Diritto e Donna: “Diritto e Rovescio” di storie vissute

25 Giu 2012

La sintesi dell’incontro che si è svolto a Palo del Colle (Ba), grazie alle 4 associazioni promotrici, LeG Bari, POIEIN, Laboratorio di politica nato per volontà di dottori e dottorandi in “Dinamiche formative ed educazione alla politica” dell’Università “Aldo Moro” di Bari; Il teatro della fede di Grottaglie che ha messo in scena una rappresentazione della storia di Santa Scorese vittima di stalking a soli 23 anni nel 1991; l’associazione Amici di Santa, impegnata nel diffondere la storia della vittima

Un incontro….un vero incontro di persone, di voci e narrazioni…un vero incontro aperto e dialogico quello che si è realizzato venerdì 15 giugno, alle ore 19.00, nel salone teatro della parrocchia dello Spirito Santo, a Palo del colle in provincia di Bari.
“Diritto e Rovescio di storie vissute”, il titolo voluto per questa occasione, desiderata e realizzata attraverso la collaborazione fra 4 diverse associazioni: il Circolo di Bari – Libertà e Giustizia; POIEIN, Laboratorio di politica nato per volontà di dottori e dottorandi in “Dinamiche formative ed educazione alla politica” dell’Università “Aldo Moro” di Bari; Il teatro della fede di Grottaglie che ha messo in scena una rappresentazione particolarmente realistica e toccante della storia di Santa Scorese vittima di Stalking a soli 23 anni a Palo del colle nel 1991; l’associazione Amici di Santa, naturalmente impegnata nel diffondere la storia della vittima al fine di informare e ridurre un fenomeno in espansione.
Al tavolo a cercare di dirimere questioni sempre più attuali e difficili da chiarire sotto numerosi aspetti: Guglielmo Rosato, coordinatore del circolo LeG di Bari, Rosa Maria Scorese, sorella della vittima di cui si è fatta narratrice e memoria; il dott. Antonio Gagliardi, che coraggiosamente si è fatto portatore di possibili interpretazioni giuridiche rispetto all’argomento, sottoponendosi e affrontando critiche e attacchi provenienti da una platea infervorata e particolarmente critica rispetto all’argomento trattato; Maria Lorenza Vitucci, nelle vesti di moderatrice e rappresentante dell’associazione Poiein, che di volta in volta ha cercato di riportare all’oggetto in discussione, evitando possibili derive e scenari che avrebbero potuto aprirsi di fronte ad un argomento che offre molteplici possibilità interpretative, soprattutto rispetto al d.l. del 2009, tradotto in legge in condizioni di particolare emergenza quali furono le violenze avutesi dal 2007, nel pieno stile della produzione giurisprudenziale italiana.
Il problema riguardante la legge sullo stalking è da rinvenire nella formulazione o nella difficoltà applicativa? Tale legge si può considerare completa e soddisfacente? Ha natura esclusivamente punitiva o anche rieducativa? Ha carattere giustizialista o garantista?…Queste solo alcune delle domande che sono emerse durante la discussione e alle quali si è provato a dare risposa attraverso un rinvio continuo fra astanti e relatori. Il rischio più grande sta però nel demandare la soluzione e la discussione all’ambito giurisprudenziale accantonando gli aspetti umani della questione, umani come le persone coinvolte da una parte e dall’altra. Fra questi due aspetti ha giocato l’interpretazione teatrale della Storia di Santa da parte del regista Alfredo Traversa, una rappresentazione che è riuscita a mostrare non solo l’umanità attraverso le figure di Santa e di suo padre Piero (poliziotto che più volte avrebbe potuto farsi giustizia da solo, anche la sera in cui vide cadere sua figlia trafitta da 13 coltellate, ma che ha sempre voluto conservare la propria fede nella giustizia, pur non avendogli quest’ultima reso mai un buon servizio) ma anche la dis-umanità dell’aguzzino e assassino di Santa, attraverso la lettura di una delle tante lettere farneticanti di un uomo che seppur difficile da capire e da perdonare, anche dopo il suo ingiustificabile atto, è stato abbandonato a se stesso e a strutture che in realtà non si “prendono cura”di uomini che nonostante tutto, come società che voglia definirsi civile, devono continuare ad essere considerati come tali. L’umano non può essere subordinato ai dati delle questure, non può essere decretato solo attraverso le definizioni degli psicologi e designato da norme giuridiche. Una società che voglia dirsi veramente civile non può dimenticarsi degli UOMINI, siano essi vittime o carnefici; una società che voglia definirsi civile ha bisogno di modelli e non di eroi perché in una società che voglia veramente dirsi civile “ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, il possibile bene che un atto eroico (di valore universale) può generare non è tanto dovuto all’iniziativa dei pochi che operano, quanto all’indifferenza, all’assenteismo dei molti. Ciò che avviene, non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, quanto perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia fare…” (Cit. Antonio Gramsci, Odio gli indifferenti).

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