Primarie: al ballottaggio due candidati di tutto rispetto

26 Nov 2012

Corollario di tutto questo è che, oltre a Bersani, anche Renzi ha pieno diritto di cittadinanza nella sinistra. Ed è sbagliato ringhiargli contro come fanno alcuni dirigenti del Pd, col risultato di ingolosire i reduci del Pdl che sperano di vedersi regalato un leader di cui hanno disperato bisogno. Renzi declina la sinistra a suo modo, certo, e se ha convinto tanti elettori delle regioni rosse vuol dire che quel modo non è poi tanto stravagante

Tanto di cappello a Pierluigi Bersani, che ha accettato la sfida di Renzi contro il parere di buona parte della classe dirigente “storica” del Pd e ha voluto il doppio turno contro il parere dello stesso Renzi. Al di là di come andrà a finire domenica prossima, queste primarie hanno già fatto molto bene sia al partito che al paese. Hanno ridato a molti elettori la voglia di partecipare, hanno dimostrato che si può competere senza farsi male, hanno restituito dignità alla politica. Se poi avessero davvero contribuito a scongelare gli storici blocchi sociali che da sempre si fronteggiano in Italia, saremmo quasi al miracolo. La storia repubblicana, infatti, è vissuta nell’eterna contrapposizione tra destra e sinistra (dignitosa ai tempi di Dc-Pci, sbracata nell’era berlusconiana), dove la sinistra era eterna minoranza e se voleva contare doveva ricorrere ad accordi più o meno presentabili col fronte avverso. Se i blocchi si liquefacessero, se l’appartenenza si facesse meno ideologica e più pragmatica, l’Italia riuscirebbe a reagire meglio alle sfide dei tempi. Il sogno di un paese che premi o punisca gli eletti in base a ciò che hanno fatto invece di perdonarli perché membri della propria famiglia sarebbe più realizzabile.
E qui veniamo allo scandaloso Renzi. Scandaloso, si intende, per la sinistra tradizionale, quella che non accetta nulla di diverso da ciò che si è sempre fatto e detto. Naturalmente il sindaco di Firenze, se dovesse vincere il ballottaggio, sarebbe atteso alla prova dei fatti. Ma non c’è nulla, finora, che autorizzi a vederlo come una quinta colonna berlusconiana. Lo dipinge così una destra allo sbando, orfana di condottieri, che spera di vedere vincente una specie di Cavaliere travestito e ringiovanito, che continui, pur sotto mentite spoglie, a tutelare gli interessi e le malefatte di sempre.
Ma è questo l’identikit di Renzi? A essere onesti, sembra piuttosto che il “ragazzetto” (definizione di Franco Marini) sia il prodotto di un’epoca di incertezze, dove si avverte confusamente che bisogna cambiare il metro di lettura della realtà e non si sa bene come farlo. La crisi economica mondiale, i mutamenti sociali, il declino dell’Occidente, le convulsioni della politica europea richiedono strumenti di interpretazione nuovi e metodi di governo all’altezza della situazione. Invece non si vede niente del genere all’orizzonte, né nei paesi occidentali, né tanto meno in Italia.
Che Renzi possa essere la risposta vincente a tutto questo è poco credibile. Ma che lui possa rappresentare il primo segnale di una sinistra futura è possibile. Con la ricaduta, positiva, di essere uno stimolo ad innovare anche per gli altri protagonisti della sinistra italiana. Bersani sembra averlo già capito. Il segretario del Pd è stato molto deriso per aver citato Giovanni XXIII nel suo pantheon personale, ma se riuscisse a fare per l’Italia ciò che papa Roncalli fece per la Chiesa entrerebbe nei libri di storia. Per questo ha voluto le primarie, e le ha volute a doppio turno: se si deve cambiare molto, bisogna essere legittimati a farlo nel modo più chiaro e coinvolgente possibile.
Corollario di tutto questo è che, oltre a Bersani, anche Renzi ha pieno diritto di cittadinanza nella sinistra. Ed è sbagliato ringhiargli contro come fanno alcuni dirigenti del Pd, col risultato di ingolosire i reduci del Pdl che sperano di vedersi regalato un leader di cui hanno disperato bisogno. Renzi declina la sinistra a suo modo, certo, e se ha convinto tanti elettori delle regioni rosse vuol dire che quel modo non è poi tanto stravagante. Se poi ha attratto elettori di provenienza diversa e riuscirà a tenerli agganciati al Pd, tanto di cappello anche a lui.
In conclusione, il Pd schiera al ballottaggio due candidati di tutto rispetto. Certo, l’esito del duello avrà ripercussioni importanti sul partito. Anzi, se vincesse Renzi sarebbe addirittura un terremoto. E tuttavia è ragionevole sperare che i contendenti mantengano i nervi saldi e il rispetto reciproco. Così queste primarie potranno essere ricordate come il primo sprazzo di luce dopo tempi molto, molto cupi.

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