Difendere la Costituzione, tutti devono vigilare

04 Mag 2012

In risposta a una lettrice, preoccupata dai tentativi di manomissione della Costituzione, l’editorialista del Corriere dell’Alto Adige, Toni Visentini, cita Libertà e Giustizia come esempio di associazione che dedica grande attenzione a tali temi, soprattutto in vista della prossima riforma costituzionale progettata dall’attuale maggioranza governativa e al cui interno vi è il principale obiettivo di dare maggiori poteri all’esecutivo

Il caso di Toni Visentini
Si dice «Carta canta, villan dorme» ma davvero se si ha in mano qualcosa di scritto che comprova un diritto si può stare tranquille e tranquilli? La Carta costituzionale italiana è un testo legislativo scritto, eppure non solo il contadino ma nemmeno le altre classi lavorative riescono a dormire sonni tranquilli.
Negli ultimi anni gruppi politici e qualche settore della società civile hanno dimostrato una particolare attenzione a rivedere alcune norme della Carta costituzionale, modifiche che implicitamente danno un significato diverso ai principi e ai diritti in essa racchiusi.
L’Assemblea costituente, l’organo legislativo che si è occupato e preoccupato della stesura della Costituzione, ha creato uno strumento che può e deve essere adeguato a nuove situazioni, a nuove sensibilità, mantenendo però inalterati i suoi principi: si prevede la possibilità di adattare la Costituzione all’evoluzione della società, non alla volizione delle società, delle consorterie.
La sospensione delle tutele e dei diritti — tra i quali, a seguito dell’introduzione del «pareggio di bilancio», quello alla salute, all’istruzione, alla mobilità — crea cittadinanze diverse, perché i ricchi possono fare a meno dei servizi pubblici, rivolgendosi al privato per avere salute, scuola, trasporti, comunicazione e ciò che vorranno, mentre si calpesta il principio di uguaglianza — formale e sostanziale — enunciato dall’articolo 3 della Costituzione. Un altro articolo depauperato, assieme al primo, in un’Italia dove la finanza ha tolto lavoro e valore al lavoro, trasformando il nostro Paese da «una Repubblica democratica fondata sul lavoro» a una Repubblica monocratica affondata dalla finanza.
Roberta Corradini
Cara Corradini,
condivido le sue opinioni. Se la può confortare, proprio di questi tempi l’associazione «Libertà e Giustizia» sta dedicando grande attenzione a tali temi, soprattutto in vista della prossima riforma costituzionale progettata dall’attuale maggioranza governativa e al cui interno vi è il principale obiettivo di dare maggiori poteri all’esecutivo (questione che, a mio giudizio, interessa più il potere partitico che i cittadini).
I principi fondanti della Costituzione sono sacri e sono anche obiettivi a cui tendere in un costante miglioramento. Svuotarli surrettiziamente è dunque anche per me una violazione della Costituzione che invece viene spacciato spesso per adeguamento ai tempi. La Costituzione, poi, parla chiaro anche a proposito dei referendum abrogativi e del loro valore. Ciò nonostante questo principio è stato bellamente aggirato. L’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti — ad esempio — è stato voluto con un referendum dalla stragrande maggioranza dei cittadini. Cambiando la definizione ma non la sostanza, dai partiti è stato tuttavia mantenuto introducendo il rimborso elettorale. Idem, ad esempio, per l’abolito ministero dell’Agricoltura che continua a esistere sotto altro nome.
Come vede, le violazioni della Costituzione possono avere molte forme e come protagonisti gli stessi che dovrebbero difenderla. La conclusione è che tutti i cittadini che credono nella nostra Costituzione devono non solo vigilare ma anche farsi sentire ogni volta che la vedono in pericolo.

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