Le risposte dei candidati: Marco Simiani

01 Feb 2013

I “nostri” quesiti, le “nostre bandiere”:

1.   lavoro e ingiustizia sociale
La prima ingiustizia è l’assenza di lavoro, di opportunità per i giovani, ma non solo. La fase complessa che viviamo toglie, infatti, prospettive alle nuove generazioni e taglia la vita a molte persone adulte. In entrambi i casi toglie il futuro alle persone. Non solo. Una società senza lavoro non da valore ai propri cittadini e determina una depressione economica e sociale.
Nelle crisi è importante la solidarietà del sistema democratico, ma anche la capacità di fare scelte che premino il merito, che consentano crescita culturale, che favoriscano processi continui di riconversione delle aziende.
Lo Stato che vorrei offre fiducia ai suoi cittadini  con un sistema di regole rigorose e semplici e servizi qualificati alle imprese. Dare valore vuol dire agire attraverso un metodo premiante in cui ad aziende virtuose ed innovative sia riconosciuto un regime di agevolazioni burocratiche e fiscali. Dare valore vuol dire offrire opportunità favorevoli a tutti coloro a cui sia riconosciuta dalla scuola o dal mondo del lavoro capacità e impegno.

2.   conflitto di interesse, libertà d’informazione
Pluralismo e libertà dei mezzi di comunicazione sono gli ingredienti alla base di una società sana: sono gli anticorpi che ogni democrazia compiuta deve avere naturalmente al proprio interno, per prevenire ogni forma di sopruso e permettere la crescita di una opinione pubblica matura. In questo l’Italia, purtroppo e per troppo tempo, è un esempio negativo: con una televisione pubblica asservita alla politica e un sistema mediatico sottomesso ai poteri economici, il nostro Paese è un raro esempio nel mondo di quanto può essere drammatico convivere con un conflitto d’interesse mai risolto. Soffrire di una tale mancanza di democrazia reale mina l’essenza stessa di cittadinanza e condanna gli italiani ad essere strumenti acritici di volontà altrui. Oggi più che mai è necessario che il nostro Paese si doti di una legislazione efficace per evitare la concentrazione della proprietà dei media e della pubblicità. Una legislazione che consenta la nascita e lo sviluppo di un’editoria indipendente. E che definisca, una volta per tutte, il conflitto di interesse. Solo così potremmo essere, anche noi, un popolo maturo e consapevole.

3. giustizia, criminalità e corruzione
L’Italia è un Paese devastato ancora dalla corruzione, affossato da una giustizia lenta e quindi inefficace, impaurito da una criminalità che oggi colpisce anche la provincia più tranquilla. Quello che viviamo è uno dei periodi più bui della storia d’Italia, con una classe politica corrotta e incapace di governare e una giustizia che non riesce a colpire i responsabili delle stragi e dei fenomeni degenerativi criminali più pericolosi: Cosa Nostra, la corruzione diffusa, l’evasione fiscale e l’aggressione all’ambiente sono tutte parte della filiera criminale che ha occupato i meccanismi stessi di funzionamento dello Stato. La sola via di uscita è il rinnovamento della politica e un impegno in prima persona di ognuno di noi.

4. riconoscimento dei diritti civili
Uno Stato di diritto che si definisce tale non può scegliere di convivere con le contraddizioni. La disparità di trattamento tra cittadini ne è un esempio doloroso. Una vera e propria disfunzione culturale che va sanata. Anche oggi, nel nostro Paese, si perpetua una nuova forma di segregazione: è quella che non permette ai medesimi cittadini di esercitare i medesimi diritti. Quello che è necessario fare adesso è spingersi oltre, compiere un salto di qualità culturale. Difendere non può essere sinonimo di fermare. Oggi più che mai, dobbiamo accettare il fatto che nulla c’è di immutabile e che le società moderne e complesse devono dare strumenti per adeguarsi al cambiamento che, da sempre, è insito nella natura umana. Riconoscere i diritti civili a ogni essere umano nato in Italia non significa certo promuovere velleità egoistiche ma semplicemente rimuovere ingiustizie reali.

5. laicità dello Stato
Dal motto cavouriano della libera Chiesa in libero Stato è passato oltre un secolo e mezzo. Ma il nodo del rapporto tra religione e potere, in Italia, non è certo un tema che pare risolto. Anzi, proprio oggi è tornato di grande attualità con la crisi di valori in cui versano le società occidentali di fronte ai mutamenti troppo rapidi e sconvolgenti e alle drammatiche sfide legate alla globalizzazione. C’è oggi chi si volge ai valori religiosi della tradizione cristiana per trovare la propria identità nella sfida o persino nel conflitto con altre civiltà, con altri mondi. Ecco che più che mai adesso è necessario ribadire che la laicità dello stato non è uno slogan demodé ma un esercizio da praticare quotidianamente: di fronte ai delicati problemi di oggi che toccano, di fronte ai progressi della scienza e delle tecniche, i temi della vita e della dignità umana, resta valida e attualissima la posizione di Cavour: il pluralismo è l’unica garanzia che rende forte ognuno di noi.

6. legge elettorale
Il rinnovamento passa necessariamente attraverso lo strumento di una legge elettorale che metta in stretta relazione l’elettore all’eletto e ricostruisca un rapporto corretto tra la politica e la società. Un nuovo meccanismo stabile per la scelta della classe parlamentare è una priorità per garantire maggioranze equilibrate e formare un ceto politico in risposta a un radicato problema di rappresentanza e governabilità. Obbiettivo importante sarà quello di rendere più democratico il sistema elettorale riprendendo il collegio uninominale come modello preferibile per restituire il potere di scelta agli elettori. Strettamente connessa al sistema elettorale è la riduzione drastica del numero dei parlamentari ed il superamento della duplicazione di funzioni del tra Camera e Senato.

* candidato Pd Toscana Senato

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