La carta di LeG

Tantissimi i contributi arrivati in redazione da soci e amici sulle “priorità irrinunciabili” che LeG chiederà alle forze politiche di condividere. Alcuni, la maggioranza, suggeriscono i provvedimenti più urgenti da adottare in vista delle elezioni del 2013; altri propongono punti programmatici per il prossimo governo. Oltre ai commenti che potete leggere qui sotto, stiamo elaborando quelli arrivati via email. I suggerimenti e le proposte verranno discussi con gli organi direttivi dell’associazione: Comitato dei Garanti, Consiglio di presidenza e di direzione.

In una situazione d’insieme drammatica in cui si gioca il destino del nostro Paese e di tanti nostri concittadini, LeG non si sottrarrà a un impegno forte e concreto sulla vicenda elettorale in qualunque momento essa abbia luogo. Nel frattempo invitiamo soci e amici a contribuire a compilare le priorità irrinunciabili che LeG chiederà alle forze politiche di condividere, come presupposto per un’adesione che sconfigga le comprensibili ragioni di chi ha perso ogni fiducia nei partiti. Ai quali non smettiamo di chiedere quel rinnovamento che Libertà e Giustizia ha auspicato fin dalla sua nascita, 10 anni fa.
La “Carta” costituirà l’indicazione fondamentale dell’associazione a chi parteciperà alle elezioni, nell’area del centrosinistra.

30 commenti

  • MALATTIA DELL’ ITALIA O MALATTIA DELL’ EUROPA ?

    LA QUESTIONE COSTITUZIONALE, UNA QUESTIONE INNOMINABILE

    Più Europa! Ripetono i dirigenti dell’ Europa in un mantra ossessivo ed allarmato, più con l’aria di una intimidazione che con quella di una esortazione. Chi potrebbe infatti rispondere “meno Europa”, se si escludono le frange nazionaliste ? Le affermazioni drammatiche, sempre più frenetiche, sull’urgenza di avere “più Europa”, di accelerare l’unione economica e finanziaria, o addirittura l’unione politica, di rafforzare e ampliare le cessioni di sovranità, o anche solamente di mettere in opera un “pronto soccorso” finanziario, mentre sempre più preoccupanti divengono i conflitti tra gruppi di Stati diversi, suscitano però qualche interrogativo. L’ambiguità evidente dello slogan onnicomprensivo sembra nascondere qualcosa cui si pensa, ma che non si vuol confessare, un problema innominabile. E un problema innominabile c’è.

    Il problema innominabile è l’enorme “questione costituzionale”, che grava sull’ Italia e sull’ Unione Europea. E’ il problema del destino del costituzionalismo in Italia e in Europa. E’ l’implosione di ciò che da più di un decennio si definiva in negativo “deficit democratico”, quel deficit che i successivi Trattati europei, da Maastricht in poi, ogni volta promettevano immancabilmente di colmare, alimentando la tragica illusione di pioter fare una Costituzione come si fa un Trattato internazionale. Una certa retorica europeista ha presentato lo sviluppo della costruzione europea, falsamente e banalmente, come una serie di passaggi obbligati o di reazioni inevitabili di fronte ai “fatti compiuti”, come se i gradi successivi dell’integrazione potessero solo essere imposti ai riottosi Stati nazionali dalla forza, o dalla fatale conseguenza di una serie di “crisi” provvidenziali o magari provocate ad arte. Più Europa allora significa invocare una nuova politica dei “fatti compiuti” e delle “decisioni irreversibili”, vale a dire non democratiche, più spazio alle imbarazzanti supervisioni delle “troike” occidentali sì, ma di invenzione sovietica ?

    I due lati del problema costituzionale sono sul tappeto, anche se non si riconosce ufficialmente: le sovranità nazionali, fondamento essenziale delle democrazie, e l’unione politica più stretta, come concilarle tra loro? L’incubo dei governanti e la benzina che incendia lo spread è l’attesa della decisione della Corte Costituzionale di Karlsruhe ( fissata per il 12 settembre) su fiscal compact e meccanismo di stabilità, che probabilmente certificherà, in una forma o nell’altra, che l’ Unione Europea non sta facendo i suoi compiti a casa, come notava in un articolo di Barbara Spinelli su La Repubblica del 25 luglio 2012. La stessa Corte- anche questo è significativo- che ha dichiarato incostituzionale addirittura la legge elettorale tedesca, che, coi mandati in eccesso, altera il meccanismo della rappresentanza proporzionale e mette in discussione il principio di democrazia scritto in Costituzione.

    Bisogna riconoscere, credo, che l’ unione economica e monetaria- è ormai evidente- è stata privilegiata e “assolutizzata” per una errata scelta strategica. Di fronte alla complessità dei problemi costituzionali della costruzione politica europea, realizzatasi a partire dall’ Atto Unico del 1986, si è abbandonato il metodo “comunitario”, cercando un “federatore” esterno alla politica ( l’economia, le Banche ecc.), che potesse sorpassare liberamente confini e barriere di Stato, “aggirando” i vincoli costituzionali. E si è pensato: perché non imporre il rigore dei comportamenti virtuosi attraverso il vincolo del pareggio di bilancio ( e poi dei rientro progressivo dal debito) una volta che il periodo delle “vacche grasse”, alimentato anche dalla “finanza allegra” è finito? Il fatto è che i meccanismi finanziari , una volta che la strada diviene obbligata, finiscono per interferire in modo pericoloso con i meccanismi della sovranità statuale e con le tutele costituzionali, laddove si riesce a farle valere. E’ il caso dello scudo anti-spread, o meglio del meccanismo di stabilità , e anche del fiscal compact, che implicano significative cessioni di sovranità ( in Germania certo, ed in Italia invece no? ).

    Porre il problema di una “unione politica più forte” significa, se vogliamo essere coerenti e logici, porre il problema della democrazia europea. Non significa certo sostenere sempre e comunque le cessioni di sovranità nazionale, a prescindere dalla loro natura ( democratiche o antidemocratiche?), come fanno tutti gli zeloti della ( falsa) Unione Europea, salvo poi chiedere deroghe ed eccezioni per il primo problema che sorge.

    E l’ Italia? Quale ruolo gioca? Noi siamo il vero “grande malato d’ Europa”: ma la “malattia” è europea non puramente italiana. Un motivo in più per comprendere la grande responsabilità che abbiamo, quella di denunciarne, più e prima degli altri, cause e radici, che più di altri possiamo conoscere, per andare oltre le cure che non stanno né salvando il malato, né bloccando la malattia.
    Representation e responsiveness, rappresentanza e responsabilità dei governanti, due componenti essenziali della democrazia ai suoi primordi, dovrebbero essere anche oggi i cardini di un sistema politico che ricostruisca, insieme all’ordine dei conti pubblici, la fiducia e l’innovatività e quindi le premesse dello sviluppo sostenibile, dell’economia e della finanza sana. L’unico problema è che né i trattati europei hanno risolto il problema, né l’ Italia, in particolare, ha seguito queste linee di rinnovamento nella propria politica interna. Anzi da noi le classi dirigenti da un quindicennio si sono avventurate in riforme istituzionali che indicavano- e indicano- la strada esattamente opposta: quella della stabilità ad ogni costo, a costo anche della sincerità della rappresentanza, della personalizzazione esasperata e compulsiva del potere ( fino allo slogan da analfabeta politico di “sindaco degli Italiani”ed alla insistenza su figure “carismatiche” mediaticamente collaudate ), dell’ indebolimento della rappresentanza e della partecipazione, dello Stato leggero , il tutto per consentire una governabilità che pareva l’unica necessità del Paese. In questo modo però abbiamo avuto la più lunga e peggiore “governabilità” – eccetto la dittatura fascista-dei centocinquanta anni della nostra storia unitaria- fino alla Caporetto del novembre del 2011 con la “resa a discrezione” ai “tecnici”- ma, in compenso, le classi dirigenti hanno rescisso i legami col paese reale e con le sue espressioni più autentiche, proprio nel momento in cui la partecipazione diretta, la democrazia deliberativa non sono più semplici slogan da salotto “radical chic”, ma una necessità vera, per avere il sostegno attivo ( non il consenso passivo che non basta più) dei cittadini allo sforzo straordinario necessario per ricostruire lo Stato, o per completare ciò che non è stato fatto nell’ intero centocinquantennio di vita unitaria, non tanto nella fase repubblicana ( l’instaurazione di una sana finanza pubblica nello spirito della Costituzione e sulla linea delle indicazioni di Luigi Einaudi passate solo in parte nell’art. 81 della Costituzione nella versione originale, oggi incautamente alterata).

    La politica deve muoversi in direzione diametralmente opposta a quella delineata sino ad oggi da Destra e Sinistra ( oggi dai loro ultimi Mohicani che vorrebbero far dimenticare chi è il vero responsabile di questo, prendendosela soltanto con la speculazione internazionale) attraverso i dogmi imperativi per tutti della governabilità a tutti i costi ( abbiamo visto i risultati del governo più lungo e più stabile della repubblica!), della personalizzazione del potere, del presidenzialismo o semipresidenzialismo all’ italiana, delle maggioranze artificiosamente costruite mixando maggioritario e proporzionale in sistemi elettorali che rispondono solo alle convenienze del momento, e che perciò gli stessi ex proponenti devono assolutamente cambiare ad ogni cambiamento di “vento politico”, cioè di consenso, per conservare la maggioranza “a prescindere” dal consenso reale.
    Credo che bisogni lavorare per dare una dimensione europea alle prossime elezioni politiche italiane, cominciando a ricostruire l’Italia mettendo insieme economia e democrazia, cioè le stesse cose che devono essere messe insieme in Europa. Forse così riusciremo a trovare non il grande, ma il grandissimo statista di cui l’Italia oggi ha urgente bisogno e che sicuramente è tra noi. Lavoriamo e discutiamo tenendo presente le indicazioni del nostro più grande “presidente del Consiglio” ( quello “più grande” sul serio):

    “Il risorgimento politico di una nazione non va mai disgiunto dal suo risorgimento economico. Le condizioni dei due progressi sono identiche. Le virtù cittadine, le provvide leggi che tutelano del pari ogni diritto, i buoni ordinamenti politici, indispensabili al miglioramento delle condizioni morali di una nazione, sono pure le cause precipue de’ suoi progressi economici. Là dove non vi è vita pubblica, dove il movimento nazionale è fiacco, non sarà mai industria potente. Una nazione tenuta bambina di intelletto, cui ogni azione politica è vietata, ogni novità fatta sospetta e ciecamente contrastata, non può giungere ad alto segno di ricchezza e potenza, quand’anche le sue leggi fossero buone, paternamente regolata la sua amministrazione.” ( Camillo Cavour, Risorgimento politico e risorgimento economico in: Il Risorgimento, n.1, 17 novembre 1847)

    Umberto Baldocchi, dottore di ricerca in Storia del federalismo e dell’ unità europea

    Lucca

  • Carta di LeG,Priorità. Suggerisco di includere i seguenti obbiettivi: Sviluppo con aumento dell’occupazione di qualità attraverso investimenti in infrastrutture di rete (web), H&D di prodotto e processo, ricerca di base. Inoltre, riorganizzazione della Giustizia Civile per una rapida riduzione dei tempi di giudizio a std europei.

  • ormai si oscilla tra rassegnazione, incazzatura, disperazione. invidio voi di LeG che da ben dieci anni vi ostinate a rivolgervi ai partiti chiedendo loro di rinnovarsi, cambiare… e redimersi dai loro peccati? lo ripeto ancora: è come rivolgersi ad un tossico e chiedergli, con le buone maniere, naturalmente, di smettere di bucarsi spiegandogli che drogandosi, fa male a sè stesso ed anche alla società tutta.
    non ci sono altre strade se non quella di mandare a casa i partiti stessi. cosa pensate che serva sugggerire delle priorità all’area dal centrosinistra, cioè a d’alema, bersani, bindi, civati, fioroni – e forse casini? – e via ad elencare alcuni esponenti di quella massa di mentecatti che bighellonano intorno ai palazzi romani a spese nostre?
    la scelta è obbligata ormai: qualsiasi cosa pur di non avere ancora in mezzo ai peri i cosidetti politici di professione. la rappresentanza così non funziona, viviamo in tempi di rapide trasformazioni, ci volgiono persone che si facciano carico di interessi davvero comuni, che accettino di occuparsi a tempo determinato della cosa pubblica, invece i politici sono inchiodati alle croci dei loro interessi, di partito se va bene, personali se va peggio. anche se qualcuno è in buona fede non ce la fa a capire nulla proprio perchè forgiato dalla macchina-organismo del partito. cara LeG e caro ing. de benedetti, continuate a domandare ai tossici di cambiare, così tutti quelli che come me hanno ancora conservato un briciolo di buon senso, chiudendo gli occhi e incrociando le dita, voteranno m5s. auguri di buone preghiere al centrosinistra.

  • Priorità per il nostro Paese:
    -potenziamento didattico/organizzativo di scuola, università e ricarca, con conseguente adeguamento delle risorse umane e finanziare occorrenti;
    -realizzazione di un piano nazionale di rilancio del turismo volto alla valorizzazione dei nostri beni culturali, naturalistici, del paesaggio e della gastronomia, con l’istituzione di un sito internet improntato alla massima trasparenza e di facile consultazione e con l’assegnazione alle Regioni della funzione di controllo degli standard qualitativi di alberghi e ristoranti;
    -detassazione per le imprese che investono;
    -abolizione di tutti i sussidi governativi;
    -diminuzione delle imposte indirette (iva) e aumento di quelle dirette (irpef ) nella fascia alta;
    -drastica riduzione del numero dei parlamentari, dei consiglieri regionali e comunali.
    RIFORME COSTITUZIONALI:
    -abolizione delle Regioni a statuto speciale (con l’eccezione dell’Alto Adige che verrebbe separato dal Trentino)
    -abolizione di tutte le Province, le cui funzioni passerebbero alle Regioni o alle Aree Metropolitane;
    -abolizione del Senato (il monocameralismo aumenta l’efficienza e diminuisce i costi).

  • Un anticipo sulle priorità necessarie per avviare un nuovo “Risorgimento”:
    1- un unico mandato per tutte le cariche politiche, ogni uno potrà servire il Paese una volta sola. Abolizione delle cariche a vita
    2- ineleggibilità per chi ha subito condanne da codice civile e, da noi occorre specificarlo, da codice penale o ha processi in corso.
    3- eliminare qualsiasi forma di finanziamento pubblico a partiti politici
    4- equiparare il compenso degli eletti ai salari del contratto del Pubblico Impiego e adozione dello stesso trattamento pensionistico dei lavoratori dipendenti.

    Ma queste regole non saranno adottate da questi politici, mentre sarebbero le leggi che un “Governo tecnico” dovrebbe varare per salvare il Paese e darci un futuro.

    Allora chi lo farà?

  • Segnalo questa iniziativa su FB:

    Se volete i nostri voti, ve li dovete guadagnare.

    Le elezioni sono vicine, si parla di coalizioni, di primarie, di leader, ma di programmi neanche l’ombra.
    Chi votare, quindi?
    Da queste parti ci si accontenta di poco, per cui verrà presa in seria considerazione qualsiasi forza politica o coalizione, fascisti e simil-fascisti esclusi a prescindere, che nei primi 300 giorni, non 100, ma ben 300, s’impegni a fare queste semplici cose:

    1) Via il vincolo di bilancio in Costituzione appena introdotto.
    2) Via Fiscal Compact e Mes appena ratificati. Simili accordi internazionali si fanno senza avere la pistola puntata sulla tempia.
    3) Legge elettorale ove sia possibile esprimere un voto di preferenza tra i candidati della lista che s’intende votare e priva di quelle forzature maggioritarie in grado di condizionare il libero esercizio del diritto di voto.
    4) Tetto massimo delle pensioni, compresi cumuli, a 10.000 euro al mese.
    5) Tetto massimo degli stipendi erogabili dalla pubblica amministrazione, a qualsiasi titolo e per qualsiasi numero di incarichi (spese per lo svolgimento delle attività necessarie a parte, ma con obbligo di documentazione), 200.000 euro l’anno.
    6) Abrogazione delle modifiche all’art. 18 dello Statuto dei lavoratori appena approvate.
    7) Completa attuazione dell’art. 38 della Costituzione.

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  • Dimenticavo: ovviamente ci sarà da chiedere conto a chiunque si presenti a sostegno dell’area democratica di affrontare il problema dei TRATTATI EUROPEI e delle loro compatibilità costituzionali.

    In primo luogo bisognerà però chiedere conto della ( incostituzionale) modifica dell’art. 81 della costituzione italiana e dell’accettazione del FISCAL COMPACT- che probabilmente in germania a settembre sarà rimesso in discussione dalla Corte costituzionale di karlsruhe e che, ad esempio, la Francia metterà in legge ordinaria ma non in Costituzione.

    Perché spettabili onorevoli e senatori avete votato in questo modo? che bisogno c’era di essere più realisti del re? Non raccontate, per favore, che…ve lo ha chiesto l’ Europa!

    Sarebbe interessante poi sapere anche dai giornalisti il perché della secretazione di una votazione di rilevanza epocale. Perché signori giornalisti questo silenzio? Voi che riportate le notizie sulla libertà di circolazione dei cani e dei gatti sui treni di TRENITALIA perché ritenete che queste notizie non interessino agli italiani? Forse perché il termine inglese FISCAL COMPACT, così come SPREAD, significa “riservato agli addetti ai lavori” ?

    credo che un’epoca stia ormai finendo.

  • La legge 15.5.1997 n.127 preannuncio’ l’istituzione, anche in Italia, dell’Ombudsman: Titolare di funzioni non politiche in senso stretto di garanzia della legalita’ e regolarita’ dell’azione amministrativa, nel solco dell’ art.97 Costituzione e del principio di “buona amministrazione”, a cui i cittadini hanno diritto, ex art.41 del Trattato di Lisbona.
    Trattasi di garantire il diritto di cittadinanza piena, anche agli italiani, essendo presente lì’Ombudsman – Difensore Civico – Defensor del Pueblo, anche quale Istituzione preposta alla tutela dei diritti fondamentali della persona, in 26 Paesi dell’Unione e risultando l’Ombudsman istituzione necessaria per permettere l’adesione all’Unione stessa.
    PROPOSTA (anche in veste di Difensore Civico del Piemonte protempore e di Presidente del Coordinamento italiano dei Difensori Civici, presenti in sole 14 Regioni):
    Istituire, nominare e insediare, rendendola capillare in tutto iol Paese una Difesa Civica strutturata di livello analogo alla Francia, alla Germania, alla Spagna ecc..
    Per migliorare il grado di fiducia dei cittadini nell’e Istituzioni e colmare il fossato

  • Mi rendo conto che quello che sto per scrivere sembrerà a molti ridicolo ma poiché sono convinta che vi sia una connessione ineludibile fra politica ed etica (se intesa alla ricerca di un bene comune secondo mezzi rispettosi della Costituzione e non al rifugio negli scrupoli personali) ci provo.
    1. Sono convinta che l’ignoranza e l’incompetenza di chi opera nelle istituzioni siano un male orribile e fonte di danni irrimediabili. Ma che fare se i cittadini votano – con significativo consenso – anche per chi non è ancora passato dal gesto alla parola e dall’urlo all’espressione articolata?
    Non so come si possa affrontare questo problema e sono scoraggiata.
    Passo comunque ad alcune proposte (anche altro vorrei scrivere ma sarebbe inopportunamente lungo):
    2. Aprire una riflessone pubblica e trasparente sul fatto che chi viene eletto in una qualsivoglia istituzione giura fedeltà alla Costituzione (e, se del caso, allo statuto regionale) e quindi deve agire ‘senza vincolo di mandato’. Mi sembra un richiamo alla responsabilità (che dev’essere – si veda punto1—informata e competente). Sarebbe interessante leggere comunicati stampa provenienti da gruppi parlamentari o consiliari di partito che tengano conto di questo principio e non della risposta opportunistica a una volatile domanda del momento al fine di assicurarsi successo a fini elettorali semplificati e semplicistici.
    3. Smettere di usare il termine ‘cattolici’ come se costoro fossero un blocco unico, penetrabile solo a preconfezionati indirizzi che si presumono catechistici. Così proporsi e accettare di essere trattati così non è rispettoso dei principi di laicità (che non è laicismo) che la Costituzione, su cui gli eletti giurano, impone.
    Essere rispettosi dei diritti di tutti (entro un quadro che abbiamo definito), senza violare la libertà di alcuno, è problema di coscienza non di obbedienza ad altri.
    Ricordo a titolo di esempio – che non voglio riportare a questioni ora calde su cui avrei comunque molto da dire – la posizione del card. Ruini che nel 2005 non espresse legittimamente le sue opinioni in merito alla legge sulla fecondazione assistita ma illegittimamente invitò gli italiani a disertare il voto nel referendum

  • 1.- Necessità di una legge sui partiti (priorità assoluta).

    La funzione che la costituzione affida ai partiti è di concorrere a “determinare la politica nazionale” (art. 49 cost.).

    Funzione che gli attuali partiti e movimenti continuano a disattendere, causando una pericolosa situazione di emergenza politica.

    Negli ultimi venti anni abbiamo assistito al fenomeno di due partiti-movimenti politici (Forza Italia-CdL-PdL e Lega) che hanno potuto liberamente competere all’alternanza di governo mostrando, l’uno nei fatti e l’altro addirittura per statuto, di puntare a fare carta straccia dell’attuale ordinamento istituzionale.

    Altri movimenti politici che si caratterizzano per la loro vocazione alla protesta non propositiva di politiche alternative e tendenzialmente anti istituzionale si aggirano nel contesto socio politico con la pretesa anch’essi di essere ammessi a competere per l’alternanza al governo.

    Da qui la necessità di affrontare finalmente una questione sulla quale il costituzionalista Costantino Mortati si era soffermato agli albori della Repubblica: stabilire con legge costituzionale, come a suo tempo ha fatto la Germania (art.21 cost. tedesca), la esclusione dall’ammissione a concorrere elettoralmente all’alternanza al governo di quei partiti che Mortati definisce “partiti non di governo”, ossia di quei partiti o movimenti politici che si collocano in posizione di antitesi radicale ed irriducibile con i principi fondamentali dello stato indicati nella costituzione.

    In senso pratico, è della massima importanza in particolare stabilire se partiti o movimenti politici con vocazioni presidenzialiste, antiparlamentari, liberiste radicali, collettiviste, secessioniste, e via discorrendo rientrino o meno nella richiamata definizione di “partiti non di governo”, in quanto partiti o movimenti ideologicamente antisistema in relazione ai principi costituzionali vigenti.

    Ecco perché ritengo che sia una delle primarie emergenze da affrontare quella di riportare il pluralismo politico dei partiti, nella sua essenza, con apposita legge, nell’ambito del rispetto dei principi dell’ordinamento costituzionale.

    Solo in questo modo sarà possibile fare definitiva chiarezza sulle due attuali nebulose politiche che gravitano pericolosamente nel sistema socio politico italiano e che vanno sotto il nome di destra e sinistra.

  • 1. Possono partecipare alla vita politica del Paese solo quei partiti politici i cui organi direttivi sono stati eletti per scrutinio segreto dai tesserati al partito stesso, con elezioni obbligatoriamente da ripetere almeno ogni 4 anni.
    2. Possono essere presentate alle elezioni dai singoli partiti solo liste elettorali compilate dopo elezioni a scrutinio segreto in cui hanno votato solo i tesserati dei singoli partiti. Le liste di candidati vanno compilate in ordine decrescente dei voti ricevuti alle elezioni interne al partito.
    3. Nessuno può far parte del Senato o della Camera dei Deputati per più di una legislatura.
    4. Membri del Senato o della Camera dei Deputati non possono, contemporaneamente, far parte dell’esecutivo, perché non si può essere allo stesso tempo controllati e controllori, “…per la contraddizion che nol consente”, a dirla con Dante.
    5. Nessuna carica politica può essere remunerata con uno stipendio che superi la media aritmetica degli stipendi pagati agli impiegati dello Stato.
    6. Siccome ottime sono, per definizione, quelle leggi che creano l’interesse ad essere obbedite, è necessario creare nei malfattori un concreto e forte interesse a stare lontano dalla politica attiva, con una legge che imponga la moltiplicazione per cinque delle pene inflitte a chi ricopre cariche politiche, anche per reati commessi prima di essere eletti alla carica attualmente ricoperta e per dieci se si tratta di reati finanziari, di corruzione o di concussione che abbiano danneggiato una pubblica amministrazione.
    AB

  • Vusto che anche Bersani si è allineato con i pezzenti che non vogliono permettere a noi elettori di scegliere chi mandare al Parlamento e vogliono riservare ai capibastone di partito il privilegio di mandare in parlamento solo i loro tirapiedi, noi cittadini dovremmo scendere in piazza e pretendere una legge elettorale che sancisca i segienti principi:
    1. Possono partecipare alla vita politica del Paese solo quei partiti politici i cui organi direttivi sono stati eletti per scrutinio segreto dai tesserati al partito stesso, con elezioni obbligatoriamente da ripetere almeno ogni 4 anni.
    2. Possono essere presentate alle elezioni dai singoli partiti solo liste elettorali compilate dopo elezioni a scrutinio segreto in cui hanno votato solo i tesserati dei singoli partiti. Le liste di candidati vanno compilate in ordine decrescente dei voti ricevuti alle elezioni interne al partito.
    3. Nessuno può far parte del Senato o della Camera dei Deputati per più di una legislatura.
    4. Membri del Senato o della Camera dei Deputati non possono, contemporaneamente, far parte dell’esecutivo, perché non si può essere allo stesso tempo controllati e controllori, “…per la contraddizion che nol consente”, a dirla con Dante.
    5. Nessuna carica politica può essere remunerata con uno stipendio che superi la media aritmetica degli stipendi pagati agli impiegati dello Stato.
    6. me ottime sono, per definizione, quelle leggi che creano l’interesse ad essere obbedite, è necessario creare nei malfattori un concreto e forte interesse a stare lontano dalla politica attiva, con una legge che imponga la moltiplicazione per cinque delle pene inflitte a chi ricopre cariche politiche, anche per reati commessi prima di essere eletti alla carica attualmente ricoperta e per dieci se si tratta di reati finanziari, di corruzione o di concussione che abbiano danneggiato una pubblica amministrazione.
    AB

  • In ordine sparso.

    Indispensabile restituire ai cittadini la possibilità di scegliere i propri rappresentanti senza al contempo favorire la frammentazione dei partiti: quindi per prima cosa una nuova legge elettorale con indicazione del candidato (sistema uninominale o preferenza unica), sbarramento al 5 per cento e che escluda tassativamente premi di maggioranza e diritti di tribuna.
    Contemporaneamente restituire al Capo dello Stato la piena libertà di nominare il Capo del Governo: eliminazione, quindi, del nominativo del candidato Premier dalla scheda elettorale.
    Leggi che vadano incontro alla libertà dei cittadini, quindi abrogazione della legge 40 sulla procreazione assistita e riscrittura in linea con le disposizioni in vigore nella stragrande maggioranza dei paesi europei; riconoscimento legale delle coppie di fatto indipendentemente dal genere; riconoscimento del testamento biologico redatto secondo le disposizioni del testatore e assolutamente vincolante.
    Abrogazione del finanziamento pubblico alla scuola privata
    Eliminazione dalla Costituzione del vincolo di bilancio
    Riordinamento del sistema delle comunicazioni in senso antimonopolistico, e conseguentemente abrogazione della legge Gasparri
    Abrogazione delle leggi ad personam, ad esempio della legge che depenalizza il falso in bilancio e della legge che stabilisce l’abbreviamento dei termini di prescrizione.

  • 2.- Abrogazione della “boiata” sul “mercato del lavoro”.

    La costituzione italiana pone il “lavoro” quale principio fondamentale della repubblica democratica (art.1), principio su cui, nel contesto delle interazioni sociali, si struttura la personalità individuale e sociale dei cittadini e si attua il principio di “solidarietà politica, economica e sociale (art.2) e si dà concretezza al “dovere” di ogni persona di svolgere “secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società” (art.4). E, ancora, lo stato si assume il compito di intervenire nell’attività economica per “promuovere le condizioni che rendano effettivo il diritto al lavoro” (art.4), e lo deve fare tutte le volte si verifichi uno squilibrio tra domanda e offerta di lavoro e quando sia necessario far cessare situazioni lavorative che siano potenziali o concrete cause di pregiudizio per i diritti della persona.

    Purtroppo, l’odierna cultura accademica italiana, abbandonata la concezione giuslavoristica costituzionale richiamata, ha ritenuto ormai di adottare una concezione liberista radicale anche in materia di lavoro, che, pur ammissibile sul piano teorico dottrinale, è palesemente in contrasto sul piano pratico con i principi affermati nella costituzione italiana.
    Gli intellettuali accademici di oggi, che non a caso si definiscono economisti del lavoro, puntano ormai a revisionare alla radice i richiamati principi costituzionali.

    L’ultimo assalto in ordine di tempo è la legge che già nell’uso dei termini “mercato del lavoro” è indicativa del progetto di riportare la disciplina lavoristica nell’ambito di una cultura economica primitiva assai vicina al baratto mercatistico.

    Alle forze politiche di cultura costituzionale chiediamo di assumere l’impegno di cancellare questa riforma sostanzialmente incostituzionale e di riscrivere la normativa sul lavoro, sia pure adeguandola all’attualità, ma nel pieno rispetto dei principi costituzionali.

  • Impegno
    1. per una nuova legge elettorale che non lasci in mano tutto ai partiti: le preferenze sono da reintrodurre per uno dei rami del parlamento
    2. a difendere l’impianto costituzionale varato nel 1948
    3. a diminuire i costi della politica e degli apparati di partito
    4. a difendere il suolo dalla cementificazione e il paesaggio dalle deturpazioni
    5. a difendere e migliorare l’istruzione pubblica e a investire nella cultura: mostrando di credere veramente nella indipendenza di pensiero dei singoli cittadini
    6. a eliminare le ingessature della burocrazia che bloccano le inziative produttive e culturali
    7. a introdurre modalità di riduzione delle diseguaglianze economiche e sociali a cominciare dagli emolumenti di parlamentari, ministri, alti dirigenti dello Stato: un modo per avvicinare i cittadini a chi li rappresenta o li governa

  • 3.- Pari opportunità per l’accesso al lavoro.

    L’attuale situazione di difficoltà, accentuata dalla crisi economica, nella fase di avvio alla prima occupazione lavorativa o di riavvio occupativo nel caso di perdita del lavoro, impone la predisposizione di specifici strumenti organizzativi anche paralleli a quelli scolastici di formazione professionale che consentano ai cittadini di acquisire un minimo di esperienza lavorativa e con questa una effettiva pari opportunità delle condizioni di base per l’accesso o il riaccesso all’attività lavorativa.
    In senso pratico stiamo parlando di incentivare la creazione di apposite istituzioni pubbliche, ma anche private, di praticantato, assolutamente necessarie per uscire dall’attuale umiliante situazione in cui viene s trovarsi un aspirante lavoratore al primo impiego quando gli viene chiesto un curriculum che evidentemente non è in grado di esibire.

    Una politica di pari opportunità per l’accesso al lavoro dovrà prendere in considerazione sia la figura dell’aspirante lavoratore dipendente che quella dell’aspirante lavoratore autonomo.
    Non si comprende perché, quando si parla di lavoro, si parli sempre ed esclusivamente di lavoro dipendente, mentre vi è una larga fascia di possibilità di lavoro autonomo a cui molti giovani non accedono perché impossibilitati da una serie di ostacoli tra cui spiccano la difficoltà di accesso alle risorse finanziarie di avvio e le limitazioni imposte da praticantati obbligatori a cui è difficile accedere per le note difese corporative dei titolari di arti e professioni varie. Per il lavoratore autonomo si rende necessaria soprattutto una politica di facilitazione al credito per il finanziamento delle spese necessarie per l’avvio della attività da intraprendere.

  • cancellazione di tutte le leggi ad personam approvate in questi anni: leggi ciriello,cirami…. ripristino penalizzazione falso in bilancio e tracciabilià dei pagamenti…lotta all’evasione e alla corruzione… riforma elettorale che tolga i nominati in parlamento dando la possibiltà di scegliersi i propri rappresentanti. Legge sul conflitto d’interessi. ridurre il cuneo fiscale e tassare di più la rendita finanziaria e meno la rendita da lavoro.

  • Non mi sento rappresentata da questo parlamento, tanto meno dal PD e dai suoi ipocriti e viscidi leaders. Napolitano dovrebbe imporre al governo di fare, senza indugi e senza intrallazzi (tra A B C), una nuova legge elettorale che permetta ai cittadini di eleggere veramente chi vogliono ed una legge ANTICORRUZIONE che ripulisca e SFOLTISCA il parlamento.

  • 4.- Necessità di modifica del sistema elettorale bipolare.

    La legge elettorale è uno strumento tecnico istituzionale per consentire la costituzione elettiva degli organi istituzionali democraticamente rappresentativi, ai quali è affidata costituzionalmente la funzione di governo.

    La legge elettorale bipolare all’italiana, pur consentendo di costituire elettivamente gli organi istituzionali rappresentativi, costringe i partiti ad allearsi per formare due poli o coalizioni che competono per alternarsi al governo del paese.

    Alla disomogeneità ideologica e culturale dei partiti che partecipano alle alleanze bipolari forzose consegue in ogni polo una litigiosità interna permanente che impedisce l’assunzione di un condiviso indirizzo unitario della politica nazionale, pregiudica ogni ipotesi di buon governo del paese e determina le ormai sistematiche crisi di legislatura, nonostante la formazione di maggioranze bulgare assicurate con il premio di maggioranza.

    Quanto basta per ritenere necessaria la modifica del sistema elettorale bipolare.

  • Il sostegno economico all’attività politica dei partiti deve essere strettamente collegato alle tipologie di spese: campagna elettorale, coltivazione del consenso, amministrazione, formazione. La prima può essere sostenuta al 100%, le altre tre al massimo al 50% rispetto alle spese documentate coperte dall’altro 50% da fondi raccolti autonomamente. Il ddl che la Camera ha passato al Senato in giugno è ancora inadeguato in termini di trasparenza e chiarezza, anche se è un passo avanti.

  • Sono d’accordo col commento di Pischedda. il vero problema della legge elettorale è il premio di maggioranza che consente di avere maggioranze bulgare, stabili e irresponsabili di fronte agli elettori- come quella che ha fatto Caporetta nel novembre 2011. Questa STABILITA’ COATTA E FASULLA sarebbe oggi rovinosa per il paese, per i conti pubblici e per la “tenuta democtratica”

    Quali sono i paesi europei dove c’è una legge del genere? Dovrei documentarmi con più attenzione. Ma credo che ci siano in Spagna ed in Grecia. Non certo in Francia, germania o gran bretagna. E’ un caso che la crisi dei conti pubblici sia più grave nei tre paesi mediterranei? I sistemi elettorali devono essere o maggioritari o proporzionali o un mix come per il Mattarellum, ma non ibridati tra loro. Il fascismo si aprì la strada con un sistema ibridato.

    I partiti non possono approvare nessuna nuova legge elettorale, non perché siano litigiosi, o perché non vogliono farlo, ma perché sono nel marasma e non possono farlo.Non sanno cosa sarà utile per loro e non sono interessati a cosa può essere utile per l’Italia.

    Ci vuole che da altri venga una proposta che riporti il sistema elettorale alla norma costituzionale dell’ art. 48: voto personale ed uguale, libero e segreto. Cioè via il premio di maggioranza ( il voto è uguale solo se il sistema è maggioritario, o proporzionale o misto) e via l’abolizione delle preferenze ( il voto per il candidato deve essere libero e non vincolato).

    Per tutto il resto ogni legge elettorale può andare. basta che rifletta la volontà effettiva degli elettori.

    E’ l’ ora di eliminare questo SPREAD ELETTORALE che allontana tra loro elettori ed eletti.

    Umberto Baldocchi Lucca

  • Riequilibrio del sistema di finanza pubblica.

    Non esistono soluzioni definitive ai vari problemi, ma l’attuale situazione di emergenza richiede piani concreti di breve e medio periodo.
    Sono assolutamente da evitare interventi non organicamente elaborati, soluzioni improvvisate e spezzettate che sembrano inventate lì per lì.
    E veniamo al dunque.

    1-Piano di breve periodo.
    Il sistema di finanza pubblica allargato (centrale e locale) è in squilibrio perenne per l’ovvio motivo che le entrate pubbliche non sono sufficienti a coprire la spesa pubblica.

    La situazione di emergenza dovrebbe sconsigliare ogni ipotesi di ricorso ad un ulteriore aumento del debito pubblico.

    Ed essendo improponibile un aumento del gettito tributario con ulteriore aumento della pressione tributaria ormai al massimo livello, il riequilibrio dei conti pubblici non può che riguardare una manovra strutturale sul fronte della spesa pubblica (centrale e locale).

    Si tratta di capire se e come sia possibile attuare un intervento strutturale di emergenza di riduzione della spesa pubblica senza riduzione di organici e senza intaccare in modo sensibile i servizi pubblici essenziali.

    Un’ipotesi può essere, data la situazione di emergenza, quella di predisporre, entro un termine brevissimo, un piano triennale di riduzione della spesa e pareggio dei conti pubblici con la partecipazione attiva dei ministeri, regioni, province e comuni.

    Il piano così predisposto va monitorato sin dal primo anno per verificarne la fattibilità e per l’attuazione di eventuali ulteriori interventi che si rendessero necessari in corso d’opera.

    2 – Piano strutturale di medio periodo.

    Il piano strutturale di medio periodo prenderà in considerazione la questione della riduzione e gestione del debito pubblico.

    Il piano prenderà in considerazione:

    a) riduzione programmata del debito pubblico:

    a1 – riduzione del debito pubblico per almeno 300 miliardi di euro con il ricavato dalla vendita di beni immobili del patrimonio disponibile dello stato: periodo di tempo stimato: cinque anni;

    a2- riduzione di un ulteriore quota del debito pubblico con un prestito europeo di 500 miliardi, da restituire in quindici anni con quote annuali crescenti per rendere meno pesante almeno nei primi cinque anni l’onere del rimborso.

    b)gestione del debito pubblico:

    acquisto da parte dei cittadini di quote cospicue di titoli del debito pubblico in scadenza, sottraendoli alla speculazione selvaggia dei cosiddetti mercati finanziari.
    Si potrebbe prendere in considerazione per l’acquisto dei titoli in scadenza anche l’ipotesi di acquisto forzoso, ovviamente in limiti ragionevoli, da parte di banche, istituti di previdenza pubblici e privati, società di assicurazioni in relazione a quote del capitale di garanzia.

    Una riduzione del debito pubblico di circa 800 miliardi entro un quinquennio consentirebbe al sistema di finanza pubblica di rientrare in tempi brevi nella disponibilità non trascurabile di circa 30 miliardi per minori interessi passivi da pagare. Oltre ovviamente alla riduzione anch’essa non trascurabile del rapporto percentuale fra debito pubblico e Pil.

    Meglio ancora sarebbe se il piano strutturale per il riequilibrio del sistema di finanza pubblica venisse integrato da un concomitante piano strutturale finalizzato alla riconduzione del sistema economico generale al riequilibrio del sistema produttivo, al riequilibrio fra produzione e consumi, ossia alla condizione di base perché si possa ragionevolmente parlare di ripresa dell’economia.

  • Oggi Ainis propone di ricorrere , vista la necessita’ e l’ urgenza, ad una legge elettorale via decreto legge. non ci avevo mai pensato e li’ per li’ ho scartato l’idea. Pero ‘ poi , considerata la situazione politica attuale, provo a riflettere su questa proposta. La domanda che sorge subito spontanea e’ : se il Parlamento non e’ in grado di presentare un ddl elettorale sul quale trovare una maggioranza, perche’ mai dovrebbe poter approvare con piu’ facilita’ un decreto legge in materia ? Insomma si delegherebbe il Governo a formulare una proposta modificabile dal Parlamento in sede di conversione sperando che cosi’ facendo, vi siano piu’ possibilita’ di trovare un’ intesa e una maggioranza. E se poi anche cosi’ facendo , non si approdasse a nulla ? Rimarrebbe un precedente piuttosto inquietante su ruoli e funzioni di importanti istituzioni. Non so, vista cosi’ , mi sembra una forzatura che rischia di rendere la cura peggiore del male. Resta il fatto che il male continua ad esserci e che qualche soluzione si deve pur trovare La strada migliore sarebbe quella di verificare se esistono maggioranze parlamentari in grado di votare almeno una legge “minimale” anti-porcellum. Possibile che tra Fli, Udc, Pd, Vendola , Di Pietro ed eventuali resti presi da altri partiti non possa esservi , al di la’ delle loro beghe quotidiane, un’ intesa almeno su questo? Siamo ridotti cosi’ male? Un po’ sdi serieta’ non guasterebbe in tempi così difficili per il Paese e per tanti connazionali.

  • Per brevità faccio riferimento alla “carta di intenti” del P.D., per dire che mi pare in linea generale condivisibile e che L&G quando, come previsto, sarà presentata anche alle Associazioni, potrebbe condividerne l’impianto con eventuali arricchimenti. La mia opinione, tuttavia, è che mancano al gruppo dirigente del Pd, sia a livello nazionale che locale, la credibilità e l’attendibilità necessarie a rendere la carta quello strumento efficace di cui ha bisogno il centrosinistra. E ciò a causa della ipocrita resistenza al rinnovamento dei gruppi dirigenti ed al ricambio del personale politico, aggrappato ormai da troppo tempo alle proprie postazioni. Le primarie non sono la panacea di tutti i mali ma, al momento, non vedo altri strumenti migliori per cominciare a smuovere questo immobilismo letale, che fa da ostacolo anche a qualsiasi rinnovamento di idee e progetti. Quindi sosteniamo le primarie, non solo per il candidato premier, ma per tutti i livelli istituzionali, che ci sia o no una nuova legge elettorale.

  • Le mie priorità

    1. Proibizione delle vendite allo scoperto in Borsa
    2. Introduzione di una tassa sulle transazioni di Borsa, regressiva al crescere del tempo di detenzione del titolo
    3. Piano di rientro del debito pubblico attraverso graduale tassazione del capitale mobiliare e crescita dell’IMU per i grandi patrimoni immobiliari
    4. Riforma Giustizia attraverso riscrittura codice e procedure per ridurre i tempi senza toccare minimante l’autonomia della magistratura. Ma con introduzione di penali sula non rispetto dei tempi strettissimi
    5. Riforma della scuola introducendo la formazione pegadogica della classe docente e il controllo periodico attitudinale. Introduzione della meritocrazia certificata sulla conoscenza e sulla attitudine ad insegnare ed introduzione di assistenza pedagogica/psicologica agli studenti (vedi esempio scuola Polacca)
    6. Riduzione degli stipendi della classe politica e eliminazione del cumulo pensioni oltre i 5.000 euro netti al mese

  • Nonostante tutte le evidenze, la “politica “ italiana, anche nelle “zone” lontane dai passati luoghi delle follie di governo, continua in un assurdo gioco delle parti che non potrà che farci sprofondare nell’inciviltà. Il discorso è sostanzialmente culturale perché di fatto anche un largo strato di popolazione partecipa attivamente a mantenere lo statu quo togliendo ogni senso al significato della vita . Il problema vero della democrazia è il fatto che per realizzarsi deve contare sulla responsabilità di ogni individuo che compone la società che vuole viverla. Nella quasi tragica situazione italiana infatti, milioni di persone stanno partecipando al “banchetto” dell’antidemocrazia perché coinvolti nelle personali piccola attività (non servono esempi, dai più banali ai più eclatanti) nelle distorsioni di ogni tipo che impediscono la qualità della vita che una democrazia potrebbe garantire.
    Un ‘associazione come L&G potrebbe/dovrebbe allora dividere i suoi sforzi in due ambiti irrinunciabili, coinvolgendo tutti i suoi circoli in un impegno “sociale” (sostanzialmente intellettuale e di grande diffusione)
    • Verso coloro che si pongono come futuri governanti. Dovranno essere cercati ed esaltati uomini con davvero poche ma rarissime qualità: grande ompetenza, onestà, passione civile. Un “programma” che nasce da queste caratteristiche non potrebbe che essere condivisibile.
    • Verso la società per tutte le complesse problematiche che coinvolgono la vita anche e nel senso di richiamare tutti, ma soprattutto i giovani ad esprimere non solo le difficoltà e le emarginazioni , ma il fatto di essere la generazione che si pone il problema di una nuova società in cui il lavoro, la vita tutta saranno organizzati ed espressi in modo nuovo sia in concreto che come idea. Ecco: le idee sono quelle che mancano o che vengono tenute lontano per non perdere quel tanto di potere che alcuni credono ancora di possedere. Una società obiettivamente in crisi potrà salvarsi solo governando il cambiamento.

    Di fatto L&G sta già facendo un grandissimo lavoro ed è divenuta nota a tutti per le parole ferme, sicure, autorevoli accanto alla “Costituzione Italiana” ed alle problematiche relative, comunque in abito giuridico.
    E’ il punto base, ma non il solo di cui farsi carico ed i suoi soci hanno cultura in tutti gli ambiti fondamentali di una società.

    Forse con grande ingenuità, ma con grandi speranze

  • …………..
    La VISIONE, allora, su cui impostare l’azione politica, adesso, e per i prossimi decenni, quale deve essere?
    Una rivoluzione culturale! La rivoluzione che permetta di ripensare il mondo, l’Europa e l’Italia senza miopie e senza egoismi con il coinvolgimento e la partecipazione dei cittadini. L’alternativa è, probabilmente, il caos oppure una decadenza rapida verso uno stato di povertà, dipendenza e nessuna democrazia.

    Lo sviluppo sostenibile, è l’espressione che dobbiamo imparare a coniugare, lo strumento che ci dovrebbe aiutare a: mantenere una buona democrazia, conservare un buono standard di benessere, diminuire il divario ricchi-poveri, salvaguardare l’ambiente, conservare i beni comuni. Affrontando, in contemporanea, tutti i nodi al pettine.
    Le priorità politiche devono essere conseguentemente:
    1) SVILUPPO SOSTENIBILE è, forse, la priorità di un programma di lungo periodo, non solo per le elezioni che incombono, di una politica progressista e riformatore.
    2) EUROPA è l’altra priorità di un programma di lungo periodo. L’Italia, nel mondo globalizzato, ha un ruolo e peso irrilevante. Solo una dimensione Europea ha qualche peso sullo scacchiere globale. Solo l’Europa, è pensabile, ha le dimensioni per poter impostare una politica che freni la decadenza della civiltà occidentale da questa parte dell’oceano Atlantico.
    (da Wikipedia: Il primo Libro bianco dell’Unione Europea prende il nome dal suo designatore Jacques Delors, viene varato a Milano nel 1985 dal Consiglio europeo con il titolo Il completamento del mercato interno: Libro bianco della Commissione per il Consiglio europeo (Milano, 28-29 giugno 1985) COM(85) 310, giugno 1985[2]; in generale in questo documento si pone l’obiettivo sia del completamento del Mercato Unico e sia della specifi-cazione dei benefici attesi conseguiti dalla sua realizzazione. A tal fine stabilisce le tappe del processo d’inte-grazione a partire dal 1985 in cui vengono scanditi i tempi e le procedure che sostanzialmente porteranno nel 1993 al completamento del Mercato Unico e all’avvio della fase di preparazione dell’Unione Economica e Monetaria, alla costruzione della moneta unica (Euro) e poi all’allargamento di nuovi paesi.)
    Il “Libro Bianco” di Jacques Delors fu salutato, nel mio ambiente di lavoro, come un fatto rivoluzionario. Finalmente l’EUROPA! Un processo irreversibile che ci avrebbe portato all’Europa Politica, gli Stati Uniti dell’Europa. Illusi! Dopo il varo faticoso dell’Euro il processo di integrazione è praticamente regredito. La crisi finanziaria-economica, che dura dal 2008, ha, pericolosamente, fatto esplodere le “fragilità” di nazioni, soprattutto mediterranee, e gli “egoismi” delle nazioni germaniche. I Piigs hanno vissuto al di sopra delle loro possibilità, combinandone di tutti i colori. I germanici hanno speculato in ogni settore, ignorando completamente la “mancanza di virtù” dei Piigs. L’equilibrio, fragile, si è rotto. La situazione europea è preoccupante. La percezione dell’Europa, da parte di un sempre maggiore strato di cittadini, è di una organizzazione lontana, burocratica e inutilmente regolamentare. Europa = tecnocrazia. PACE, non è solo una parola, è un fatto che in Europa, in modo quasi generalizzato, dura dal 1945. 67 anni! (A margine, è forse il caso di ricordare che nei primi quaranta anni del ’900 si verificarono due guerre mondiali devastanti con teatro quasi esclusivo l’Europa). È necessario ritrovare la progettualità di Jacque Delors, la sua visione e la capacità rendere realizzabili le idee. Ciò in modo particolare da parte dell’Italia, socio fondatore e patria, fra gli altri, di Altiero Spinelli . L’Europa dei cittadini è l’obiettivo da perseguire che deve essere a base dell’Europa Politica e compiutamente FEDERALE. E, insieme, costruire il “cittadino europeo”.

    3) LAVORO, è il terzo corno della rivoluzione culturale. Il lavoro, che è, insieme alla giustizia sociale, una necessità primaria ed un “valore” in sé, è affrontabile concretamente solo entro una visione di sviluppo sostenibile e di Europa Politica Federale.

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