Difendere la Costituzione: Necessità? L’ultima delle illusioni?

18 Giu 2012

Da quando ci si è accorti, nonostante il silenzio dei partiti e dei media, dei lavori in corso in Parlamento per “riformare” in modo drastico – di nuovo – la Costituzione, molte voci si sono levate, per informare e per mettere in discussione

Da quando ci si è accorti, nonostante il silenzio dei partiti e dei media, dei lavori in corso in Parlamento per “riformare” in modo drastico – di nuovo – la Costituzione, molte voci si sono levate, per informare e per mettere in discussione.

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Il Convegno dei Comitati Dossetti per la Costituzione il 12 maggio scorso a Bologna, con giuristi e costituzionalisti che hanno avanzato dubbi, perplessità o radicale dissenso. Unica voce a favore quella del senatore Vitali. Ma, del suo intervento, ricordo solo questo concetto: con l’antipolitica crescente i partiti debbono battere un colpo, debbono pur fare qualcosa. Ma “che cosa”? Passare dalla Repubblica parlamentare al premierato forte, alla Repubblica presidenziale, al rafforzamento dei poteri del governo? In questi angosciosi anni berlusconiani, quali sono le leggi che Berlusconi non ha potuto fare, e in fretta? Per non dire di esiti referendari del tutto chiari – come quello del 2006, che ha bloccato lo stravolgimento della Costituzione, o quello per l’acqua pubblica del 2011 – che l’attuale “sistema” politico sta cercando di vanificare. Ulteriore conferma che un grave svuotamento della democrazia – come l’abbiamo conosciuta dal dopoguerra ad oggi – è in atto.

Il recente appello di 12 giuristi e costituzionalisti che, in sostanza, dice: fermatevi, non potete procedere nelle attuali condizioni e con queste modalità ad alcuna riforma costituzionale. Limitatevi a porre rimedio all’incostituzionale Porcellum, con una nuova legge elettorale rispettosa della volontà popolare, come la raccolta di firme dello scorso anno ha dimostrato, con quasi un milione e mezzo di firme raccolte.

Anche a Ravenna, promosso dai Comitati in Difesa della Costituzione  della provincia, da ARCI, da Libertà e Giustizia e dal Movimento Federalista europeo, con tante altre importanti collaborazioni, l’8 giugno scorso abbiamo creato uno spazio pubblico di informazione, discussione, confronto.
Avevamo invitato la costituzionalista Lorenza Carlassare, il senatore Idv Pancho Pardi, Ceccanti e Vassallo, che non hanno potuto accogliere l’invito, e l’on. Gabriele Albonetti, deputato locale del Pd, che aveva accettato. Ma si è ammalato il giorno stesso. Peccato. Non è facile, ormai, confrontarsi con i Partiti.
Mi auguro che almeno Zagrebelsky e Bonsanti ci riescano, nell’incontro con Bersani il prossimo 29 giugno a Milano.
Ma la serata ravennate ha dimostrato due cose: che la pubblica opinione (la sala era più che piena) ha sete di informazione e che non intende più dare deleghe in bianco.
Carlassare e Pardi
hanno chiarito le loro posizioni fortemente critiche in merito alla riforma in atto, le stesse sentite a Bologna.
La nostra Costituzione ha disegnato una Repubblica dei cittadini e affidato ai partiti un ruolo “democratico” di mediatori; dovrebbero, cioè, facilitare la partecipazione dei cittadini. E il Parlamento dovrebbe essere il luogo privilegiato della mediazione di interessi anche divergenti. In una Repubblica parlamentare, come è quella italiana, non può essere che così.
Ma oggi stiamo vivendo una democrazia dei cittadini o dei partiti?
La Costituzione va adeguata per consentire a chi governa di governare comunque, o vale la pena governare attuando la “attuale” costituzione?
Il mondo, per come sta andando, non  solo in Italia, ci può consentire il lusso di tenerci questa Costituzione? O dobbiamo adeguarla allo svuotamento democratico in atto? Nodi cruciali, soprattutto in questo nostro paese, dove la Costituzione è stata applicata poco e male anche in periodi storici meno dirompenti.

La nostra conclusione, a Ravenna almeno, è di “resistere” nel volere una Repubblica dei cittadini e una Repubblica con governo parlamentare. Vorremmo capire meglio – come ha chiesto in un efficace intervento Alessandro Messina – le ragioni dei partiti che, evidentemente pessimisti, pensano che sia impossibile, in Italia, governare con il consenso, e ritengono quindi necessario rafforzare il potere di chi governa, cambiando anche la Costituzione e la natura della nostra Repubblica.
Ma la vera priorità non sarebbe invece – fatta una legge elettorale costituzionalmente orientata.- “riempire” il Parlamento – anche con una forte riduzione del numero dei parlamentari, unico segnale accettabile, anche se ambiguo nelle sue ragioni – di persone, donne e uomini, all’altezza della Costituzione, e di valore umano, culturale, politico non inferiore a quello delle e dei Costituenti, pur in un contesto storico mutato?
E’, questa, l’ultima delle illusioni, perché l’antropologia culturale e politica diffusa nei partiti, oltre che nella società, è talmente difforme dalla Costituzione che è più facile e realistico cambiare la Costituzione anziché cercare di attuarla?
E come rispondere a chi – anche nella opinione pubblica attenta e partecipe – fa notare che difendere la Costituzione è assai problematico, visto che la realtà italiana ne è già fuori, nelle leggi, nel mondo del lavoro, nello svuotamento di molti diritti, nella mortificazione della scuola pubblica, nell’indebolimento del welfare, ormai, in molte realtà italiane, residuale e assistenziale?
Tutti temi che sono stati affrontati nella serata ravennate, sia da Carlassare e Pardi che nell’intenso dialogo fra relatori e pubblico presente.

Temi che abbiamo in buona misura sentito risuonare anche nell’incontro promosso a Roma, il 12 giugno, dall’Associazione nazionale “Salviamo la Costituzione”, sia nella commemorazione del nostro rimpianto presidente, Oscar Luigi Scalfaro – dal quale abbiamo tutte e tutti imparato che non si debbono fare solo le battaglie che siamo sicuri di vincere, come ha ricordato Sandra Bonsanti, e che perseveranza e fiducia non debbono mai venire meno, neppure nei momenti più duri – che, a seguire, nel seminario di approfondimento sulle riforme costituzionali in discussione al Senato.
Valerio Onida e Alessandro Pace, presidente del Comitato scientifico della Associazione, hanno espresso senza mezzi termini un netto dissenso, con argomenti di forma e di sostanza, che l’Associazione valuterà nel direttivo già convocato per il prossimo 19 giugno. Lo stesso Bassanini, più aperto a ipotesi di riforma, ripropone comunque, come prioritaria, la messa in sicurezza della Costituzione con una modifica dell’art.138, per rendere sempre possibile il ricorso al Referendum. Un passo dell’intervento di Bassanini ha rafforzato in noi interrogativi già emersi nel convegno ravennate. Bassanini ci dice che le attuali riforme sarebbero una “razionalizzazione difensiva”. Credo valga la pena chiarire. I partiti hanno, a mio avviso, il dovere civile e politico di farlo. Da cosa va difesa la Repubblica? Da mali peggiori di quelli che abbiamo visto in questi drammatici e interminabili anni? La disperazione sociale crescente ci fa disperare di potere chiamare a raccolta il “popolo sovrano” per difendere “questa” democrazia parlamentare? Allora, i partiti che indicano la prossima come una legislatura “costituente”, quale Repubblica intendono disegnare? Intendono riscrivere del tutto la Costituzione?
E come va eletta una assemblea costituente, se non a suffragio universale rigorosamente proporzionale?

In ogni caso la Costituzione, senza dubbio alcuno, va mantenuta nelle mani del popolo, che deve dire l’ultima parola, e nelle coscienze di chi è in Parlamento, senza vincolo di mandato. Già sappiamo che l’on. Zampa, deputata Pd di Bologna, non intende dare il suo sostegno a queste modifiche costituzionali, e, sempre in occasione del seminario del 12 giugno, sia Bachelet che Zaccaria, deputati Pd, hanno resa pubblica la loro intenzione di non votare le riforme costituzionali se saranno mantenute le caratteristiche fino ad oggi configurate.

Vedremo.

* Comitato in Difesa della Costituzione di Ravenna


 

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