Primarie Pd: Zappaterra no, Boldrini sì

19 Dic 2012

L’Italia dei Valori scompare dai consigli comunale e provinciale: Giorgio Scalabrino Sasso (Municipio) e Alessandro Rorato (Castello) annunciano l’addio al partito e il passaggio al Misto, e d’accordo con loro sono il coordinatore della giovanile Marco Vinciguerra, Monica Chiarini e Valerio Vicentini. «Usciamo dopo l’assemblea di venerdì e sabato – ha spiegato Sasso – nel quale le nostre posizioni non hanno ricevuto ascolto». Nel dettaglio entra Vinciguerra, con pesanti accuse al leader nazionale Antonio Di Pietro: «La selezione della classe dirigente è rimasta di tipo feudale, anziché essere basata sulle competenze, e dopo la fase antiberlusconiana ci aspettavamo proposte serie sulle alleanze, mentre invece siamo emarginati da tutti e costretti a rincorrere un ‘movimento arancione’ che non sappiamo da chi sia composto». Non manca l’imputazione di «scarsa attenzione ai territori, gestione non collegiale dei fondi, mancanza di coerenza». L’assemblea «si è risolto in un bel siparietto – attacca Rorato –, con Di Pietro che si è reso conto d’esser costretto a cercare un accordo con Luigi De Magistris per rientrare in Parlamento». L’Idv conserva in giunta comunale Rossella Zadro «e dove rinnovo il mio patto con il sindaco» garantisce Sasso. (g.r.)Ci ha pensato eccome, alla candidatura, «se il decreto Province fosse stato convertito e il mio ente trasformato in un guscio vuoto, forse il passo lo avrei fatto». Ma oggi che la doppia tenaglia della prolungamento della vita dell’ente e delle regole Pd anti-amministratori si è stretta inesorabilmente, Marcella Zappaterra getta la spugna: «Non chiederò la deroga per potermi presentare al Senato, non farò commissariare il Castello». Le primarie Pd del 30 novembre, data unica per l’Emilia con urne aperte dalle 8 alle 21, perdono così un catalizzatore importante nel territorio, anche se le parole con le quali la presidente della Provincia accompagna la rinuncia alla candidatura pesano più di sassolini: «Mi resta la curiosità di vedere come sarebbe andata a finire la sfida… Certo i parlamentari che hanno fatto cadere il decreto non avevano interesse a trovarsi di fronte competitor forti come i presidenti di Province, e le regole Pd sulle candidature alle primarie (deroghe per i presidenti e i sindaci di Comuni commissariabili, ndr) rispondono all’esigenza di garantire la… continuità istituzionale. Spero solo – conclude Zappaterra – che le primarie Pd riescano ugualmente a rinnovare e qualificare la nostra rappresentanza in parlamento». Se verrà approvato l’emendamento governativo alla legge di Stabilità, lei resterà in Castello con pieni poteri fino alla scadenza del mandato, nel 2014, probabilmente assieme alla sua giunta, ma con risorse incerte. Ci saranno di sicuro gli uscenti Maria Teresa Bertuzzi (Senato), che tira un sospiro di sollievo in quanto, per la regola Pd dell’alternanza tra uomo e donna (due preferenze obbligatoriamente di genere diverso), Zappaterra si sarebbe scontrata con lei; e Alessandro Bratti (Camera). «Campagna elettorale? Non c’è tempo, si faranno gran telefonate, ma così non si riesce nemmeno a valutare il lavoro di un deputato» si lamentava ieri il deputato. In effetti i competitor del territorio ora si concentrano su di lui: Paolo Pavani, sindaco di Poggio in scadenza nel 2014, ha chiesto la deroga, mentre ribolle il Delta. Giancarlo Malacarne, primo cittadino di Massa Fiscaglia, ieri sera era dato in alternativa all’assessore provinciale Davide Nardini, ma l’accordo non sembrava vicino. Candidata certa al Senato è Paola Boldrini, 52 anni, dipendente universitaria e presidente della circoscrizione 3, che già ieri pomeriggio ha iniziato a raccogliere le 350 firme (calate giusto ieri) necessarie entro venerdì. Non è da sola, «la mia è una candidatura “collettiva”, essendo sostenuta da tutti i colleghi. In effetti – sono le sue prime dichiarazioni – vorrei tenere alta l’attenzione sulla questione decentramento e democrazia partecipata. Dopo 40 anni di circoscrizioni, dalla prossima consiliatura i cittadini non sapranno più dove rivolgersi: lo dimostra Parma, dove i nuovi amministratori sono tornati a coinvolgere gli ex presidenti. Al Senato mio primo impegno sarebbe il ripristino delle circoscrizioni». Al suo fianco Girolamo Calò e Pietro Turri, «nemmeno nel Pd c’è stata grande attenzione su questo tema, e le primarie sono un’occasione importante». Tutti (c’è anche Fausto Facchini, del Pdci) dicono che non c’è volontà di contrapposizione con la Bertuzzi, quasi le si farà un favore mettendo “in temperatura” anche la città. In quota nazionale, forse capolista regionale, Dario Franceschini, mentre si parla anche di Rita Cinti Luciani in posizione eleggibile nel costituente listone di centro sinistra per il Senato, in quota Psi.

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