotesi finisce per essere legittimata. I mercati raccolgono le incertezze. Il Cavaliere marcia a colpi di clava, all’insegna di proposte impossibili e indecorose, la “polpetta avvelenata” dei rimborsi Imu , il condono tombale. E chissà che cosa potrà ancora promettere, ragionando con i sondaggi in mano. L’inquietudine delle cancellerie europee è comprensibile. Il ritorno del Caimano riproporrebbe un’anomalia che sembrava cancellata, farebbe precipitare la credibilità internazionale del Paese, scatenando lo spread e i mercati. Un Berlusconi vincente prefigura una battaglia frontale contro la Germania di Angela Merkel, perfino la minaccia di un’uscita dalla Ue. E’ chiaro che di questo si è parlato nell’incontro di Bersani a Berlino con il ministro delle Finanze tedesco, Schauble, e che il segretario del Pd si sarà preoccupato di confermare l’impegno del centrosinistra per una politica fondata sul raccordo con l’Unione europea. Schauble si sarà informato sugli equilibri del nuovo governo, qualora Bersani dovesse uscire vincente dalla prova elettorale, e della sorte che avrà il lavoro svolto in questo anno e passa dall’esecutivo dei “tecnici”. E’in questo contesto che va collocata la ripresa del dialogo con Monti, annunciata dal segretario del Pd da Berlino, dopo le asprezze verbali di questi ultimi tempi, che minacciavano di portare la situazione fuori da ogni controllo.
Bersani ha chiarito di essere “prontissimo a una collaborazione con tutte le forze che siano contrarie a leghismo, berlusconismo e populismo, quindi certamente anche con il professore Monti”. Il che non è proprio una novità. Il leader del Pd ha detto in tutte le salse, nelle piazze come in tv, che, anche se dovesse raggiungere il 51 per cento, si comporterebbe ugualmente come se fosse al 49, cercando la collaborazione dei centristi. Sta di fatto, però, che da qualche tempo Bersani e Monti sono stati protagonisti di scontri quotidiani, che hanno destato non poca sorpresa. Ora, si può dire che il passato è alle spalle e siamo alla prova di una possibile alleanza? Andiamoci piano. In questa campagna elettorale esasperata, formato reality, siamo condannati a capovolgimenti di fronte continui. Monti, da quando ha deciso di “salire in politica”, è diventato un avversario pericoloso per Bersani perché intacca il capitale elettorale del centrosinistra in regioni chiave come la Lombardia. Ma è anche un potenziale alleato. I temi su cui è possibile convergere non mancano:l’ancoraggio all’Europa, la lotta all’evasione, i conti in ordine, la crescità e, anche, l’equità, termine che ultimamente è ritornato nel dizionario montiano. Ma i motivi di divergenza sono corposi, primo tra tutti quello della riforma del lavoro, tema centrale per Bersani. Tattica e strategia politica delle due coalizioni rischiano di entrare in rotta di collisione. Lo schema del centrosinistra è questo: va a Palazzo Chigi chi vince, cioè Bersani; dopo, l’accordo con il Centro. Il Professore coltiva la suggestione della “Grande coalizione”, con i “riformisti” del Pd e, anche del Pdl, e lui che distribuisce le carte.
La collaborazione è un’ipotesi praticabile. Ma tutt’altro che semplice. E’ prevedibile che, in questa fase, i due schieramenti procederanno a fari spenti. E, almeno in apparenza, coltiveranno opzioni separate. Anche per non offrire spazio agli attacchi che si sono già scatenati da destra e da sinistra. Il Pdl grida all’”inciucio”, e Berlusconi, galvanizzato dalle sue proposte shock, proclama che è già in dirittura di sorpasso e Monti e Bersani lo attaccano perché “sono disperati”. La coalizione montiana, in effetti, deve fare i conti con sondaggi poco incoraggianti, che la vedono come quarta forza in campo, sopravanzata dal Movimento di Grillo, in pieno boom. Tuttavia, anche Bersani rischia. Nella sua coalizione ha il problema Vendola. E, soprattutto, deve guardarsi all’esterno: dall’offensiva della galassia che fa capo a Grillo e a Igroia.
E’ una miscela alquanto complicata. Che potrà essere definita soltanto sulla base dei futuri equilibri parlamentari. Il Pd spera ancora in una vittoria piena, al Senato oltre che alla Camera. E ciò renderebbe più facile realizzazione il suo progetto. Ma la legge elettorale, il “Porcellum”, è quello che è. Non vorremmo comunque che la partita si giocasse attorno ai soliti tatticismi. Disperdendo quella consapevolezza riemersa, con le primarie, nel popolo del centrosinistra. Al di là dei sondaggi e delle promesse dei tanti imbonitori, ci vogliono una meta comune, una speranza e un sogno condivisi per cambiare finalmente le cose. Operazione difficile. Ma necessaria.
La paura è tanta, ma l’Ipsos, che non mi sembra meno attendibile degli altri istituti, ieri sera dava ancora 8,5 punti di vantaggio al centrosinistra. Discorso Senato a parte, non sono pochi e sono più o meno quelli che aveva B. su Veltroni nel 2008.
Il discorso sulle alleanze sarebbe da rimandare a dopo le elezioni. In base alla legge elettorale, il centrosinistra ha l’obbligo di prendere anche un solo voto in più alla Camera e B. sarebbe comunque fuori gioco. Per il Senato poi si vedrebbe.
Perché non tornare a parlare dei problemi concreti agli elettori? Oggi Travaglio sul Fatto fa degli esempi, dall’abolizione delle province e altri tagli alla casta, a una vera lotta alla corruzione. Bersani faccia uno sforzo di comunicazione: se non per noi, lo faccia almeno per se stesso, perché se dovesse perdere, sarebbe la fine della sua carriera politica. E Vendola, tanto temuto da Monti? Dov’è finito il trascinatore che due anni fa lanciava la volata anche a Pisapia?
Quanto a Ingroia e Grillo: nel primo caso, bisogna innanzitutto “portargli via” i temi, per portargli via elettori. Riguardo a Grillo, penso che faccia molto male anche al centrodestra e ho sempre più la sensazione che, con tutte le legittime perplessità che possiamo avere sul comico ligure, se la sera del 25 o la mattina del 26 potremo brindare allo scampato pericolo di un ritorno di B., dovremo cantare in coro “Grazie Grillo”.
non è vero che Bersani ha il problema Vendola, casomai è Vendola ad avere il problema Bersani. Bersani ha invece il vantaggio Vendola, solo che la smetta di fare aperture a Monti e tenga ferma la barra a sinistra, senza farsela sotto perché Berlusconi ha alzato la voce
Il pessimismo è il vero male della sinistra e di tutti coloro che come me vi si riconoscono.Oddio…e se vince Berlusconi..come facciamo?!..Oddio..sta recuperando..e adesso?!Mai che si dica:no!quel nanerottolo può fare quello che vuole ma è finito!!Nessuno che ricordi che il personaggio ha 77 anni e tanti processi ancora sulle spalle.Nessuno che ricordi le false promesse iniziando da quella più ignobile e vergognosa che fece nel 2008 di vincere la battaglia sul cancro.Si preferisce invece piangersi addosso,deprimersi e disperarsi con l’unica consolazione di pensare di poter in futuro dire:”io ve l’avevo detto…”.Svegliamoci!Guardiamo fuori di noi stessi,fuori ci può essere il sole,sta a noi vederlo.Sta a noi tornare ad essere quelli che hanno fatto vincere Pisapia a Milano!!
Ho letto con attenzione l’articolo diArturo Meli e non si può non condividere. La situazione, dal mio ininfluente punto di vista, peggiora ogni giorno, e la confusione e totale e completamente incomprensibile. La sinistra rimane con le sue tendenze suicide, Monti mi spaventa perchè fà parte di n gruppo che tende ad avere l’egemonia su tutta l’Europa. Berlusconi, altro pericolo, si agita con i suoi cittadini poco raccomandabili sotto tutti i punti di vista, lui per primo. Come finiremo? Temo male ma la speranza rimane viva. nessuno ci può salvare all’infuori di noi stessi. Saremo in grado? lo spero. alfredo