Rubinato litiga col Pd e annuncia: «Non mi ricandido»

19 Dic 2012

Simonetta Rubinato litiga col Pd e annuncia il suo ritiro dal parlamento. «Non mi ricandiderò». E’ questa la sintesi di un lungo post pubblicato dalla deputata democrat sul suo profilo Facebook, dopo l’ufficializzazione della road map per la scelta degli aspiranti deputati e senatori. «Ieri (lunedì, ndr.) ho partecipato alla direzione nazionale del Pd, chiamata a decidere sulle primarie per la scelta dei parlamentari. Le regole che sono state decise e votate a “scatola chiusa” non vanno nella direzione da me auspicata e non rispondono alle aspettative di larga parte degli elettori che, come me, ritengono che anche il Pd non abbia fatto abbastanza per cambiare la legge elettorale o almeno reintrodurre le preferenze – scrive Rubinato -. Avevo auspicato regole che favorissero la più larga partecipazione democratica ed il rinnovamento: quindi primarie aperte a tutti gli elettori del territorio che volessero scegliere i candidati parlamentari del Pd e primarie a cui sottoporre tutti i candidati del Pd da mettere in lista, salvo autorevoli personalità della società civile esterne al partito. Non sarà così, invece. Perché il 29/30 dicembre potranno votare solo gli elettori già iscritti all’Albo delle primarie di novembre e gli iscritti al Pd nel 2011 che rinnovano la tessera. E perché la segreteria nazionale, d’intesa con le segreterie regionali, si è riservata di scegliere il 10% delle candidature più le posizioni di capilista. In totale sono circa 94+34 parlamentari, ovvero il 30% degli eletti sicuri del Pd».
E’ un problema di rinnovamento, di riserve indiane, di chance di partecipazione da parte dei potenziali elettori ma anche, continua Rubinato, di paletti ingiustificati a danno di chi, come lei, governa un piccolo Comune (è sindaco di Roncade, nel Trevigiano, dal 2004): «Anche i sindaci di Comuni sopra i 5.000 abitanti non sono candidabili, salvo deroghe motivate. Spetta a loro farsi avanti e chiedere una deroga entro domani (oggi, ndr.) al Comitato nazionale elettorale. Nella mia esperienza di impegno politico ho sempre dato la mia disponibilità sulla base di una forte spinta della società civile. Ritengo che questo sia coerente con l’idea che la politica va fatta con spirito di servizio. Volendo rimanere fedele a questa mia profonda convinzione, non ho intenzione di chiedere alcuna deroga, anche se il mandato di sindaco si conclude nel 2014». Replica dalla segreteria regionale Rosanna Filippin: «Nessuno vuol fare fuori Simonetta. E’ la legge 148 del 2011 a stabilire l’incompatibilità dei sindaci dei Comuni sopra i 5 mila abitanti con il mandato parlamentare. Il Pd si è solo adeguato con un meccansimo che è una sorta di avvertimento. Della serie: attenti, se eletti sarete costretti a scegliere tra il municipio ed il parlamento».

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