Il Pd: tra crescita e duelli

18 Ott 2012

Al di là di ogni slogan, compito di tutto il Pd è far capire agli elettori dove vuole portare il centrosinistra. Non basta, per questo, scrivere un programma. Bisogna avere chiara in mente l’idea del futuro possibile per questo nostro paese.

La polemica dilaga nel Pd. Si sono profilati duelli fratricidi attorno alla parola d’ordine della “rottamazione”, che ora il sindaco Renzi giudica utile a portargli consensi e titoli sui giornali, e però anche “bieca, truce e volgare”, quasi prospettando un possibile ripensamento. Tuttavia, questo grande clamore non ha portato male ai Democratici. Anzi, stando ai sondaggi, il partito è in crescita, raggiunge quote impensabili fino a poco tempo fa. Viene in mente la battuta di un vecchio capocomico per i suoi spettacoli teatrali: “Parlate di me, sia pure male, ma parlatene…”. Sarebbe comunque ingeneroso battere solo questo versante. Bisogna riconoscere che queste primarie del Pd sono le più partecipate dai cittadini. E, in tempi assai grami per la politica, questa è una buona notizia. Può essere un’ottima carta da giocare contro l’alta marea del populismo. Uno strumento per colmare la distanza sempre più grande tra il ceto politico e gli umori del Paese. Ma, da buona, la notizia si trasformerebbe in cattiva se la partecipazione popolare venisse poi incanalata nei soliti giochetti destabilizzanti, in canaglieschi tentativi di decimazione di una classe dirigente nel suo complesso, in stratagemmi furbi e odiosi.

Le primarie hanno già fatto le prime “vittime”, e non saprei dire quanto il metodo usato sia giustificabile. Tuttavia, è positivo il fermento che anima i Democratici. Tanto più se lo si mette a confronto con l’immobilismo in cui è ingessato il Pdl.

Dunque, abbiamo avuto il passo indietro, nobilmente motivato, di Veltroni. Ora abbiamo la “quasi rinuncia” di D’Alema il quale annuncia battaglia qualora dovesse essere Renzi a prevalere, ma garantisce che, nel caso di una probabile vittoria di Bersani, non si candiderà. Veltroni e D’Alema rappresentano, in larga parte, la storia della sinistra italiana in quest’ultimo ventennio, dal Pds ai Ds fino al Partito democratico. Veltroni ha fondato il Pd, D’Alema ha segnato un’epoca del centrosinistra. Entrambi hanno scandito la nostra storia. Hanno fatto i loro errori, ma il tentativo di sbeffeggiarli sarebbe miserevole. C’è bisogno di pensiero, e non solo di “rottamazione”, all’interno dei partiti. La loro uscita dal Parlamento verrà a segnare  la conclusione di una complessa parabola storica, quella che ha visto la definitiva trasformazione del vecchio Pci in forza di governo. Un processo che è stato anche frenato da ambiguità e tatticismi. E che però non si può pensare di cancellare con un colpo di penna. Che non si può tradurre nella dispersione e nello snaturamento della sinistra italiana.

Giunti a questa svolta, sarebbe utile mettere un punto fermo alla rissa sulle candidature. Ci saranno modi e tempi, alla vigilia della formazione delle liste,  per riprendere il problema. In questa fase, la riproposizione ossessiva della disputa rischia di snaturare le stesse primarie. Facendone un improprio referendum sui “personaggi eccellenti” da salvare oppure sacrificare. Certo, non è compito facile. Le dichiarazioni di D’Alema potrebbero ulteriormente avvelenare il clima se le opposte tifoserie dovessero far prevalere i reciproci rancori. Ma non servirebbe  a Renzi farsi spingere verso una deriva ancor più intollerante. Né può avere interesse Bersani a rinunciare alla linea di innovazione intrapresa, dando spazio allo spirito di rivalsa di qualche acrimonioso consigliere. Sarebbe  il caso, per il sindaco di Firenze, di precisare la sostanza delle “nuove idee” delle quali  si dichiara portatore. E farebbe bene il segretario del partito a spiegare come il rinnovamento promesso si combina con la difesa delle “radici che non si possono spezzare”.

La battaglia politica può essere aspra e serrata senza per questo rinunciare alle regole della civile convivenza.  Al di là di ogni slogan, compito di tutto il Pd è far capire agli elettori dove vuole portare il centrosinistra. Non basta, per questo, scrivere un programma. Bisogna avere chiara in mente l’idea del futuro possibile per questo nostro paese.

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