Libertà e Giustizia e OccupyPd

06 Mar 2012

Pippo Civati, nel suo blog, facendo riferimento al Manifesto “Dipende da noi”, invita la società civile a entrare nei partiti politici, per cambiarli da “dentro”. La risposta di Sandra Bonsanti

Un messaggio importante a chi ama la politica, nonostante tutto.

Leggo della bella iniziativa di Libertà e Giustizia, che Repubblica ha rilanciato con grande clamore.

Si intitola Dipende da noi, e segue all’appello a cui ho personalmente già aderito e a cui Prossima Italia (impegnata domani nell’assise contro la corruzione di Canossa) darà, nei prossimi giorni, il proprio contributo, oltre alla propria immediata adesione.

La domanda che mi faccio e che giro immediatamente a Sandra Bonsanti e agli amici di Libertà e Giustizia è, però, la seguente: si può cambiare la politica “da fuori”? Si può produrre un cambiamento reale delle strutture della politica e delle sue forme senza un impegno diretto nella vita dei partiti (che si pretende, giustamente, di cambiare)? Si possono chiedere agli attori politici di modificare i propri comportamenti, senza aderire ad alcun soggetto politico capace di rappresentanza nelle istituzioni?

Credo che all’appello di Libertà e Giustizia si debba rispondere con un altro appello, che va nella stessa direzione e invita, però, all’impegno diretto: se si vuole cambiare, è il momento di entrare nei partiti politici, a cominciare dal Pd. Altrimenti nei partiti decideranno, come sempre, quelli che i partiti non hanno mai inteso cambiarli. Altrimenti i partiti ringrazieranno per i consigli e continueranno come prima. Come è sempre accaduto, in questi anni. E chi nei partiti cerca di cambiare, continuerà a passare per sognatore.

Il buon uso dell’indignazione, come lo ha definito Roberta De Monticelli, e politiche di governo che sappiano interpretarlo e rappresentarlo sono al centro di un’azione politica che è decisiva per molti di noi.

Quando parlammo di OccupyPd proprio questo intendevamo dire: credo proprio che sia venuto il momento.

 

La risposta di Sandra Bonsanti

Caro Pippo, scusa se sono passati giorni da quando hai risposto e firmato l’appello di Zagrebelsky. La società civile è fatta di singole persone e spesso queste persone sono un po’ dappertutto. Intanto grazie di esser intervenuto. Il tema se si debba lavorare da dentro o da fuori per ottenere il rinnovamento è interessante: ma non sono certa che si debba scegliere, o da qui o da lì.
E’ chiaro che tutti siamo utili, in questa fase di assoluta povertà della politica.
I partiti ringrazieranno e faranno come prima? Porteranno per intera la responsabilità della delusione dei cittadini, del loro cercare altrove ciò che questi partiti non sono disposti a dare: attenzione, ascolto, coinvolgimento. Noi di Leg non chiediamo nulla per noi, ma tutto per tutti, come ben sai.
Infine, mi pare che il tuo invito a entrare e occupare voglia dire: solo se facciamo massa e siamo più numerosi possiamo vincere e imporre il cambiamento. Ma secondo me il problema non è solo aggiungere, essere più numerosi. E’ semmai essere più convincenti, più efficaci nelle nostre richieste.
E più umili rispetto al non fatto nel ventennio berlusconiano. Serve una presa di coscienza collettiva del fatto che i guasti siano tanto profondi. Io sono pronta a dire che noi della società civile non abbiamo fatto abbastanza. Ma i politici? Se ne vanno fieri come se la caduta di B. sia merito loro. E se non hanno la modestia di capire la loro modestia, purtroppo c’è poco da fare.
Comunque grazie per la discussione, che proseguirà lunedì 12 a Milano con Zagrebelsky e Saviano. Se vieni ci fai piacere. Abbracci Sandra

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