Primarie: In corsa Froner e Filippi

19 Dic 2012

TRENTO — La competizione per i posti del Pd alla Camera entra nel vivo. È probabile che Roma indichi il segretario Michele Nicoletti e il deputato uscente altoatesino Gianclaudio Bressa come capilista. Dietro toccherà a due donne, di cui, con ogni probabilità, la terza sarà trentina. In pole position ci sono Laura Froner, deputata uscente con una legislatura e mezzo alle spalle, e la renziana Elisa Filippi, anima della campagna provinciale per lanciare il sindaco di Firenze. Al quarto posto la soluzione più probabile è l’inserimento di Luisa Gnecchi. A scompaginare il quadro però la discesa in campo di Carlo Costa, vicesegretario del partito in Alto Adige.
Si tinge di rosa la competizione nel Pd verso le primarie della prossima settimana. La competizione si è già accesa per la Camera, dove è probabile che Roma indichi il segretario Michele Nicoletti e il deputato uscente altoatesino Gianclaudio Bressa come capilista. Dietro toccherà a due donne, di cui, con ogni probabilità, la terza sarà trentina, con concrete chance di elezione anche per la quarta, che spetterà invece all’Alto Adige. In pole position ci sono Laura Froner, deputata uscente con una legislatura e mezzo alle spalle, e la renziana Elisa Filippi, anima della campagna provinciale per lanciare il sindaco di Firenze nella contesa con Pierluigi Bersani per la premiership. Al quarto posto la soluzione più probabile è l’inserimento di una donna altoatesina; favorita è la deputata uscente Luisa Gnecchi, ma a scompaginare il quadro, nelle ultime ore si stanno facendo insistenti le voci di una possibile discesa in campo di Carlo Costa, vicesegretario del partito in Alto Adige e uomo in forte ascesa, vicinissimo a Bressa. Una candidatura che potrebbe portare a una sfida «vera» a Luisa Gnecchi. Costa, brissinese, potrebbe lanciare un tandem con l’assessora bolzanina Chiara Pasquali (le preferenze devono essere espresse per un uomo e per una donna).
L’assemblea provinciale trentina, ieri sera, ha deciso che alle primarie si voterà domenica 30 dicembre. La questione dei tempi è cruciale, a partire dalla scadenza per la presentazione delle firme per candidarsi alle primarie, fissata per domani alle 20. I candidati dovranno presentare un numero di firme almeno pari al 3% degli iscritti al partito nel 2011. I parlamentari uscenti, invece, possono candidarsi senza raccogliere le firme. «Concorro alle primarie su quello che ho fatto e su ciò che posso fare — dice Laura Froner, trattenuta a Roma dagli impegni parlamentari —. Mi sarebbe piaciuto confrontarmi con il resto del partito in assemblea, ma teniamo comunque presente che siamo tutti nello stesso partito». È probabile che la principale insidia, per la deputata ex sindaco di Borgo, sia Elisa Filippi. «Uno o due di noi renziani sarà in lista», spiega. Filippi non scioglie la riserva, ma l’identikit di una donna «renziana» porta senza troppe incognite a lei.
Non è detto, invece, che alle primarie partecipi il segretario Michele Nicoletti. Non perché rifugga lo strumento della consultazione, che ha sempre promosso anche sfidando perplessità nel partito e nella coalizione, ma perché le regole partorite dalla direzione nazionale del partito prevedono che una quota del 10% dei candidati e i capilista regionali (Trentino e Alto Adige sono considerate due regioni, anche se la lista alla camera sarà unica) siano indicati direttamente dalla direzione nazionale. C’è l’ipotesi, e anche qualche segnale a conforto, che Bressa e Nicoletti faranno parte della quota. Da Roma le indicazioni in questo senso dovrebbero arrivare prima delle primarie, anche per evitare situazioni di potenziale imbarazzo per chi, senza un risultato adeguato alle primarie, risultasse poi «ripescato» dai vertici romani.
Al Senato la situazione è più complessa. Per ora c’è una sostanziale convergenza tra le varie anime del partito su Aida Ruffini, che sarebbe orientata a correre sul collegio di Rovereto. Ma il quadro non sarà chiaro fino a quando non saranno definite le alleanze: molto probabile quella con l’Svp-Patt, ancora tutta da discutere quella con i centristi pro Monti di Dellai, Montezemolo e Riccardi. Nel primo caso i democratici avrebbero due collegi e uno andrebbe al Patt; nel secondo invece il collegio sarebbe uno solo.

 

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