«Così vogliono abbattere Napolitano e Monti»

22 Ago 2012

Anche a causa della mancanza di vera attività istituzionale — la Camera torna a riunirsi i primi di settembre con il ddl intercettazioni che sonnecchia in fondo all’ordine del giorno, mentre il Csm ha convocato il plenum per il 12 di quel mese e quello della Consulta deciderà sull’ammissibilità del ricorso del capo dello Stato contro i pm di Palermo solo il 19 settembre — il caldo torrido di fine agosto contribuisce ad incendiare un dibattito sulla giustizia che ora profila anche un attacco per via politico giudiziaria alle massime autorità dello Stato. «Vogliono abbattere Napolitano e Monti», ha infatti detto Luciano Violante, responsabile riforme del Pd a Sussidiario.net che lo ha intervistato al meeting di Comunione e liberazione a Rimini.
Per l’ex presidente della Camera, al quale il Pd ha delegato la delicata gestione del conflitto Quirinale-pm di Palermo, quella che sta menando fendenti alla base del Colle non è un’armata Brancaleone ma un esercito ben organizzato in quanto all’attività tattica ma anche agli obiettivi strategici: «C’è un progetto politico portato avanti da diversi soggetti: Grillo, Di Pietro, il Fatto Quotidiano costituiscono uno schieramento politico mediatico che ha l’obiettivo di utilizzare i processi in corso contro il governo. Vogliono abbattere Napolitano e Monti, i due pilastri che hanno saputo mettere in carreggiata il paese. Un disegno che punta alla destabilizzazione del sistema politico italiano». Violante poi si è detto contrario ad ogni ipotesi di amnistia: «Io sono contrario all’amnistia perché è uno strumento per non affrontare il problema del sovraffollamento delle carceri italiane».
E questo è solo un assaggio della campagna elettorale. Tanto che il capogruppo dell’Idv al Senato, Felice Belisario, dice che «Violante continua a farneticare su complotti ma lui, responsabile del Pd per le riforme mancate, è un uomo al servizio dei poteri forti». Ma Belisario va anche oltre: «Violante con le sue dichiarazioni dimostra un’imbarazzante sintonia con Cicchitto sulla giustizia e sulla teoria del complotto. I due sono fatti l’uno per l’altro». La qual cosa, tuttavia, non dispiace a Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera: «È proprio vero che non bisogna mettere limiti alla provvidenza. Ma ho un solo dubbio che l’eccesso di caldo offuschi la lucidità di analisi di Belisario mentre la denuncia di Violante è cosa seria».
Dà ragione a Violante anche Roberto Rao (Udc): «Conosciamo bene il virus del populismo giudiziario, ma contro questo attacco oggi la politica può dare una risposta compatta e convincente. Occorre però mettere da parte le polemiche sul passato e respingere con fermezza le valutazioni personali e politiche di singoli magistrati autodefinitisi militanti della verità e della Costituzione».
Ma anche tra le toghe qualcosa si sta muovendo. I mal di pancia che da settimane serpeggiano nelle mailing list — in cui si notano alcuni interventi critici sull’esposizione mediatica del procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia — potranno avere uno sbocco anche nel forum online aperto da Magistratura democratica (la componente di sinistra dell’Anm) le cui domande di accesso sono molto semplici. È opportuno che un magistrato esprima esplicitamente idee politiche anche in manifestazioni di partito? O che si candidi in Parlamento o magari negli enti locali magari in quegli stessi luoghi in cui da pm ha indagato sui reati contro la pubblica amministrazione? Senza fare nomi è fin troppo evidente il riferimento a Ingroia e al pm Narducci che a Napoli è entrato e uscito dalla giunta De Magistris (anche lui ex pm).
In buona sostanza Md è pronta a rivedere le sue posizioni: «Tradizionalmente la corrente ha sempre sostenuto che nessun limite può esser posto alla libera manifestazione del pensiero del magistrato. Ma un quadro cambiato ci costringe a rivisitare l’idea che ciascuno di noi aveva maturato sui rapporti tra magistratura e politica e a chiederci se non debbano essere ripensati i limiti da osservare nella nostra comunicazione verso l’esterno».

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