Politica e Giustizia

01 Giu 2012

Un incontro su Politica e giustizia si è tenuto lo scorso 25 maggio all’Università di Bari ‘AldoMoro’. Quello che, non solo i magistrati, ma tutti noi cittadini vogliamo evitare è il controllo politico della giustizia. Sulle proposte di legge in corso bisognerà che anche come pubblica opinione ci sia il più alto livello d’attenzione.

Un incontro su Politica e giustizia si è tenuto lo scorso 25 maggio all’Università di Bari ‘AldoMoro’. Il seminario è stato promosso dal circolo Libertà e Giustizia di Bari e dall’associazione POIEIN in collaborazione con il dottorato di ricerca in Dinamiche formative ed educazione alla politica della stessa Università.
I lavori, introdotti da un saluto inviato da Gustavo Zagrebelsky che ha valorizzato l’ethos del giudice e il superamento di una logica meramente burocratica, sono proseguiti con Vittorio Martusciello Procuratore Generale di Napoli e Alberto Maritati già Magistrato e Senatore del PD. I due relatori hanno trattato la questione vedendone i complessi aspetti sia dal punto di vista  interno alla magistratura, sia da quello del più ampio sfondo sociale e culturale.
In particolare  il Dott. Martusciello ha approfondito l’architettura dei principi fondamentali valorizzando il principio dell’autonomia della magistratura, base di un sistema democratico e tutela dei diritti di ogni cittadino.
L’attenzione ai problemi aperti del nostro tempo ha portato il Procuratore Generale di Napoli – che ha ricordato tra l’altro la situazione drammatica di un milione di procedimenti aperti in Campania in presenza di una scarsità di organici – a chiedere alla politica di trovare sistemi che snelliscano i processi, ripensino il sistema degli appelli, rivisitino i sistemi di impugnazione abbandonando le proposte, definite “da incubo”, relative alla prescrizione breve e al sistema delle intercettazioni.     Importante è superare il sistema attuale che si configura in termini di dispersione più che di garanzie e mettere il nostro Paese in condizioni di esercitare al meglio la giustizia.
Martusciello ha richiamato le deviazioni purtroppo esistenti del potere politico e di quello giudiziario vedendo le possibilità di difesa attraverso rimedi esterni, agendo sul piano normativo, e rimedi interni basati, per quanto riguarda la magistratura, su quella che è stato giustamente definita la ‘sfida della professionalità’.
L’analisi è proseguita con il contributo del Senatore Maritati che ha precisato come il conflitto politica-giustizia non sia  espressione di questi nostri anni ma abbia radici antiche. Quello che purtroppo in questi anni si è notato, ha richiamato Maritati, è stato un attacco continuativo alla magistratura e alla stampa: cardini di un sistema democratico. La stessa accusa di ‘politicizzazione’ della magistratura è stata considerata come strumentale a un disegno di indebolimento della credibilità del giudice. In effetti – ha osservato Maritati –  non c’è niente di più politico della legge che viene messa in mano ai magistrati e che questi devono applicare. Il caso della normativa che riguardava il delitto d’onore  ne è un esempio significativo.
Anche per Maritati il centro del discorso si ritrova nella necessità di un’alta professionalità del magistrato. “Un magistrato ignorante è un pericolo per il singolo e la società”. Un pericolo che va accuratamente evitato a salvaguardia della democrazia.
Una professionalità fatta di saperi, di competenze, di deontologia che viene richiesta non solo ai magistrati ma ad ogni componente di una società che voglia qualificarsi  come civile.
Quello che, non solo i magistrati, ma  tutti noi cittadini vogliamo evitare è il controllo politico della giustizia. Sulle proposte di legge in corso bisognerà che anche come pubblica opinione ci sia il più alto livello d’attenzione.
Momenti di riflessione come questo aiutano a non dimenticarlo.

* Luisa Santelli Beccegato è docente presso l’Università di Bari “Aldo Moro”

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