Una reazione immediata e rigorosa di tutto il giornalismo italiano per condannare la pagina nera scritta oggi dal Senato che, con un voto dell’Aula ha approvato una modifica alla normativa sulla diffamazione a mezzo stampa che condanna al carcere i cronisti e sanziona i direttori con una semplice multa.
Il risultato del lunghissimo tira e molla sulla volontà di evitare il carcere al direttore del Giornale Sallusti si è così risolto con la previsione di condannare chi scrive gli articoli fino a 12 mesi di galera e comminare a direttori e vice direttori una multa massima di 50 mila euro o anche di 20.
La soluzione votata dal Senato non risolve in alcun modo il problema del danno che si arreca con una notizia errata: vedere il cronista che l’ha scritta dietro le sbarre può dare soltanto soddisfazione al sentimento di vendetta. Lo stesso sentimento, covato fin dagli anni dell’inchiesta Mani pulite, che ha prevalso in Senato.
Ristorare la dignità di una persona che si senta offesa da un giornalista richiede che si possa immediatamente diffondere, con una rettifica, la versione corretta che ripristini la verità dei fatti
I giornalisti italiani devono reagire immediatamente, così come ha indicato la Fnsi con un primo sciopero lunedì 26, per mostrare che il nostro paese non può seguire le derive autoritarie dell’Ungheria e della Romania. Che i cittadini italiani mantengono tutta la loro volontà di essere informati su ciò che avviene e che i giornalisti hanno il dovere di farlo in modo corretto, compiuto e tempestivo.
Molto opportuna la decisione della stampa di mobilitarsi tempestivamente e con un gesto chiaro. Aggiungo che il punto critico della legge non è solo quello del carcere per i cronisti, ma anche quello dell’obbligo di rettifica. Non si può imporre a prescindere una rettifica, della stessa lunghezza e nella stessa collocazione dell’articolo, e per di più senza diritto di controreplica. E’ indispensabile prima che un arbitro “terzo” rispetto alle parti in causa si pronunci sul contenuto contestato.
Al sig Antonio
tutto bene però il Giudice terzo quando emetterà la sentenza ? Anni ? Se sono indispensabili le rettifiche ( per l’onorabilità del cittadino ) oggi come funziona ? Assai male e quindi che fare ? Non si parli di bavaglio, libertà negata ecc ecc etica del giornalista che dovrebbe ma non fa , ma io credo che l’offeso abbia dei diritti e l’obbligo di rettifica stessa pagina , stesso carattere ecc stiano benone , altrimenti lasciamo perdere e così sia .
Sallusti a parte che non mi interessa, però una qualche ” punizione ” al giornalista che sbaglia deve essere inflitta come succede peraltro nei Paesi civili : incivile è scrivere quanto e come si vuole senza obbligo alcuno . Si pensi anche e soprattutto all’offeso : Grazie RF
Rispondo alla Sig.ra Renata. Comprendo benissimo le sue ragioni, ma il fatto che le cose al momento non funzionino bene non è una buona ragione per proporne di peggiori, come fa la legge in discussione. Chi diffama, paghi. E paghi salato, ci mancherebbe. Ma la legge presentata al Senato non permette appunto di distinguere tra chi diffama e chi no. Per intenderci, il mio timore è che, tutte le volte che inizieranno ad affiorare le prime inchieste su scandali e corruzione (che da noi abbondano), si cercherà di tappare la bocca ai giornalisti con la scusa della diffamazione. Un’ultima considerazione: il fatto che spingano tanto per questa legge i partiti che hanno partorito una lunga serie di “leggi ad personam”, che volevano mettere lo stop alla pubblicazione delle intercettazioni, senza le quali nulla avremmo saputo di scandali, nei servizi sanitari o finanziari, dei quali potrebbe essere vittima ognuno di noi, non dovrebbe quanto meno renderci diffidenti sulle reali finalità di questa legge?
Sì, però.
Però l’agente Betulla continua a scrivere imperterrito anche se la legge non glielo consente.
Ci vorrà o no una sanzione per l’agente Betulla e per chi lo fa scrivere, o stiamo violando la libertà di stampa?
Ci vorrà o no una sanzione per chi irride le leggi dello stato?
E allora, che Sallusti vada in galera e stia anche zitto! E Betulla con lui.
Quando il Diritto è ridotto come è oggi in Italia, non stupisce che il peggio possa accadere. E quello che sta accadendo è il peggio. Bruno Tinti – e altri – avevano spiegato in modo assolutamente limpido che il fondamento del reato di Sallusti non stava nel parlar male di qualcuno, MA NELLA POSITIVA FALSIFICAZIONE DEI FATTI CHE RIGUARDANO GLI ATTI E I DETTI DI UNA PERSONA, quella da lui “diffamata”. Non esiste in Italia né dovrebbe esistere reato d’opinione. Ma sotto quella formula ambigua, quel cappello, ora si potrà obbligare a pubblicare la rettifica di qualunque opinione liberamente espressa, del tutto a prescindere dalla fondatezza della verifica.
La verità, o piuttosto la preoccupazione di non sopprimerla, non abita più qui, se mai ha abitato fra noi.
…quando il diritto è ridotto come oggi in Italia…. Signora Roberta DM ne è proprio convinta ?
Mi sembra una esagerazione per non dire di peggio , ma proprio perchè il diritto di informazione deve essere e continuare ad essere libero , pure le solenni esagerazioni o falsificazioni della verità devono essere punite , anche molto !
In altri Paesi la diffamazione è condannata duramente e in termini molto brevi il Giudice emette la sentenza , mentre da noi si attendono anni e il diffamatore se ne va avanti tranquillo sparando il famoso fango : a proposito il fango è di destra e/o pure di sinistra ?
Va eliminato per quanto possibile e se è anche difficile arrivare sempre alla verità non ci devono essere falsificatori in giro che raccontano storie danneggiando qualcuno , dal politico al cittadino qualunque., e quindi anche se mi fa sorridere ……il diritto così ridotto come in Italia oggi ( !! )
possa il legislatore e non sotto sforzo come oggi produrre una legge seria . I giornalisti stanno a guardare ? Perchè non propongono una bozza di buona seria legge che tuteli la libertà di informazione ma anche il diritto del cittadino inerme : di che bavaglio parliamo ? Raffaella R
sinceramente, credo che esistano delle priorità.
e per me le priorità sono:
- ripristino della rappresentatività del parlamento
- abolizione della legge gasparri
- abolizione della legge che depenalizza il falso in bilancio
- ripristino dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori
- abolizione del contributo statale alle scuole private
e poi, forse, possiamo anche parlare dei direttori di giornali che rischiano la galera.
al momentaneo, scusate, non me ne può fregare di meno: se hanno paura dei rischi, che vadano a fare i bidelli o gli operai.
sennò, quando sbagliano, si prendano le conseguenze, galera compresa.
e basta!