Volantinaggio a Roma per i informare i cittadini sull’urgenza di approvare la legge anti corruzione. Si fermano in tanti, nonostante la pioggia, a firmare e commentare l'”Appello civile” destinato al Senato, per sbloccare la legge. Ma soprattutto a manifestare la propria indignazione
Piove, ma facciamo lo stesso volantinaggio per l’approvazione della legge anti-corruzione, lanciando frasi col megafono al riparo della pensilina di una banca. Si fermano in tanti a firmare e commentare l'”Appello civile” destinato al Senato, per sbloccare la legge. Ma soprattutto a manifestare la propria indignazione.
“Io sono ingegnere edile – fa una giovane – e quando mi sono iscritta questa laurea era sinonimo di una buona occupazione. Oggi invece sono precaria e lo stipendio arriva a singhiozzo quando l’azienda riceve i soldi dai committenti pubblici. Siamo in mano agli stessi corrotti che trovano i milioni per ville e ostriche, ma non per pagare i fornitori. Dove devo firmare?”
“Ma allora qualcuno che protesta c’è! – si sfoga una signora da sotto l’ombrello piazzandosi davanti al mio altoparlante – Ci hanno educato alla sopportazione e all’opportunismo: è questa la nostra tara culturale. Così si pensa che sia meglio rassegnarsi alle cose che non vanno, magari guadagnandoci pure, piuttosto che cambiarle. La colpa è nostra. I partiti si adeguano al nostro opportunismo, selezionando chi sa gestire meglio gli opportunisti”.