Al Centrosinistra ricordo: il nemico è Berlusconi

14 Gen 2013

La campagna elettorale è partita con un profilo basso e con un confronto sostanzialmente limitato al problema degli schieramenti e delle alleanze. I veri temi politici sono limitati, finora, ad uno solo: le tasse, soprattutto l’IMU.

La campagna elettorale è partita con un profilo basso e con un confronto sostanzialmente limitato al problema degli schieramenti e delle alleanze. I veri temi politici sono limitati, finora, ad uno solo: le tasse, soprattutto l’IMU.
Confrontarsi con un populismo cinico e bugiardo è obiettivamente difficile per tutti. L’eterno ritorno di Berlusconi mina ogni residua possibilità di parlare di politica in modo più civile. Nel centrosinistra però sarebbe bene ricordare che gli avversari, almeno fino al voto, sono tutti gli estranei alla coalizione progressista ma il nemico (della democrazia e della costituzione) è purtroppo ancora lui e non il riformismo moderato che, del resto, era corteggiato quando era impersonato da figure non più affidabili di Monti, Oliviero, Riccardi.
Bersani è sincero quando dice di pensare prima al bene dell’Italia, poi del centrosinistra, poi del PD, e dunque di tutto ciò tenga conto. Non dia l’impressione, quasi per un inconsapevole riflesso di casta, di considerare non Berlusconi ma Monti estraneo alla dialettica democratica. E non usi verso Monti toni duri e sprezzanti che non userebbe verso Casini o Fini.
Consideri invece i danni che un’altra becera campagna elettorale di Berlusconi può causare a questo già disgraziatissimo paese. E a questo pericolo reagisca.
Perché in nessun paese civile al mondo sarebbe potuto accadere che un personaggio simile dopo i fallimenti politici, il disastro economico, la caduta di ogni illusione e promessa, il discredito personale e politico che lo circonda all’estero, i processi in corso e la condanna in primo grado, la conclamata abitudine all’imbroglio e alla simulazione, potesse ancora presentarsi alle elezioni politiche e oltretutto sperare, e con qualche fondamento, di ribaltare o comunque condizionare l’esito del voto con due mesi di recitazione della solita, logora commedia.
Bersani e tutto il centrosinistra devono domandarsi: come è possibile che questo accada? Come siamo arrivati a questo punto? Cosa è accaduto a questo paese?
Questo è tema politico per eccellenza, perché la politica non è solo amministrazione della cosa pubblica ma anzitutto guida dei processi sociali e della cultura civica del paese.
Il paese sul piano della cultura civile è sull’orlo del default. Non tutto, certo, forse nemmeno la parte maggiore. Ma larghe parti dei nostri concittadini sono ormai privi di ogni senso civico. Prevalgono arroganza, volgarità, spregiudicatezza, irrisione verso i valori civici, disprezzo per le regole e per il prossimo, soprattutto verso i più deboli. Prevale, soprattutto, una borghesia cafona e aggressiva che ha preso le redini del paese. Una parte di questo ceto è al potere. Basta guardare le aule del parlamento e dei consigli regionali.
Affrontare la questione della qualità civica degli italiani è il modo migliore per combattere il populismo, che in caso contrario sottrarrà sempre linfa vitale alla democrazia fino a svuotarla di senso.
Il berlusconismo e i poteri mafiosi e criminali infiltrati per osmosi nella vita civile hanno avuto certamente un ruolo nella caduta del senso civico, la crisi economica ha incattivito gli animi e reso tutti più egoisti, ma c’è qualcosa di più profondo, che chiama direttamente in causa la politica e i suoi fallimenti.
Certo, affrontare questo tema aprirebbe le porte dell’inferno, perché significherebbe parlare della qualità di tutta la politica, del ruolo di tutti i partiti nella occupazione della cosa pubblica e del modo in cui sono stati selezionati il personale politico e i rappresentanti del popolo.
E forse, a costo di passare per reazionari, bisognerà prima o poi ragionare sul fallimento della generazione che ora esprime il ceto politico dominante, quella che oggi ha più o meno sessant’anni.
Destrutturati (per molte valide ragioni) i vecchi valori della borghesia impersonati dalla generazione che aveva vissuto la guerra, fatto la resistenza, voluto la Repubblica, scritto la Costituzione, ricostruito il paese, costruito benessere, sviluppato la cultura italiana in ogni campo) la generazione dei sessantenni di oggi non è stata capace di guidare i processi politici, lasciando il campo ai peggiori.
Luigi Zingales nel suo”Manifesto Capitalista; rivoluzione liberale contro un’economia corrotta”, Rizzoli, 2012 ha usato il termine “peggiocrazia”. E ha citato, lui liberista convinto, l’intervista di Enrico Berlinguer a Eugenio Scalfari del 1981 in cui denunciava la questione morale e il degrado dei partiti.
Dopo aver parlato più volte di “riscossa civica” Bersani sembra ora trascurare questo tema, forse spiazzato dai temi posti da Monti e dal nome della sua lista.
C’è tempo prima del voto per invertire la rotta ed è quello che molti elettori si aspettano, anche perché sul terreno delle tasse e dintorni Berlusconi rischia di vincere ancora una volta, dando il colpo di grazia al nostro povero paese.

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