Ciao Walter, addio Monti

15 Ott 2012

Veltroni decide di non ricandidarsi. Bersani, Vendola e Nencini presentano la nuova carta d’intenti che a luglio era scritta per esser accolta e sottoscritta (forse) anche da Casini e Buttiglione e in cui c’era un riferimento diretto a Monti e alla sua azione risanatrice. Ora scomparso.

Ciao Walter:
non sono stata d’accordo con te in questi ultimi anni su tante cose: sulla tua opposizione morbida a Berlusconi, sulla tua campagna elettorale del 2008, sul tuo non prendere di petto la nomenclatura che rendeva vano ogni tentativo di rinnovare il Pd, sulla tua recente rivendicazione di un primato della politica di Craxi su quella di Berlinguer…
Eppure so bene che c’era bisogno anche di te, nel quadro della politica italiana. Il tuo contributo dalla parte della società civile sarà importante e per questo ti dico benvenuto!
La storia è passata in fretta da quel giorno che raccontai il tuo incontro, con Craxi. Eravate saliti sul camper del segretario socialista, tu e D’Alema. Avevate i capelli castani folti e eravate molto imbarazzati. Ci diceste: come faremo a dirlo alle nostre mogli, stasera?
Molto ci ha uniti in questi anni, la tua amicizia con Giovanni e tutta la famiglia Ferrara. La tua sincera passione civile. Dunque, avanti! Vedrai che non è così male, fuori dall’aula. E c’è tanto da fare. Rimboccati le maniche.

Addio monti…
Sono passati due mesi e mezzo e la strategia è davvero cambiata, rivoluzionata.
Resta invece la stessa quella carta d’intenti che a luglio portava la scritta Pd e ora invece non ha contrassegni di partito.
Resta tutto ma cambia tutto. A luglio la carta era scritta per esser accolta e sottoscritta (forse) anche da Casini e Buttiglione e i loro. La formula era: “I democratici e i progressisti s’impegnano altresì a promuovere un “patto di legislatura” con forze liberali, moderate e di Centro, d’ispirazione costituzionale ed europeista, sulla base di una responsabilità comune di fronte al passaggio storico, unico ed eccezionale, che l’Italia e l’Europa dovranno affrontare nei prossimi anni”. Ma queste righe conclusive sono scomparse, insieme al riferimento diretto a Monti che era contenuto nel capitolo “Visione” che apriva la prima carta: “Il nostro posto è in Europa. Lì dove Mario Monti ha avuto l’autorevolezza di riportarci dopo una decadenza che l’Italia non meritava”.
Resta l’Europa, scompare Monti.
Un cosetta non da poco.
Tanto che ci si potrebbe chiedere se è davvero normale che un partito si dichiari, nella sua carta d’identità, pronto ad andare col Centro a luglio e invece pronto ad andare a sinistra in ottobre.
Bisogna però convincerci che niente è normale, di questi tempi. E dunque possono accadere due cose abbastanza strane: la prima che si cambi alleanza così in fretta. E la seconda, mi duole dirlo, che gli altri due della coalizione, Vendola e Nencini, accettino pari pari un testo che andava bene a Casini e ora va bene a loro, con minimi ritocchi.
Tanto più che invece sia la prima che la seconda stesura della carta prevedono regole di ingaggio, diciamo pure un patto di ferro, che per cortesia viene chiamato “impegno” che rivela il terrore di finire come il governo Prodi (maggioranza risicata e ognuno per i fatti suoi sui provvedimenti più importanti) ma che potrebbe apparire addirittura poco costituzionale, se si ricorda che ogni parlamentare rappresenta in parlamento non il governo che sostiene ma “la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”.
Ma la carta impone che chi non fosse d’accordo dovrà per forza adeguarsi perché i singoli saranno vincolati a votare secondo una votazione a maggioranza qualificata che avverrà all’interno dei “gruppi parlamentari convocati in seduta congiunta”.
Altro che “impegno” o “regole” di coalizione, questo sembra un vero e proprio giuramento di fedeltà.
Evidentemente in politica più che la Costituzione vale la regola che fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio
Un’altra piccola novità è quella che riguarda la riforma della Costituzione. Nella prima versione si diceva: “Daremo vita a un meccanismo riformatore che dia finalmente concretezza e certezza di tempi alla funzione costituente della prossima legislatura”. Qualcuno aveva osato criticare il “meccanismo” : a quale diavoleria si riferivano? Ed ecco che è sostituito da un più tranquillo “percorso riformatore”. Resta purtroppo la oscura definizione di “legislatura costituente” che apre gli scenari inquietanti di accordi e intese a scapito di un impianto costituzionale che ha retto alle prove più dure. Se a mettere mano alla Costituzione saranno quei geni che hanno riscritto il titolo V c’è da stare poco allegri.
Tra queste danze poco rassicuranti e l’addio a Monti ( a cui sono personalmente grata per averci liberato di Berlusconi) il futuro appare davvero spaventoso. Non può bastare a rassicurarci una carta d’intenti così vaga che va bene per tutte le stagioni e per tutte le coalizioni. Una carta che non dice mai dove si prenderebbero i fondi per fare cose che si sa non si potranno fare per molti anni ancora. Una carta, una coalizione che sono così fragili da richiedere in partenza patti di ferro. Non basta sbandierare le primarie: che sono aperte soltanto per chi ha con sé l’organizzazione del partito o altre organizzazioni da tempo al lavoro: le “regole” imposte, comprese la firme e i pochi giorni per raccoglierle, gridano vendetta.
Lo spazio per la critica, capisco, si fa sempre più stretto. Ma non possiamo fin d’ora tapparci anche la bocca.

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