Gli scenari del dopo Monti

19 Mar 2012

Il prof. Roberto D’Alimonte, invitato lo scorso venerdì dal circolo fiorentino, dice la sua su legge elettorale e possibili scenari politici “dopo” Monti

Roberto D’Alimonte, invitato dal circolo fiorentino di LeG a illustrare le diverse ipotesi di riforma dell’attuale legge elettorale e discutere poi sugli scenari politici del “dopo Monti”, chiarisce con due precisi assunti quale sia la propria posizione in merito.
La legge elettorale auspicata dal professor D’Alimonte è  quella che prevede l’uninominale di collegio con il doppio turno. L’obiettivo di una buona legge elettorale in un sistema democratico parlamentare è quello di garantire la stabilità di governo.
La stabilità dei governi è un fattore essenziale per preservare la democrazia ; la storia ci rimanda al 1933 in Germania con la Repubblica di Weimar, dove l’instabilità dei governi generò il mostro del nazismo.
Il prof. D’Alimonte definisce “modello elettorale italiano” quello rappresentato dai meccanismi utilizzati attualmente nel nostro paese per l’elezione di Sindaco, presidente della provincia e della Regione; in questo contesto tecnico si inserisce perfettamente il famigerato “porcellum”. Il giudizio prettamente tecnico che il professore esprime verso questa legge è di sostanziale sufficienza ma molti tra i presenti hanno segnalato “falle democratiche” presenti nel “porcellum” .
La prima riguarda la cosiddetta lista “bloccata” e l’altra il premio di maggioranza.
In ordine al problema del “premio di maggioranza” il prof. D’Alimonte ha dimostrato che la disproporzionalità ( differenza tra la percentuale dei voti ricevuti e la percentuale dei seggi assegnati), con il “porcellum” è decisamente più bassa ( 5/6%) rispetto a quella presente nei sistemi elettorali francese ( 14%) della Gran Bretagna ( 18%) e di altri Paesi ritenuti democrazie evolute. Questa disproporzionalità, invece, potrebbe generare un vero “vulnus” nel caso del quorum parlamentare richiesto per l’elezione del Presidente della Repubblica, superabile con l’elevazione dello stesso quorum.
Lo scandalo delle “liste bloccate” ( cosa fra l’altro diffusa in tutti i sistemi elettorali dei principali paesi europei) pone ulteriori riflessioni ; ad esempio il ritorno alle preferenze dovrebbe essere letto partendo dai dati di quelle espresse in occasione delle ultime elezioni amministrative, nelle regioni ad alto tasso d’infiltrazione malavitosa (Calabria, Puglia e Campania) dove gli elettori hanno espresso preferenze per l’80% dei voti validi, mentre al centro nord la percentuale scende intorno al 20%…
Un passaggio tecnico che invece consentirebbe di collegare in maniera efficace eletti ed elettori sarebbe quello previsto nelle cosiddette liste “bloccate flessibili” (molto usate in vari paesi europei), dove l’ordine degli eletti della lista bloccata (dalla segreteria del partito) può essere modificata in base ai voti ricevuti dai singoli candidati .
Il prof. D’Alimonte ritiene il sistema elettorale tedesco, proporzionale con soglia di sbarramento al 5%, poco idoneo a garantire governabilità.
Un problema dell’attuale “sistema elettorale italiano” ( compreso quindi il “porcellum”) riguarda gli accordi che i partiti stipulano prima delle elezioni per raggiungere la maggioranza nelle assemblee per poi disgiungersi subito dopo; l’esempio più clamoroso è quello rappresentato dalle 21 liste a sostegno dell’attuale presidente della giunta Regionale della Calabria, Scopelliti. Basterebbe elevare il quorum necessario per l’apparentamento per evitare il proliferare dei gruppi politici presenti poi nelle assemblee; sempre in ordine ad un principio di governabilità e soprattutto di stabilità.
Tenendo sempre presente la realtà sociale e politica del nostro Paese, per il prof. D’Alimonte la legge elettorale più idonea dovrebbe ricalcare l’attuale sistema elettorale spagnolo,  che tende a produrre una drastica semplificazione del sistema dei partiti e un sensibile rafforzamento delle maggioranze parlamentari. E’ di fatto il sistema elettorale proporzionale con i più rilevanti effetti maggioritari.
La discussione si è poi spostata sui vari scenari politici del “ dopo Monti”; secondo il professore sarà assai improbabile che nel 2013 voteremo con una nuova legge elettorale ma se questo dovesse avvenire, sarà con grande probabilità una legge di tipo proporzionale ( tipo tedesco); analizzando le proiezioni delle attuali intenzioni di voto e lo stato degli attuali rapporti politici tra i partiti, la precedente alleanza di governo Pdl e Lega ( attualmente divisi) uscirebbe sconfitta, si determinerebbe invece la vittoria del Pd e suoi alleati. Una nuova legge elettorale in senso proporzionale “tedesco”, ricollocherebbe invece al centro del gioco il Pdl (e il suo creatore).
La conclusiva analisi politica del prof. D’Alimonte porta a considerare il problema fondante non la bontà o meno di una legge elettorale rispetto a un’altra, ma il sempre maggiore spread tra società civile degli elettori e gli attuali partiti politici. Partendo poi dal dato percentuale di fiducia dei cittadini italiani verso i partiti (4%), c’è da chiedersi  se una nuova legge elettorale, generata proprio da “questi” partiti, sarebbe in grado di assecondare le aspettative di rinnovamento e di abbassamento di questo spread.
Un fatto assai rilevante e preoccupante è la similitudine dell’attuale contesto politico e sociale con quello del quadriennio 1989/1993.
In quel periodo di fronte al crollo dei due partiti cardine del sistema ( Dc e Pci) , e soprattutto di fronte alla loro incapacità di rigenerare una adeguata e appropriata offerta politica, si presentarono due nuove “offerte”: prima la Lega Nord e poi Forza Italia. Questa fu una vera novità.
Oggi invece manca totalmente una nuova  offerta politica, pur reclamata e ricercata:  il rischio che viviamo è quello di un epilogo degno di “ Aspettando Godot”.

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