Riformare le coscienze non la Costituzione

27 Apr 2012

Le riforme costituzionali dovrebbero venire introdotte di fronte al manifestarsi di difficoltà di funzionamento del sistema al fine preciso e limitato di eliminarne le cause. Ridare dignità e potere al Parlamento dovrebbe essere il primo obiettivo. Invece no, l’obiettivo dichiarato del progetto di riforma presentato il 18 aprile è il rafforzamento del Governo

Le riforme costituzionali dovrebbero venire introdotte di fronte al manifestarsi di difficoltà di funzionamento del sistema  al  fine  preciso e limitato di eliminarne le cause.
Se ci chiediamo quali siano  e a quali cause risalgono i più gravi inconvenienti avvertiti nel sistema italiano  negli ultimi tempi ( intendo prima del governo Monti, che è, o dovrebbe essere, una parentesi temporanea) il primo e più grave problema costituzionale, da tutti  denunciato, è la progressiva mortificazione del  Parlamento : decisioni assunte dal Governo o  dal solo Presidente del Consiglio, talora in sedi esterne al normale svolgersi della vita istituzionale  e persino in presenza di persone estranee alle istituzioni, ‘ratificate’ poi prontamente da un Parlamento asservito.
Se n’è parlato tanto, non vale la pena ripetersi. A scolpire la situazione è sufficiente ricordare la definizione di Berlusconi (quand’era Presidente del Consiglio) delle Assemblee che rappresentano il popolo ‘sovrano’ : “un Parlamento di figuranti”, tenuto a votare secondo gli ordini ricevuti.

Ridare dignità e potere al Parlamento dovrebbe  essere il primo obiettivo. Invece no, l’obiettivo dichiarato del progetto di riforma presentato il 18 aprile è il rafforzamento del Governo.  Non mi pare  se ne sentisse il bisogno. Eppure ha proprio questo fine l’art. 9 del progetto – “La mozione di sfiducia deve essere approvata dal Parlamento in seduta comune a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna delle due Camere”- , una norma destinata a rendere più difficile  raggiungere il numero di voti necessario a sfiduciare il governo. Ma il nostro problema  era esattamente  l’opposto ; non  certo l’eccessiva facilità per le Camere di costringere il governo alle dimissioni  mediante il voto di sfiducia, ma l’impossibilità di sfiduciarlo.
Sembra di sognare, di essere in un mondo diverso da quello in cui viviamo: tutti ricordano i mesi affannosi in cui l’Italia era  bloccata, con il governo Berlusconi agonizzante ma non sostituibile sia grazie al premio di maggioranza – che regalando ai vincitori un alto numero di  seggi in più di quelli corrispondenti ai voti ricevuti rendeva impossibile sfiduciarlo-,  sia  grazie al facile acquisto di deputati più o meno ‘responsabili’. Frutti perversi, entrambi della legge elettorale vigente.
Rafforzare il governo è sempre stato il sogno dei nostri ‘riformatori! Anche  nel presentare il testo attuale l’intento viene espressamente dichiarato, insieme  – si legge nella presentazione –  all’intento di rafforzare anche il Parlamento.
Come si pensa di rafforzare il Parlamento? In primo luogo riducendo il numero dei suoi membri, cosa certamente popolare e opportuna. Viene però subito la prima sorpresa:  la riduzione è irrisoria. I deputati diventano  508 anziché 630, i senatori elettivi 254 anziché 315! Ricordare che il Senato degli Stati Uniti  ( un po’ più grandi dell’Italia) è composto da cento senatori, due per ogni Stato membro della federazione, non sembra inutile.  La seconda sorpresa è la conservazione della “circoscrizione estero” sia pure leggermente diminuita , otto deputati e quattro senatori : ma non era proprio  questo uno degli inconvenienti riscontrati che si doveva eliminare? Basta esercitare di nuovo la memoria e concentrarla su quelle nobili figure!
Le sorprese continuano. Sempre per rafforzare il Parlamento  ( o forse il Governo ?) si stabilisce, modificando l’art.72 della Costituzione, che il Governo possa  chiedere che un  disegno di legge sia “iscritto con priorità all’ordine del giorno” e sia votato entro un termine determinato, trascorso il quale, il Governo stesso può chiederne l’approvazione senza emendamenti. E se l’altra Camera cui viene trasmesso dopo  “ entro quindici giorni non delibera di disporne il riesame” il disegno di legge “si intende definitivamente approvato”.
Rendere più veloce il procedimento legislativo può essere opportuno, non  però a costi troppo elevati . Se , poi, si unisce la modifica dell’art.72 a quella già menzionata  dell’art. 94 che rende ancor più difficoltoso sfiduciare il Governo , l’obiettivo vero della revisione costituzionale appare  ancora (e soltanto) quello di sempre: mettere al sicuro il Governo e liberarlo da ogni ‘impaccio’ costituzionale, mortificando la rappresentanza e gli elettori. Non è un caso che l’accordo di tutti sulla legge elettorale ( che forse non si farà)  sia nel senso  di non lasciare scelta alcuna ai cittadini sui candidati proposti dai partiti. Un gravissimo errore politico (oltre che un affronto alla democrazia) in un momento in cui dalla base sociale sale sempre più  forte la richiesta di partecipazione.

Le proposte iniziano con una norma ragionevole – rafforzare chi guida il governo, attribuendogli il  potere di revocare i ministri che non siano in linea con l’indirizzo politico governativo – ma superflua. Da lungo tempo infatti  i costituzionalisti ( penso in particolare a Serio Galeotti)  considerano il potere di revoca  costituzionalmente consentito e praticabile. Io stessa ne ho  scritto in più occasioni.
Il guaio è quello che viene dopo:  art. 9 del progetto:” La mozione di sfiducia deve essere approvata dal Parlamento in seduta comune a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna delle due Camere. Qualora una delle Camere neghi la fiducia, il Presidente del Consiglio dei Ministri può chiedere al Presidente della Repubblica lo scioglimento delle Camere o anche di una sola di esse a meno che  “il Parlamento in seduta comune entro venti
giorni dalla richiesta di scioglimento” indichi a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera il nuovo Presidente del Consiglio dei Ministri, da nominare ai sensi dell’articolo 92, secondo comma”.

Lascio da parte corruzione e malcostume, connessi non tanto alle strutture costituzionali  quanto ai meccanismi attuativi disposti da leggi ordinarie, e dunque rimediabili , in parte almeno, con leggi ordinarie,  senza bisogno di riforme costituzionali  ( e, semmai,  con ‘riforme’ delle coscienze).

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