Ballottaggio: una riflessione

29 Nov 2012

Anche per questo, con grandissima probabilità, il risultato della prossimo ballottaggio non sarà affatto scontato.
Di fronte ad uno scenario del genere, un’associazione di cultura politica, la più importante, si ritrova ad avere un compito culturale, d’indirizzo e di controllo chiarissimo. Presidiare le scelte della Politica di domani con i “non possumus” che la Costituzione ci detta.

Questa mattina mi affaccio su FB e trovo una quantità di post (ed anche messaggi) di amici  che la scorsa domenica hanno messo sulla scheda delle primarie del centrosinistra una croce sul nome del primo candidato (Bersani) ma domenica la metteranno sul nome dell’ultimo (…). Molti bersaniani convinti, ma anche moltissimi vendoliani.
Poco dopo un’agenzia riporta una frase di Achille Occhetto, per i più giovani l’ultimo segretario nazionale del Pci :”…«Lo schema sinistra-destra non funziona più, da nessuna parte. L’alternativa vera è fra innovazione e conservazione, senza più ideologie. Nelle regioni rosse hanno scelto l’innovazione» .
Cosa sta succedendo? Per noi di Libertà e Giustizia nulla di nuovo.
Quasi dieci anni di grida di dolore, di rabbia e sdegno per uno stile e un modo di condurre la politica, lanciati da chi ha avuto a cuore quei comuni (???) principi e le comuni (???) prospettive sociali e politiche indicati dalla nostra Costituzione, sono riusciti a scalfire solo la scorza di una casta – ebbene sì, chiamiamola con il suo nome -capace di arrivare al giorno del redde rationem offrendo insignificanti segnali di aver compreso tutto questo. Solo scialbi segnali e mai un “segno”, come direbbe il nostro presidente onorario Zagrebelsky. Mai.
Il senso del voto renziano nelle “regioni rosse” è il paradigma di tutto questo, ne è l’inconfutabile segno. In un ambiente che dal 1948 ha avuto un marchio politico monocolore (direi anche monoculturale) si è generato uno stile di governo e amministrazione pubblica di eccellente livello; ma non di pari livello è stato – ed è – la qualità della reale connessione tra partito-elettore e addirittura tra partito-iscritto.
Se l’attività di amministrazione della cosa pubblica ha percorso, in buona misura, tragitti paralleli alle rotte che la Costituzione delineava (ad eccezione di un gran numero di “strambate” rispetto all’art.9, nel corso degli ultimi 15/20 anni), sul lato del rapporto democratico tra i partiti e gli elettori, si è vissuto un sostanziale diniego della ratio dell’art.49.
Si sono negate, di fatto, le possibilità di reale partecipazione democratica ai cittadini alla vita dei partiti; sia in ordine alle analisi e alle decisioni strategiche più importanti, sia rispetto alla individuazione e selezione per merito e competenza della classe politica dirigente. Su questo l’elenco di casi e situazioni sarebbe infinito.
Credo che veramente pochi, tra gli elettori di queste regioni, che domenica scorsa si sono sobbarcati non meno di un’ora di coda per votare Renzi, ne conoscono il programma: non più del 10%. E non credo proprio che addirittura siano “galoppini”, fan o anche simpatizzanti del sindaco fiorentino, ne ho avuta e ne ho tantissime conferme.
Il voto di questi cittadini (direi anche quasi “militanti”) ha un significato preciso ed univoco: “di questi dirigenti, con i quali non vinceremo mai, non ne possiamo più;cambiamo e basta!”.
Anche per questo, con grandissima probabilità, il risultato della prossimo ballottaggio non sarà affatto scontato.
Di fronte ad uno scenario del genere, un’associazione di cultura politica, la più importante, si ritrova ad avere un compito culturale, d’indirizzo e di controllo chiarissimo.
Presidiare le scelte della Politica di domani con i “non possumus” che la Costituzione ci detta.

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