Ecco perché da oggi si cambia

21 Mag 2012

Davanti all´ulivo dei Georgofili, in mezzo ai ragazzi dell´antimafia, uno di loro mi ha chiesto e io ho risposto: lassù erano le finestre di Nadia e Caterina Nencioni. Nadia aveva nove anni e Caterina sette settimane. Leggi anche il primo messaggio di LeG, il contributo di Elisabetta Rubini e il comunicato stampa del circolo di Lecce. L’appello di LeG ai genitori.

Davanti all´ulivo dei Georgofili, in mezzo ai ragazzi dell´antimafia, uno di loro mi ha chiesto e io ho risposto: lassù erano le finestre di Nadia e Caterina Nencioni. Nadia aveva nove anni e Caterina sette settimane. Sono morte insieme ai loro genitori in quella parte che è crollata…da questo lato invece abitava Dario Capolicchio, che studiava a Firenze e morì bruciato davanti alla sua fidanzata Francesca. 300 chili di tritolo. Una strage di mafia, ma i mandanti esterni ancora non si conoscono…
Vent´anni fa. Era maggio, anche allora. Mi ascoltano. Poi c´è il minuto di silenzio e dentro di me penso a quanti altri di questi minuti abbiamo fatto, noi che le abbiamo vissute tutte o quasi tutte per raccontarle sui nostri giornali, le stragi di mafia e quelle del terrorismo fascista. Le stragi di Stato come si chiamavano giustamente un tempo. Mettiamoli insieme, quei minuti di silenzio, e fanno ore della nostra vita. Abbiamo continuato a chiedere giustizia, molti di noi, ma abbiamo fallito. E ora questi giovani ci guardano in modo strano: perché, ci chiedono, non siete stati più bravi, perché non avete costretto a dare una risposta? In fondo siete riusciti persino a inseguire i criminali nazisti , autori delle stragi del ´43 e del ´44, del ´45…qualche volta li hanno trovati e processati.
Hanno ragione. E non abbiamo risposte sul perché noi italiani abbiamo accettato che si consolidassero i silenzi di Stato, che gli armadi della vergogna, custoditi da servi fedeli, restassero blindati. Ci siamo arresi, per stanchezza, per non disturbare troppo i politici che sapevano e sanno e che non si sono disturbati affatto. Anzi. Il loro turbamento se c´è stato fu nascosto abilmente da maschere impenetrabili.
Ma ora qualcosa è cambiato. Quella di oggi è insieme la stessa storia ma è anche un´altra storia. Allora, vent´anni fa, i bambini e i giovani sono morti per caso, nelle piazze d´Italia, nelle stazioni, sui treni, insieme agli altri. Non erano loro l´obiettivo da colpire.
Oggi invece chiunque abbia azionato quel telecomando ha scelto di uccidere i ragazzi. Sono loro il bersaglio. E´ attraverso il sangue di Melissa e delle ragazze ferite che manda messaggi ai suoi interlocutori.
Per questo, da oggi si cambia. Anche noi che abbiamo fallito non possiamo tirarci indietro. Oggi i silenzi devono finire e la nostra voce, la voce di tanti italiani insieme, giovani e vecchi, deve spezzare l´omertà e non spegnersi nella rassegnazione.
Oggi i giovani sono stati individuati da un nemico come i più “pericolosi”, perché hanno la forza dell´intransigenza. Si cerca di far loro paura, ammazzandoli.
A noi tocca pretendere il rispetto della Costituzione, che nessuno cerchi di stravolgerla in maniera subdola, leggi severe e pene severe contro la corruzione, l´autonomia della magistratura, una politica alla luce del sole, molto diversa da quella che ci ha governato negli anni del silenzio di Stato.
“Il pomeriggio se ne va, il tramonto si avvicina, un momento stupendo, Il sole sta andando via, è già sera, tutto è finito”. Dalla sua finestra, là in alto, prima che il tritolo aprisse quella voragine, Nadia Nencioni guardava lo scorrere del tempo e lo raccontava in pochi versi struggenti. Poi tutto si fermò.

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