Così Monti torna al centro e Napolitano sferza i partiti

07 Set 2012

Come si può pensare che fra pochi mesi, quasi per magia, questi stessi partiti e questi leader siano in grado di assumere la guida del paese e di offrire all’Europa quelle garanzie che da ieri sono ancora più stringenti?

La giornata di ieri potrebbe aver segnato un punto di svolta nella politica italiana. Nel senso che la semi-campagna elettorale nella quale siamo già immersi è stata posta brutalmente su un binario obbligato. Prima si parlava dell’«agenda Monti» come di un complesso di impegni e di programmi che i partiti (almeno quelli aspiranti al governo del Paese) non potevano trascurare nel loro rapporto con gli elettori. Adesso si dovrebbe parlare di un’«agenda Draghi» che va a integrare e rafforzare lo schema entro cui agisce il presidente del Consiglio.
E il quadro politico cambia in misura significativa.

Le iniziative della Bce annunciate da Draghi presuppongono infatti un’Italia in grado di offrire – oggi e soprattutto nel prossimo futuro – una serie di garanzie (riforme strutturali, risanamento complessivo, assoluto controllo della finanza pubblica) che definiscono da sole un programma di governo. Fuoriuscirne è impossibile, a meno di non volersi collocare su una linea anti-europea (e anti-sistema) che ovviamente sarebbe in sé legittima, ma del tutto contraddittoria con i requisiti fondamentali di una cultura di governo.
Si dirà che non si tratta di una novità, visto che l’intera esperienza dell’esecutivo guidato da Monti si fonda sugli stessi presupposti. In realtà il presidente della Bce, affermando ieri l’autonomia dell’istituto, ha fatto fare un balzo in avanti alla «questione europea» in termini non solo economici, ma anche politici. Di conseguenza il dibattito in Italia subisce una scossa: un altro pezzo del vecchio impianto del provincialismo nostrano finisce in pezzi ed è impossibile che i partiti non ne tengano conto. Dopo le parole di Draghi la campagna elettorale non potrà più assomigliare a quelle del passato, specchio di polemiche che all’improvviso sembrano tanto anacronistiche quanto insostenibili.

Ma c’è di più. Il tema delle garanzie investe la credibilità della politica e delle stesse alleanze sottoscritte davanti agli italiani. Senza dubbio riguarderà in egual misura il centrosinistra e il centrodestra. Ma la questione tocca in modo diretto il punto di fondo: chi governerà dopo il voto? Lo sviluppo dello scenario dopo l’intervento della Bce richiede oggi più di ieri una classe dirigente all’altezza del compito. Non si tratta di formulare qualche vaga promessa, bensì di rendersi conto che l’Italia oggi, in questo particolare frangente, può essere rappresentata al massimo livello esecutivo solo da Mario Monti.

L’emergenza non è finita, anzi per certi aspetti sta cominciando ora. Si può cambiare, certo, e i partiti possono imporre le loro esigenze: ma il rischio per il paese, dopo le parole cruciali di Draghi, sarebbe molto alto. Anche di questo dovrà occuparsi la campagna elettorale. Tanto più che anche l’altro evento della giornata, idealmente connesso al primo, è assai significativo.
Giorgio Napolitano ha sferzato i partiti con toni di estrema perentorietà. Ne ha indicato la debolezza, l’incapacità di rinnovarsi e di aprirsi ai giovani, ha usato una parola drammatica («corruzione») per indicare il malessere democratico dovuto a un sistema chiuso, incapace di frenare le ondate di populismo sempre più insidiose. Il capo dello Stato sente la contraddizione di fondo della crisi italiana con una lucidità estranea ai vertici partitici.

E a questo punto la domanda si ripropone. Da un lato ci sono l’agenda Monti e ora l’agenda Draghi. Dall’altro c’è un sistema partitico che lo stesso presidente della Repubblica giudica con estrema severità nei suoi vizi. Come si può pensare che fra pochi mesi, quasi per magia, questi stessi partiti e questi leader siano in grado di assumere la guida del paese e di offrire all’Europa quelle garanzie che da ieri sono ancora più stringenti? Non è più tempo di giochi e manovre di piccolo cabotaggio.

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