Sono un’anziana ex-insegnante che ha scoperto la politica negli anni cinquanta leggendo “Politica”, il foglio di Nicola Pistelli così vicino al mondo e allo spirito di Giorgio La Pira; e da allora ho sempre cercato nella politica quel respiro.
Se la lettera di Sandra Bonsanti su la Repubblica del 19 luglio, per quanto opportuna, non mi è sembrata all’altezza di altre sue prese di posizione, la risposta di Renzi è veramente deludente per la superficialità e l’arroganza che esprime. Renzi vuole insegnare alla Bonsanti (come se ne avesse bisogno!) che non è democratico considerare nemico l’avversario politico: ma davvero non si accorge che Berlusconi non è un “normale” avversario portatore di una visione politica alternativa? E’ un imprenditore, con un armadio pieno zeppo si scheletri, sceso in campo con la strapotenza dei suoi soldi e delle sue TV, per risolvere i suoi problemi economici e giudiziari: ricorda Renzi che Berlusconi voleva Previti (dico: Previti!) come ministro della giustizia? che fin dall’inizio ha riempito camera e senato con i suoi avvocati, i suoi tributaristi e i suoi dipendenti? che quando ha capito che avrebbe perso le elezioni si è fatta costruire la legge “porcata” per vanificare la vittoria degli avversari? (perché la disgregazione del governo Prodi, che Renzi giudica con disprezzo “vergognosa”, è conseguenza diretta di quella “porcata”). Renzi ricorda con quanta cura Berlusconi, attraverso Sacconi e Tremonti, ha smontato i dispositivi per le liberalizzazioni, per la sicurezza sui luoghi di lavoro, contro l’evasione fiscale predisposti con tanta fatica dal governo Prodi?
Renzi poi motiva il suo anti-antiberlusconismo col fatto, per lui sicuro, che per vincere le future elezioni serviranno i voti degli ex-berlusconisti. Non si è accorto che il primo partito in Italia è quello dell’astensione? E’ lì che si devono cercare i voti, rimotivando e convincendo chi ha perso fiducia nella possibilità di un centro-sinistra davvero riformista. E questo non si fa sovrapponendo il problema delle primarie agli esiti di una assemblea che poteva davvero essere un momento di rilancio programmatico e di aggregazione: Mattei, come la Concia, ha solo cercato e ottenuto visibilità per sé.
Infine, prima di una lunga e retorica apologia di sé e della sua amministrazione, condita con sarcasmo e disprezzo per i “bonsantiani”, Renzi imputa alla insufficiente autorevolezza e credibilità della sinistra il fatto che sia stato necessario ricorrere alla “supplenza tecnica del governo Monti” invece che ricorrere alle elezioni, come altrove in Europa: davvero non si rende conto che, dovendo votare ancora con la legge “porcata”, per vincere sarebbe stata indispensabile una nuova Unione-ammucchiata destinata a vita breve e tormentata? quanto di peggio di fronte alla crisi del paese, alle aspettative della UE, alle minacca dei mercati.
Dispiace che un giovane sia così “vecchio”. Ma voglio sperare che, almeno a Firenze, lo spirito di La Pira continui a soffiare, a ispirare, a rinnovare.
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