Lavoreremo anche d’agosto

25 Lug 2012

Il senatore Enzo Bianco, di Catania, è il relatore Pd (insieme al Pdl Lucio Malan) nel Comitato ristretto della Commissione Affari costituzionali presieduta da Carlo Vizzini, e che ha il compito, da un mese, di avanzare ipotesi di soluzione per la riforma elettorale.

Con ogni probabilità, durante il mese di agosto un gruppo di lavoro di senatori dovrà esaminare, studiare, correggere e rendere condivise le proposte di modifica della legge elettorale, che proprio in queste ore i partiti della maggioranza  ‘strana’  stanno mettendo a punto faticosamente. Il senatore Enzo Bianco, di Catania, è il relatore Pd (insieme al Pdl Lucio Malan) nel Comitato  ristretto della Commissione Affari costituzionali presieduta da Carlo Vizzini, e che ha il compito, da un mese, di avanzare ipotesi di soluzione per la riforma elettorale. Incontro Bianco (ministro dell’Interno nel 2000-01, sindaco di Catania, proviene dal Pri di La Malfa) a palazzo Madama, in una pausa del dibattito. Mi dice: ” E’ vero pensiamo di lavorare anche ad agosto. Se necessario anche riunire la Commissione Affari costituzionali o il Comitato. Se ci sarà almeno un accordo sulle grandi linee della riforma, sarà necessario preparare un provvedimento articolato in norme definite, da presentare per la successiva approvazione ai senatori. Ci sarà anche da ridisegnare i collegi. Ed è un lavoro delicato, che richiede tempi non proprio brevi”.

Ma lei ritiene, quindi, che, nonostante le incertezze che tuttora dividono i partiti sul nuovo sistema elettorale, non  si tornerà a votare con il Porcellum? Almeno questa scelta è sicura o no?

” E’ fondamentale per la democrazia italiana superare la legge attuale, il Porcellum, con una riforma che sia almeno dignitosa. Potrebbe non essere la migliore in assoluto, dati i compromessi che sarà inevitabile fare per raggiungere un accordo con i membri di questo Parlamento. Non sarà quella legge elettorale che il Pd o le forze che si battono per la trasformazione del paese desiderano perché il provvedimento deve, ovviamente, avere il consenso del Pdl, che di questa maggioranza e di questo Parlamento è parte, anche numericamente, molto rilevante. Dobbiamo comunque correggere ed eliminare i gravissimi difetti del Porcellum per recuperare il rapporto democratico con gli elettori. Sappiamo bene che per l’opinione pubblica questo è un Parlamento di nominati: non è possibile votare ancora con questo sistema che delegittima tutti. Bisogna garantire la selezione della classe politica. Gli strumenti sono i collegi uninominali o le preferenze. Secondo me andremo verso un sistema misto, con una quota significativa degli eletti scelti nei collegi uninominali. Anche se io non condivido il manicheismo secondo cui solo le preferenze (che peraltro esistono nelle elezioni comunali e regionali) sono il male assoluto e portano corruzione. Ma preferisco i collegi uninominali. Poi ci vuole un premio di maggioranza, contenuto, del 10-15 per cento, che consenta alla prima e più forte coalizione presente alle elezioni, di garantire la governabilità. Inoltre una soglia di sbarramento è necessaria, perché ricordiamoci che con il Porcellum abbiamo fatto entrare in Parlamento forze politiche con il 2 per cento e anche meno, provocando la proliferazione dei microgruppi”.

Il referendum per far rivivere la precedente legge Mattarellum non è stato ammesso dalla Consulta, come ben si sa. Ma ora non sarebbe perfino possibile approvare ex novo in Parlamento il Mattarellum, invece di fare complicate invenzioni di nuove leggi elettorali?

“La mia posizione personale, come esponente del Pd e anche come presidente dell’associazione LiberalPd, è favorevole al sistema di collegi uninominali a doppio turno alla francese. Ma le confesso che, sempre a titolo personale, dopo questa ipotesi, la mia scelta va proprio al Mattarellum. Ho anche raccolto le firme per il referendum l’estate scorsa. Quindi se, per un motivo o per l’altro, non si riuscirà a raggiungere nelle prossime settimane un’intesa sul nuovo sistema elettorale condiviso, probabilmente l’idea di tornare a votare col Mattarellum non sarebbe da respingere a priori. In Parlamento potremmo approvare una legge non di tre righe, ma di tre pagine, che riproponga la vecchia legge, così com’era in vigore. Esistono già delle proposte di colleghi in questo senso. Per esempio, l’Idv è favorevole, mentre l’Udc è contrario. Una riflessione si potrebbe fare, ripeto come extrema ratio”.

Per concludere: secondo lei quali sono i tempi di approvazione parlamentare della riforma elettorale che state elaborando?

“Entro la fine di settembre in Senato ed entro il 31 ottobre alla Camera”

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