Una firma per chiedere di sapere

19 Lug 2012

C’è grande attenzione in questi giorni per l’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia. Ed è quanto mai opportuno. Da anni invece è caduta l’attenzione su qualcosa che è stato molto più di una trattativa, il rapporto stretto tra il neofascismo, interi settori dei servizi segreti e la Loggia P2. A differenza di quanto accade in Sicilia qui ci sono sentenze definitive che lo affermano con certezza. Si pensi a quella sulla strage del 2 agosto dove è certificato da una decina di anni di carcere il ruolo avuto dai vertici (i vertici, non qualche agente infedele) del servizio segreto militare, allora si chiamava Sismi, faccendieri ben inseriti nei gangli vitali dello Stato come Francesco Pazienza e Licio Gelli.

Si dirà: non se ne parla più proprio perchè tutto questo è acquisito, pacifico. Non è più cronaca, è storia.

Per certi versi è vero, ma accontentarsi di quelle certezze, sia pure importanti, sarebbe un errore. L’indagine sulla trattativa Stato-mafia cerca di alzare il velo sul ruolo giocato dalla politica e dalle istituzioni nei misteri siciliani. Un ruolo che nel caso delle stragi appare evidente sul piano storico, molto meno su quello delle responsabilità individuali.

E’ pensabile infatti che i capi del Sismi potessero agire indisturbati inquinando le indagini e depistando i magistrati senza godere di una copertura? Di un “mandato”? Che un personaggio come Francesco Pazienza potesse svolgere il ruolo sostanziale di capo del servizio segreto militare senza avere alcuna investitura formale? Gli ufficiali che organizzavano un finto attentato ai treni per coprire i veri autori della strage del 2 agosto agivano per conto proprio? E con quale fine? O agivano, com’è più probabile, secondo le indicazioni di qualcuno “più in alto”. Quel “qualcuno” non è stato mai individuato, nonostante anni di indagini. E le domande rimaste senza risposta sono un buco nero ancora aperto per la democrazia italiana, grande almeno quanto quello di Cosa Nostra.

Per questo è importante l’iniziativa di Libertà e Giustizia “Processare lo Stato infedele” che raccoglie le firme sotto un appello in cui si chiede che le celebrazioni per il prossimo anniversario del 2 agosto servano a rompere il silenzio e le ipocrisie che hanno coperto la verità. A volte si pensa che una firma non serva a nulla, ma non è così.

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