Corruzione: i miei no a questa legge

12 Ott 2012

Mi pare doveroso richiamare l’attenzione sul disegno di legge anticorruzione, che a mio avviso costituisce un notevole arretramento nella difesa della collettività contro la prevaricazione dei pubblici poteri. Leggi l’articolo di Claudia Fusani sull’Unità

Mi pare doveroso richiamare l’attenzione sul disegno di legge anticorruzione, che a mio avviso costituisce un notevole arretramento nella difesa della collettività contro  la prevaricazione dei pubblici poteri.
In sintesi:
1) è inspiegabile la scissione, nel reato di concussione, tra la coazione mediante violenza o minaccia e la induzione. Che rappresenta la forma più comune, se non l’unica, di concussione, secondo la comune esperienza. Non si vede perché debba recuperarsi la distinzione esistente nel codice dell’’89, di cui non pare la dottrina abbia invocato la reviviscenza
2) Il pesante abbattimento di pena previsto per l’ipotesi di induzione costituisce di per sé un indebolimento grave alla difesa della collettività contro il sopruso del pubblico ufficiale, anche per le ovvie conseguenze in termini di riduzione dei tempi di prescrizione.
3) L’assenza di ogni correttivo, appunto, in materia di prescrizione, offre qualche argomento a chi sospetta  che questo sia l’effetto voluto o comunque accettato. In realtà, qualunque intervento che si prefigga la lotta contro la corruzione, non può ignorare che il primo obbiettivo dovrebbe essere la sterilizzazione della prescrizione, su cui il provvedimento sorprendentemente tace.
4) Ancora maggior sorpresa desta il fatto che il concusso venga sottoposto a pena. Colui che intenda sottrarsi mediante la denuncia alla reiterazione di comportamenti vessatori, è in tal modo costretto dalla legge all’omertà, e a subire in silenzio, per non essere a sua volta incriminato; in tal modo l’intimidazione della legge si accompagna a quella  che, per chi denuncia, deriva dall’area funzionale di cui fa parte il denunciato. Oggettivamente la legge si risolve in favoreggiamento del colpevole.
5) Ancora, non si spiega perché non sia stata prevista, per queste situazioni, quanto meno una causa personale di esenzione della pena per chi trova la forza di denunciare.
6) Si dice: ce lo chiede l’OCSE. L’obiezione è facile:
a) forse l’OCSE non sa come funzionano le cose in Italia, e ha dimestichezza con società dove il rispetto delle leggi è ben più radicato e abituale.
b) Ma non ha chiesto l’OCSE anche di allungare la prescrizione? Di questo forse ci siamo dimenticati?
c) Certo aderendo alla concussione anche il concusso qualcosa ci guadagna; anche chi paga il pizzo qualcosa ci guadagna; continua a lavorare, e magari gode di protezione verso altri pretendenti.
d) Ultima notazione. L’interesse primario dello Stato è che il funzionario pubblico si comporti “con onore”, come dice la Costituzione. Non chiede che il singolo si comporti da eroe.  Il cittadino che denuncia il sopruso adempie dunque a un dovere civico; dovrebbe essere sostenuto, non punito.

* L’autore dell’articolo è socio LeG e ex procuratore capo di Firenze

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