Vorrebbero passare sulla testa dei cittadini a otto mesi dal termine della legislatura

06 Giu 2012

Caro direttore,
la Costituzione è la carta fondamentale della Repubblica: i suoi valori sono più che mai attuali. Sottolinearlo non è un atto dovuto, più o meno retorico: da troppi anni la Costituzione subisce attacchi espliciti e logoramenti interni, tesi a indebolirla. Spesso le debolezze delle alleanze politiche e dei governi cercano un alibi e si inventano vie d’uscita nella messa in discussione della Costituzione. È un serio errore. Naturalmente ciò non significa che la Costituzione sia immodificabile: essa stessa indica nell’articolo 138 le vie per farlo.
 La sua seconda parte, relativa all’organizzazione dello Stato, ha bisogno di aggiornamenti e innovazioni: si tratta di definirli e realizzarli con un ampio consenso, non con le sole maggioranze del momento, e soprattutto non facendo venir meno la coerenza con i suoi valori guida. La proposta del semipresidenzialismo, avanzata da Berlusconi e Alfano, ha due difetti che la rendono ora impraticabile: arriva fuori tempo massimo e soprattutto passa sopra la testa dei cittadini italiani.
 Una modifica radicale nella forma dello Stato richiede, a nostro giudizio, un mandato preventivo, dal momento che la Costituzione è dei cittadini, non dei partiti. Non è accettabile l’idea di introdurre il semipresidenzialismo attraverso alcuni emendamenti, a meno di otto mesi dal termine della legislatura. L’elezione diretta del Presidente della Repubblica comporterebbe una profonda riorganizzazione degli equilibri tra i poteri dello Stato.
 Un solo esempio: il Presidente della Repubblica, essendo capo di un governo e non avendo più una funzione di garanzia, non potrebbe presiedere il Consiglio Superiore della Magistratura. Inoltre, lo stesso segretario del Pdl riconosce che manca in Italia una legge seria sul conflitto d’interessi. In 8 mesi si farebbe dunque più di un miracolo, ciò che è stato negato o non affrontato per anni.
 In queste settimane, in Parlamento, si sta discutendo una proposta di riforma costituzionale che prevede la riduzione del numero dei senatori e dei deputati, l’avvio del superamento del bicameralismo perfetto, il rafforzamento del governo parlamentare. Se vi è la volontà di mettere in campo il presidenzialismo occorre, per serietà, limitarsi a ridurre il numero dei parlamentari e ad approvare una legge elettorale che superi il Porcellum. Noi che siamo per un governo parlamentare forte, chiediamo a quanti legittimamente sostengono il semipresidenzialismo di essere coerenti almeno nelle procedure.
 Spetterà al nuovo Parlamento individuare strumenti idonei a fare esprimere la volontà dei cittadini anche introducendo con legge costituzionale l’istituto del referendum propositivo. Se si dovesse attuare il semipresidenzialismo non sarebbe davvero da escludere l’elezione, con il proporzionale, di un’Assemblea o Convenzione costituente. In ogni caso la nostra Costituzione non è scambiabile con niente, neppure con la legge elettorale che più ci sta a cuore: essa esprime i valori che tengono unito e danno futuro in Europa al nostro paese.

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