PD: etica e trasparenza

02 Mag 2012

Firenze, 3 maggio ore 21.15 (ridotta dell’OBIHALL ex Teatro Tenda – lungarno Aldo Moro 3) esponenti e iscritti del Pd organizzano un incontro su etica e trasparenza in politica. Invitata alla discussione Sandra Bonsanti, presidente di LeG

La crisi internazionale che ha investito il mondo occidentale è crisi di sistema: in Italia  risulta amplificata, oltre che dalla mancata modernizzazione del sistema produttivo e sociale, dalla progressiva perdita di valori civici e morali, frutto del berlusconismo che ha screditato a livello internazionale il paese e lo ha portato sull’orlo del fallimento.
Il PD è il partito che in forza dei suoi valori ideali è in grado di confrontarsi con le istanze della società e proporre soluzioni nell’interesse collettivo, in particolare delle giovani generazioni.
Il PD potrà svolgere il ruolo di guida e aggregazione delle forze progressiste e riformatrici se saprà presentarsi come il vero interprete del rinnovamento, rivelandosi democratico, unito e moralmente inattaccabile.
Coerentemente il PD nazionale ha scelto – primo ed unico nel panorama politico – di far certificare il bilancio; scelta del tutto condivisibile, ma che da sola non risolve il problema della “questione morale” che per noi rappresenta una vera e propria bandiera, un manifesto politico così come sancito dal nostro statuto e dal codice etico.
La trasparenza delle condotte e l’accesso ai dati devono diventare prerogativa e prassi del nostro partito ad ogni livello, non solo in sede nazionale ma anche locale: regionale, metropolitana e cittadina.
Il Segretario nazionale lancia una sfida, non al solo PD ma all’intero Paese: “Nei prossimi mesi saremo difronte a un passaggio drammatico, in cui dovremo decidere se vogliamo consegnare alla prossime generazioni una democrazia costituzionale, occidentale, o se ci arrenderemo a un’eccezionalità italiana che passa da un populismo all’altro. Se è verso la prima che vogliamo andare, dobbiamo prendere di petto il tema della democrazia dei partiti, che devono rispondere non solo ai propri iscritti ma all’intero sistema, dare garanzie su bilanci, codici etici, partecipazione interna, candidature” (intervista a Bersani su l’Unità del 7 aprile 2012).
Noi, militanti ed iscritti del PD, vogliamo raccogliere questa sfida e, in quest’ottica, riteniamo indispensabile valutare la coerenza tra valori ideali e prassi della dirigenza locale, con particolare riferimento a:
Finanziamento
Mentre il Paese attraversa una crisi economica lunga e profonda, che ha impoverito le famiglie, si viene a scoprire l’illegale impiego di decine di milioni, illecitamente passati dai bilanci dei partiti a singoli soggetti. Ciò ha evidenziato come il, pur legittimo, finanziamento ai partiti (anche politicamente defunti: in questo caso la legittimità è del tutto assente!) vada ben oltre la copertura del cosiddetto “rimborso elettorale”, assumendo dimensioni non giustificabili in questo difficilissimo momento.
L’uso spregiudicato di queste somme è – per noi – molto imbarazzante per il balbettio dei protagonisti di alcune vicende, che – difendendo le proprie ragioni in maniera apodittica – alimentano il sospetto che non siano in alcun modo estranei alla distrazione di tali somme.
Al contempo la nostra Federazione ha denunciato, in questi anni, una precaria situazione economica (tanto da rinunciare alla collaborazione di tre lavoratori) ed i circoli, versando il 90% delle quote del tesseramento, si trovano senza risorse, con enormi difficoltà nello svolgere con efficacia l’attività politica sul territorio.
È, quindi, indispensabile, in tempi brevi dare risposte chiare e coerenti sul ruolo che i partiti devono avere nel nostro paese, sulla loro cifra di democrazia interna, su come si finanziano e su come devono rendere conto del denaro pubblico che ricevono.
Tutto ciò dovrà essere fatto perché ce lo impone la nostra etica, sia di persone singole che di membri della comunità del PD, ma dovrà essere fatto anche  per rintuzzare la strumentale condanna populista al sistema dei partiti e della politica.
È pertanto indispensabile riaffermare nei fatti i principi etici di cui siamo portatori; ciò comporta che sia fornito un quadro completo dei costi sostenuti per attività e iniziative politiche e relative fonti di finanziamento; sia da parte dei singoli iscritti che da soggetti collettivi particolarmente vicini al PD.
Del resto, l’art. 1, comma 9, dello Statuto del PD prevede che: “Il Partito rende liberamente accessibili per questa via tutte le informazioni sulla sua vita interna, ivi compreso il bilancio, e sulle riunioni e le deliberazioni degli organismi dirigenti. I dirigenti e gli eletti del Partito sono tenuti a rendere pubbliche le proprie attività attraverso il Sistema informativo per la partecipazione”.
Si tratta di disposizione che viene dettata anche per gli organismi periferici locali (comuni, territori e regione) dall’art. 48, terzo comma, dello Statuto regionale.
Una verifica puntuale deve inoltre essere effettuata sul rispetto delle norme statutarie che prevedono il versamento di contributi da parte degli iscritti che rivestono cariche elettive o amministrative o che siedono – su designazione del PD – negli organi di gestione di enti pubblici, economici o in società partecipate.
Ruolo delle associazioni
Il PD è un partito grande e plurale ed è pertanto lecito ed anche auspicabile che al suo interno vi sia una molteplicità di posizioni, di culture e di interessi, che ne rappresentano ricchezza, forza e vitalità.
Spesso le diverse sensibilità e posizioni trovano una loro espressione in associazioni, fondazioni, centri studi et similia.
Tutto ciò alimenta la dialettica interna ed è fonte di arricchimento culturale e politico a condizione che ogni soggetto organizzato riconosca come prioritario l’interesse generale del partito, senza volerlo surrettiziamente sostituire nell’espletamento dei passaggi istituzionali e nell’assunzione delle decisioni sue proprie, e comunque a condizione che non si ponga come suo antagonista.
Indebolire la dirigenza per poterla poi criticare tramite le associazioni è il gioco pericoloso in cui si sono dilettati tanti esponenti del PD: in luogo di critiche aperte, leali e costruttive, troppe volte si sono visti formali sostegni e sotterranei sabotaggi.
Lealtà e correttezza impongono che le associazioni, fonte di elaborazione culturale e politica, non siano utilizzate per lotte interne, il cui esito deleterio è il logoramento del ruolo e dell’immagine del partito.
Pluralità di incarichi
Anche nel nostro Partito si registrano condotte non virtuose di soggetti che ricoprono contemporaneamente più cariche, in palese violazione delle norme statutarie democraticamente  approvate.
La questione è particolarmente stridente quando i doppi incarichi si riferiscono a seggi elettivi in organi istituzionali, cioè cariche che hanno una visibilità e in cui il rispetto delle regole dovrebbe essere massimo. In questo caso si tratta di inaccettabili violazioni di regole interne, che non fanno onore, in primo luogo, a chi si è posto nella condizione di incompatibilità, ma neanche alla dirigenza del Partito che è stata fino ad ora incapace di prevenire dette violazioni, né tanto meno di pretendere ed ottenere il rispetto delle norme.
Gli organi dirigenti locali hanno assistito con sguardo indifferente ed infastidito al lavoro degli Organi di Garanzia a tutti i livelli, senza assumere la doverosa iniziativa politica che avrebbe tolto tutti dall’imbarazzo.
Le norme che vietano il cumulo di cariche mirano a favorire l’accesso corale alle cariche stesse e a rendere efficienti le assemblee elettive, permettendo loro di contare su tutte le energie e su tutto il tempo dei propri membri. Principi del tutto condivisibili che devono trovare puntuale rispetto.
Si deve inoltre rimarcare come le incompatibilità dovrebbero essere affermate anche rispetto al cumulo di cariche non elettive: consigli d’amministrazione di società partecipate, di banche, di finanziarie e quant’altro frutto spesso di intrecci familistici fra amministratori pubblici, consiglieri eletti nelle varie amministrazioni, ed amministratori delegati e/o membri di consigli di amministrazione di società o enti.

In considerazione di ciò

CHIEDIAMO
la pubblicità delle fonti di finanziamento e dei costi sostenuti per la realizzazione di eventi, con particolare riferimento a quelli che – con maggior evidenza mediatica – hanno caratterizzato recentemente la vita pubblica cittadina;
che sia reso noto il contributo dovuto e quello effettivamente versato dai soggetti tenuti per statuto a contribuire al bilancio del PD, in ragione della carica ricoperta. Tale richiesta, più volte reiterata, risulta a tutt’oggi non soddisfatta;
che nel caso in cui vengano accertate violazioni delle norme relative al finanziamento vengano applicate le sanzioni statutariamente previste, fino a rifiutare la tessera all’iscritto moroso, che di conseguenza non potrà più essere candidato a nessuna carica – di partito o istituzionale – per il PD;
che l’attività delle Associazioni/Fondazioni/Centri studi sia ricondotta ad un proficuo scambio culturale e di idee;
che, in conformità dell’art. 1, comma 9, dello Statuto del PD, la Federazione e l’Unione comunale rendano liberamente accessibili  tutte le informazioni sulla sua vita interna, ivi compreso il bilancio, e sulle riunioni e le deliberazioni degli organismi dirigenti. Chiediamo, inoltre, che i dirigenti e gli eletti del Partito rendano pubbliche le proprie attività attraverso il Sistema informativo per la partecipazione;
che la Dirigenza del PD si attivi in sede politica per eliminare le incompatibilità da doppi incarichi ed al contempo intervenga perché non vengano assegnati incarichi in società partecipate od in enti istituzionali a chi già ha una carica elettiva;
che la Dirigenza del PD si attivi perché l’assegnazione di incarichi in società partecipate od in enti istituzionali non siano effettuate secondo logiche di potere e di apparentamento politico, ma esclusivamente per le capacità personali, pubblicamente riconosciute;
che coloro che si trovano in situazioni di incompatibilità o di conflitto di interessi, vengano sanzionati perdendo il diritto di ricandidarsi per lo stesso o altro ruolo politico o amministrativo.
L’attuale crisi di credibilità dei partiti deve spingerci a vigilare affinché trasparenza e legalità costituiscano prassi rigorosa nell’attività di amministratori, classe dirigente, iscritti e militanti del PD; prassi che costituisca espressione di etica e civismo che trascenda i meri vincoli di legge.
Solo così potrà essere invertita la deriva populistica che tende ad accreditare i partiti non già come risorsa indispensabile alla vita democratica, ma come ostacolo allo sviluppo del paese.
Francesco Piccione, membro Assemblea cittadina, PD Firenze
Leonardo Brunetti, Consigliere provinciale, PD Firenze
Stefania Collesei, Consigliere comunale, PD Firenze
Massimo Fratini, Consigliere comunale, PD Firenze
Andrea Pugliese, Consigliere comunale, PD Firenze
Alda Santicioli, membro Direzione cittadina, PD Firenze
Cristiano Balli, Consigliere Quartiere 5, PD Firenze
Marcello Carlà, membro Assemblea cittadina, PD Firenze
Andrea Lai, membro Assemblea cittadina, PD Firenze
Renzo Pampaloni, Consigliere Quartiere 4, PD Firenze
Paolo Lombardi, del Collegio regionale di garanzia, PD Firenze
Carlo Chioatero, membro direttivo Rifredi, PD Firenze
Eleonora De Musso, membro Assemblea metropolitana e cittadina, PD Firenze
Franco Coppa, membro Coordinamento Circolo Ripoli, PD Firenze
Erica Giugni, membro Assemblea cittadina, PD Firenze
Valentina Calamandrei, iscritta, PD Firenze
Antonio Pala, membro Direzione metropolitana, PD Firenze
Luciano Bartolini, Consigliere Quartiere 5, PD Firenze
Marco Calamandrei, membro Assemblea metropolitana, PD Firenze

 

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