Primarie, una proposta a Bersani

05 Ott 2012

Fare bene le primarie è condizione necessaria ma non sufficiente per provare a vincere le elezioni politiche. Leggi l’intervista a Giovanni Sartori sul Fatto Quotidiano

Fare bene le primarie è condizione necessaria ma non sufficiente per provare a vincere le elezioni politiche. Alleanza politica, programma, legge elettorale, crisi economica, contesto internazionale sono variabili altrettanto importanti.
Ho imparato questa banale lezione durante il mio impegno organizzativo nelle prime primarie svoltesi in Italia nel 2005 lavorando a fianco di un gruppo affiatato di giovani e di esperti politici.
Allora le regole per le primarie le pensò Parisi che le sottopose per l’approvazione ai rappresentanti della coalizione. Attenzione però: questi coincidevano esattamente con i candidati per le primarie. Bisognerebbe fare oggi la stessa cosa poiché le regole principali della convivenza, in un partito, un una coalizione, o in qualsiasi associazione, vanno stabilite comunemente.
Ebbene nessuno si sarebbe mai sognato di pensare un percorso ad ostacoli atto a scoraggiare l’elettore a recarsi ai gazebo come quello previsto dalla bozza di regole fatta trapelare ieri.

Proviamo ad immaginare quello che accadrà se verranno confermate le indiscrezioni. Una elettrice o un elettore dovrebbe infatti chiedere, temo più di una volta e non si sa a chi, dove sta l’ufficio elettorale per il ritiro del proprio certificato elettorale. Si dovrà munire di un mezzo di trasporto per andare a ritirarlo, trovando la fila perché firmare tutti i documenti previsti, e fornire i dati che vanno trascritti, ci vogliono diversi minuti. Se poi lo stesso elettore li vuole pure leggere i documenti e le impegnative le primarie le facciamo dopo le elezioni.
Successivamente questo stesso elettore, sempre automunito, almeno nei grandi e medi centri urbani, dovrà andare da una altra parte, fare ancora una lunga fila e forse riuscirà a votare. Non è finita però, la settimana dopo altra fila ai gazebo e con il cappotto di lana, perché di questo periodo una domenica su due è di pioggia, neve e vento. Ma se quell’elettore non ha partecipato al voto la domenica precedente, si fa la fila, gli impediscono di votare e manda a quel paese noi tutti. Più che una primaria pare il Giro d’Italia o la Mille Miglia.
Sono due le cose che non funzionano in questa procedura e che finiscono per far restringere e di molto la partecipazione: la creazione dell’ufficio elettorale distinto dai seggi e il doppio turno.
Sulla prima ho già detto. Aggiungo solo che la procedura di adesione dell’elettore al centrosinistra andrebbe semplificata all’atto del voto. Sulla seconda: ma se sono gli stessi candidati che all’atto dell’accettazione firmano il solenne impegno a sostenere chiunque vinca e sono gli stessi elettori che si impegnano a farlo al seggio elettorale che bisogno c’è di un doppio turno. Chi prende un voto in più vince e gli altri lo sosterranno lealmente. Per non parlare della follia del secondo turno riservato solo a chi partecipa al primo. In quale parte del mondo si vota in questo modo?

Da qui la mia proposta rivolta soprattutto al segretario del nostro Partito. Sabato, all’assemblea nazionale si proceda, come lui ha solennemente più volte detto, alla modifica della norma statutaria che permetta a diversi candidati di presentarsi e si approvi un documento che prefiguri le regole di ingaggio per la presentazione delle candidature ( firme di delegati o di cittadini che non possono essere inquadrate nel ambito di un solo partito) per poi delegare al tavolo dei rappresentanti dei candidati la definizione di regole condivise per lo svolgimento delle primarie.
Appunto. Per fare delle primarie il passaggio necessario ma non sufficiente a ricreare attorno a noi quel clima di fiducia e di passione che tantissime elettrici ed elettori sono disposti ancora, nonostante tutto, a mettere in campo.

*Maurizio Chiocchetti
dirigente del Partito democratico
membro del Direttivo dell’associazione Salviamo la Costituzione
responsabile organizzativo nella campagna referendaria del 2006 in difesa della Costituzione per i Ds, ha lavorato a stretto contatto con LeG.

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