Sicilia, quelle cose che non ho mai detto

04 Set 2012

Il giornalista Giuseppe Provenzano, ha dedicato numerosi articoli a Claudio Fava, ma, scrive il candidato presidente in Sicilia, ciò che non è permesso a nessuno è far campagna elettorale al proprio candidato insultandone un altro, millantando certezze sulle sue vocazioni, imputandogli pensieri e gesti che non gli appartengono, processandolo per intenzioni che non ha mai avuto.

Un editorialista ha tutto il diritto di scegliersi in campagna elettorale un candidato e di sostenerlo un giorno sì e un giorno no con i propri articoli. Certo, non è elegante, ma fa parte dello stile dei tempi e degli uomini. Ciò che non è permesso a nessuno è far campagna elettorale al proprio candidato insultandone un altro, millantando certezze sulle sue vocazioni, imputandogli pensieri e gesti che non gli appartengono, processandolo per intenzioni che non ha mai avuto. E’ ciò che fa sull’Unità da qualche settimana Giuseppe Provenzano, che non conosco ma di cui ho imparato a conoscere la collezione dei luoghi comuni con cui ha scelto di perorare la causa di Rosario Crocetta parlando a sproposito di Claudio Fava. Che tutto questo accada in un giornale su cui ho fatto l’editorialista, fino a pochi mesi fa e per vent’anni, mi rattrista di più: ma questi sono fatti miei.

Fatti nostri, non solo miei, sono quello che sul sottoscritto, candidato presidente in Sicilia, scrive Provenzano. Per esempio, che io rappresento il “fronte del no”.  Ma di che parla?

Da quattro mesi porto avanti in Sicilia un progetto che offre agli elettori proposte concrete di governo, sobrietà di spese, cura dei diritti e un solo, irriducibile no: quello agli inciuci. Ieri a Lombardo, oggi all’Udc. Io ho scelto di rappresentare le siciliane e i siciliani che vogliono costruire un’alternativa in Sicilia, mentre alcuni dirigenti del Pd sono passati dal governo con Lombardo all’alleanza con l’Udc: secondo quale semplificazione io sarei per il “no” e loro, i dirigenti del Pd, i bravi artigiani del centrosinistra? Dov’è scritto, oltre che negli editoriali di Provenzano, che il centrosinistra si costruisce allargando all’Udc e scaricando la sinistra?

Scrive Provenzano che Fava sarà competitore subalterno di Luca Orlando: ma si rende che sta parlando di uomini e non di statuine? E che dietro quel nome, Fava, c’è una storia politica lunga un quarto di secolo nella quale sfido chiunque a trovare tracce di presunte subalternità verso chiunque? Possibile che costoro non abbiano argomenti più convincenti per perorare la causa che deformare in modo caricaturale le vite, le scelte e le coerenze degli altri solo perché non la pensano come loro?

Ci accusa Provenzano di aver fatto una campagna “infamante nei confronti dell’Udc”: ma che dice? Abbiamo detto della stima per i segretario dell’Udc D’Alia ma della sopravvivenza, nel corpo vasto del suo partito, di apparati politici e amministrativi che sono stati fabbricati ai tempi e secondo la cultura politica del cuffarismo. Non ci crede? Vada a chiedere ai giovani amministratori locali del Pd, in giro per i paesi siciliani, quanto sono contenti all’idea di essere obbligati a salire sullo stesso palco a fianco di avversari contro i quali si battono da anni!

Infine dice Provenzano che la mia strada “irrinunciabile” è quella di un populismo “condito dal giustizialismo dei fiancheggiatori del fatto Quotidiano”. Chi è ospitato su un giornale autorevole e attento come l’Unità dovrebbe evitare parole pericolosamente sisnistre: io non sono mai stato un giustizialista e soprattutto non ho fiancheggiatori: ho scelto nella mia vita di battermi per una terra che si liberi finalmente non solo dai mafiosi (a loro ci penseranno i giudici) ma anche dai loro amici, dai farisei, dai furbi e dai corrotti. Provenzano confonde, con manifesta malafede, la coerenza per giustizialismo.

E’ un vecchio gioco, ce lo sentiamo recitare addosso dai cacicchi della peggior politica da almeno vent’anni: Cosentino, Dell’Utri, Cuffaro, Lombardo… Ma quelli almeno non scrivono sull’Unità.

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