Colombo e Tobagi Il Pd manda in Rai la società civile

19 Giu 2012

Tre associazioni hanno dato i loro nomi per il cda Rai: Gherardo Colombo e Benedetta Tobagi. Le donne di «Se non ora quando» hanno fornito altri sei nomi, in comune con le altre tre associazioni hanno indicato solo Benedetta Tobagi. Questo per quel che riguarda le candidature che verranno avanzate dal Pd. Ma anche il Pdl ha la propria rosa di nomi. Per non parlare di chi ha deciso di fare da sé. Alle sette e mezza di ieri sera negli uffici della commissione di Vigilanza della Rai erano arrivate 193 candidature e, al contrario di quello che è avvenuto dieci giorni fa con le nomine delle Authority, stavolta il mondo politico sembra volersi muovere diversamente. Il presidente della commissione, Sergio Zavoli, ha annunciato di voler dare ancora tre giorni di tempo per leggere i curricula arrivati e quindi la commissione dovrebbe riunirsi lunedì prossimo e non giovedì per il voto. «Trovo questa partecipazione un atto di fiducia da parte della società civile, perché quasi tutte provengono da lì. Qualcosa è cambiato. C’è un’Italia che sta muovendosi in una direzione incoraggiante», spiega Zavoli.

Si avvia a conclusione, insomma, la travagliata vicenda del rinnovo del cda della Rai voluto dal governo Monti. Mercoledì scorso il segretario del Pd Pierluigi Bersani aveva modificato quello che sembrava un percorso ormai consolidato scrivendo una lettera a quattro associazioni della società civile (Libertà e Giustizia, Libera, Comitato per la libertà e il diritto all’informazione, Se non ora quando). Dopo un iniziale disorientamento, ieri le associazioni si sono incontrate ed hanno deciso come rispondere.

Gherardo Colombo e Benedetta Tobagi, quindi, è stata la scelta mentre le donne di «Se non ora quando» hanno voluto seguire un percorso in parte diverso. Hanno scritto una lettera a Sergio Zavoli per chiedere rispetto della parità di genere nel nuovo Cda e hanno indicato «una rosa di candidate di alto profilo professionale e sensibili ai temi della cittadinanza delle donne e della democrazia paritaria» che comprende Dacia Maraini, Chiara Saraceno, Lorella Zanardo, Flavia Nardelli, Benedetta Tobagi ed Evelina Christillin. Mentre il Pdl starebbe per indicare la sua terna: Gianpaolo Rossi, Rubens Esposito e Antonio Pilati.

Nomi a parte, le associazioni hanno chiarito che «si tratta di una iniziativa di emergenza che deve preludere ad un cambiamento radicale dell’intero sistema dell’informazione italiana». E quindi chiedono l’apertura «immediata» di un confronto per «difendere la libertà d’informazione contro ogni bavaglio, di superare rapidamente la legge Gasparri, di approvare una legge sul conflitto d’interessi e di dare avvio ad una nuova gestione della Rai in vista della sua riforma».

«Sono felice di fare questa nuova esperienza in Rai», commenta Gherardo Colombo. Nessun rapporto con Bersani – conferma – ho avuto contatti solo con le associazioni. Ma il Pd è un partito con molte anime. Se Pierluigi Bersani spiega di essere «orgoglioso» di sostenerli e di volerne rispettare «l’assoluta indipendenza». Ma ci sono anche quelli come Giorgio Merlo, vicepresidente in commissione Vigilanza, che sottolinea l’importanza del documento messo a punto sull’argomento dalle associazioni cattoliche.

Daniela Brancati, ex direttrice del Tg3, non fa mancare la sua stima ai candidati indicati dalle associazioni ma si aspetta ora, ironicamente, la direzione del tribunale di Milano. Critico Mario Adinolfi, al primo giorno da deputato ma che comunque dal Pd è uscito lo scorso settembre riconsegnando pubblicamente la tessera. Accusa Bersani di «confusione», perché dopo aver «ragionato per decenni sulle competenze ora abbiamo voluto inseguire Grillo sulla società civile».

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