LeG a Bersani: segni concreti e non segnali

03 Lug 2012

Vogliamo segni concreti e non segnali, questa la prima richiesta di Zagrebelsky a Pier Luigi Bersani, ospite di LeG il 29 giugno a Milano per discutere di partiti e antipolitica. La società civile chiede ascolto, sottolinea Sandra Bonsanti, in un periodo drammatico sul piano economico e istituzionale e di progressiva sfiducia nei partiti e comunque per società civile tutti gli storici del pensiero politico intendono la “cittadinanza attiva”, cioè tutti quei cittadini che si organizzano per il bene comune.Ascolta la registrazione di Radio Radicale – Guarda i video di Repubblica: Trattare la legge elettorale e Bersani sul finanziamento ai partitiGuarda le foto

Vogliamo segni concreti e non segnali, questa la prima richiesta di Zagrebelsky a Pier Luigi Bersani, ospite di LeG il 29 giugno a Milano per discutere di partiti e antipolitica. La società civile chiede ascolto, sottolinea Sandra Bonsanti, in un periodo drammatico sul piano economico e istituzionale e di progressiva sfiducia nei partiti. Per società civile tutti gli storici del pensiero politico intendono la “cittadinanza attiva”, cioè tutti quei cittadini che si organizzano per il bene comune, che chiedono ascolto con umiltà e senza arroganza, anche perché spesso la società civile non è migliore della politica. Ne abbiamo avuto prova quando a Libertà e Giustizia e ad altre associazioni sono stati chiesti due nominativi da proporre per il CdA Rai. Decine e decine di curricula arrivati da “postulanti” che si considerano il migliore dei candidati possibili. La società civile ha le stesse pressioni e gli stessi giri di quella politica. Ma ci sono ottime persone nell’uno e nell’altro campo, bisognerebbe appunto metterle insieme e farle collaborare per venire incontro alle giuste richieste dei cittadini, per recuperare la fiducia persa nei partiti.

Quando chiedo agli studenti delle ultime classi, racconta il presidente onorario di LeG, chi di voi uscendo dal liceo pensa di dedicare il proprio tempo alla politica, alzano la mano in due, al  massimo in tre. Stiamo perdendo due generazioni, allontanate dai fenomeni di corruzione. Anche Bersani, fa le medesime riflessioni, e, all’obiezione che la politica non sa più produrre sana ideologia, risponde che oggi l’esaltazione di ideali forti suona retorica. Come faccio a parlare di “lavoro” a un’assemblea di operai la cui fabbrica sta chiudendo? E come si possono vincere le elezioni chiedendo a tutti di pagare le tasse? Magari dicendo che chi non paga le tasse perde il diritto al voto, propone tra gli applausi Zagrebelsky.

Sandra Bonsanti legge al segretario del Pd le tantissime domande arrivate da soci e amici, sul rinnovamento del partito, sulla richiesta di cambiare la struttura dei vertici, sul finanziamento pubblico, sugli scandali Lusi e Penati, sulle prossime alleanze.
Una legge sui partiti non c’è, spiega il segretario, perché il Pd è l’unico soggetto presente in Parlamento a definirsi tale. Gli altri sono partiti personalistici o con nomi stravaganti, non c’è obbligo di registrarsi come tali. Potreste farla comunque per voi questa legge, obietta Zagrebelsky, come anche potreste, nel caso resti in campo il Porcellum per le prossime elezioni, mettere in lista solo persone meritevoli, scartando quelle già scalfite da sospetti e da incrostazioni di potere autoreferenziale. E anche se è apprezzabile e rispettoso della Costituzione il fatto che nel simbolo del Pd non ci sia né il nome né il volto del segretario, ciò non basta a sedare le nostre preoccupazioni visto che alcuni esponenti del Pd danno segnali di inquietante apertura nei confronti della proposta presidenzialista lanciata dal Pdl. Il presidenzialismo in salsa italiana  potrebbe essere pericolosissimo è un’idea vecchia e golpista, e anche la bozza Violante non ci piace, aggiunge la presidente di LeG. Che propone però al segretario di continuare la collaborazione avviata con il suggerimento dei due consiglieri Rai, Colombo e Tobagi. Un ascolto reciproco e costruttivo, anche se, sottolinea Bonsanti, noi non chiediamo niente per noi.

Il segretario del Pd accoglie volentieri l’invito e ribadisce che il Pd è come un bambino piccolo che deve crescere e che, comunque, il  partito è solo uno strumento, il fine è il nostro Paese.

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