Il coraggio della verità

24 Gen 2013

L’intervento di Lirio Abbate al Mediolanum forum di Assago lo scorso 24 novembre. Anche Lirio, giornalista dell’ Espresso, vive sotto scorta, come Giovanni Tizian, della Gazzetta di Modena, che è stato minacciato dalla ‘Ndrangheta per i suoi articoli contro il giro criminale delle slot machine.

Il siciliano Leonardo Sciascia diceva che l’Italia è un Paese senza memoria e verità ed è per questo che cerco di non dimenticare. Prendo in prestito le parole di familiari, amici, magistrati, studiosi, uomini dello Stato per dire che siamo in un Paese senza memoria perché incapace di ricordare il proprio passato, un Paese smemorato che vive in un eterno presente, immobile, senza radici e senza progetto, incapace di fare tesoro dell’esperienza trascorsa, di usare l’eredità scomoda dei grandi uomini del passato, un Paese senza memoria perché incapace di riappropriarsi del proprio passato, un passato che gli resterà estraneo finché non conquisteremo la verità sulle nostre radici.
Un Paese che non vuole la verità sui precari, in particolare nel mondo del giornalismo, dove vi sono migliaia di giovani disoccupati, maltrattati e sfruttati dagli editori che adesso, visto che in gran parte dei giornali sono proprio i precari a portare le notizie e a scriverle, rischiano anche le querele e non solo, continueranno a rischiare fino al carcere, a differenza dei direttori e dei vicedirettori che se la caveranno solo con una multa, così come vogliono i parlamentari.
È un Paese senza memoria che non vuole ricordare i giornalisti anche precari, uccisi dalla mafia e i precari minacciati di morte ancora oggi in Sicilia, come in Calabria, in Campania, che vedono scorrere l’ennesima pagina nera scritta nei giorni scorsi dal Parlamento, che con un voto dell’aula al Senato ha approvato la modifica, la normativa sulla diffamazione a mezzo stampa che condanna al carcere, appunto, i cronisti e salva i direttori.
Perché questo è un Paese senza verità, che dimentica i parlamentari condannati per mafia che siedono ancora in Parlamento e poi quelli collusi, i truffatori, i complici che votano leggi ad personam e fanno gli interessi propri e non degli italiani onesti.
È un Paese che dimentica di avere in casa le mafie, con i boss che fanno da padroni, in effetti lo ha dimenticato anche l’ex presidente del Consiglio di avere avuto nella sua villa di Arcore non un fattore, ma un mafioso. Un Paese in cui i politici collusi, moralmente sporchi, corrotti e processati non se ne vanno a casa, ma restano incollati alla poltrona, pagata anche questa da tutti noi, con le nostre tasse.
É un Paese senza verità sulle stragi e i grandi delitti politico-mafiosi e quindi un Paese senza passato, incapace di conoscere gli angoli bui e sporchi, non può mai crescere, non potrà mai diventare una democrazia matura. L’Italia è un Paese senza coraggio, perché ci vuole coraggio per cercare la verità ad ogni costo, perché un Paese ha bisogno di coraggio per mettersi davanti allo specchio e guardarsi alla luce del sole, vedendo brutture, vizi e compromessi e aprire il vaso di Pandora dei segreti di Stato mai confessati perché inconfessabili.
Ma la verità non ha prezzo e abbiamo il dovere di cercarla per onorare gli irriducibili, i caduti che sono morti per non essersi rassegnati all’oblio della menzogna, cercarla con il loro stesso coraggio, con il coraggio di guardare in faccia la verità. Un Paese senza identità, perché manca il senso delle proprie radici, un Paese senza libertà, perché solo la verità rende liberi.
L’Italia sta soffocando, soffoca per mancanza di ossigeno, di libertà, abbiamo bisogno di liberarci dalle tante mafie e dalla troppa corruzione e liberarci dalla logica del ricatto, il ricatto che tiene in pugno troppe stanze del potere, troppi uomini del potere del passato, ma di un passato che proietta la sua ombra sul presente ed allora svuotiamo tutti gli armadi di ogni scheletro.
Abbiamo bisogno di aria pulita, vogliamo cambiare quest’aria. Disperdiamo i veleni che ammorbano il Paese, perché questo è un Paese che dimentica le vittime.
Quando la vittima è il segretario del partito comunista siciliano Pio La Torre, che pensava 30 anni fa alla realizzazione del reato di associazione mafiosa e al sequestro dei beni per combattere la mafia, allora a Roma, ma anche in Sicilia dicevano che era un pazzo, un visionario (era il 1982).
Il tempo ha dimostrato che questi strumenti giuridici sono stati vincenti, ma c’è voluto il sacrifico di un politico come La Torre e quello del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa per realizzarlo.
Ecco cosa manca oggi, manca un visionario capace di immaginare le nuove frontiere della lotta a una criminalità organizzata che è cambiata, che si è evoluta.
Prendo sempre in prestito le parole di amici, magistrati, uomini dello Stato, per dirvi che l’Italia è un Paese senza responsabilità e quindi senza giustizia, perché troppi assassini sono in libertà, perché troppi mandanti hanno ancora il volto coperto, perché alla Magistratura non vengono dati i poteri e gli strumenti per smascherare i colpevoli, senza responsabilità perché non esiste nessun livello di responsabilità né giudiziaria, né politica, né morale, perché si vogliono i cronisti in carcere e i politici intoccabili.
Siamo in un Paese di irresponsabili e quindi l’Italia è un Paese senza giustizia, senza giustizia per le vittime e per i familiari delle vittime, senza giustizia perché la giustizia non è uguale per tutti, perché i potenti si assicurano l’impunità e combattono la giustizia invece di rispettarla e sottoporsi ad essa come ogni cittadino dovrebbe fare. Senza giustizia perché l’Italia è ancora il Paese dell’impunità dei potenti, perché l’Italia è sempre di più il Paese delle mafie e della corruzione.
Senza giustizia perché la giustizia è troppo lenta, perché attendiamo da troppi anni una vera riforma che restituisca la giustizia ai cittadini in tempi ragionevoli. L’Italia è quindi un Paese senza democrazia. Senza democrazia perché senza verità e giustizia non c’è vera democrazia e noi questa democrazia la dobbiamo ricostruire come fecero i nostri padri costituenti nel dopoguerra, guardando ai valori della Costituzione come i nostri punti cardinali sui quali ricostruire eguaglianza, giustizia, verità, solidarietà. Dobbiamo difendere la nostra Costituzione, dobbiamo pensare ed agire come fossimo in un dopoguerra e ricostruire dalle macerie, come i tanti sopravvissuti dai recenti disastri e terremoti. Ricostruire anche per onorare i morti, i salvati lo devono ai caduti, noi siamo l’Italia che vuole verità e giustizia, che vuole conoscere il proprio passato per costruire un nuovo futuro, un Paese diverso, un paese con eguaglianza e democrazia.
L’Italia è oggi un Paese senza padri, perché orfano dei suoi uomini migliori, molti di questi sono stati uccisi, spazzati via dal sistema criminale affaristico mafioso e neppure la verità sulla loro morte è stata scoperta per intero, perché l’Italia è la terra di mezzo, il Paese delle mezze verità e delle mezze misure, la verità dimezzata sui delitti politico-mafiosi, la verità dimezzata sullo stragismo, la verità dimezzata sulle trattative dello Stato con i poteri criminali, per salvare i soliti pochi privilegiati, stringendo patti oscuri e inconfessabili che lasciano sempre i cittadini schiavi ed in balia dei poteri criminali. È questo senso di orfanezza il vero scandalo, essere orfani dei nostri padri e della verità sulla fine dei nostri padri, orfani del senso di responsabilità verso la stagione delle stragi, è questo lo scandalo degli scandali.
E se non vogliamo che l’Italia resti soltanto il Paese degli scandali, costruiamo un’Italia diversa e soprattutto libera e perciò, per liberarla dal ricatto dei poteri criminali di ogni specie, non resta che una via: conquistare, noi, tutti insieme, la verità, tutta la verità spalancando ogni porta chiusa, ripristinando il binomio verità e giustizia, per ricostruire il Paese, per donare a noi e ai nostri figli una vera democrazia, come fecero con noi i nostri padri, i padri costituenti.

 

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