Recuperiamo la buona politica al suo ruolo

28 Feb 2012

Quando la tecnica è chiamata a prendere il posto della politica non è mai un bel segnale per lo stato di salute di una democrazia. Vuol dire che i partiti hanno fallito, che non sono stati all’altezza della situazione, che hanno perso credibilità, che non hanno saputo capire e interpretare le esigenze dei cittadini. In Italia è andata proprio così: il fallimento di Berlusconi, Bossi e Tremonti ha portato di fatto al commissariamento della politica e al ritorno dei tecnici, come non succedeva dal governo Dini della metà degli anni 90.
Questa anomalia tutta italiana è un sintomo evidente di debolezza. C’è un malato, l’Italia, che invece di essere curato con la medicina tradizionale, è stato affidato alla medicina alternativa, in cura da una equipe di medici sicuramente di chiara fama ma anche un po’ ambigua, vista l’anomalia nell’anomalia di un governo presentatosi come tecnico e diventato subito politico, sostenuto per di più da una insolita quanto improbabile e numerosa maggioranza.
Insomma, abbiamo un governo che non è stato scelto dai cittadini, che dovrebbe essere tecnico ma in realtà non lo è e che è espressione evidente di quelli che si definiscono poteri forti. Prima si chiude questa parentesi e meglio è. Per questo ho trovato molto interessante e ho firmato l’appello dell’associazione Libertà e Giustizia “Dipende da noi. Dissociarsi per riconciliarci”. Un documento lineare, netto, che denuncia bene quali sono i rischi a cui si va incontro quando si esagera somministrando una terapia in dosi eccessive a un malato, anche se grave.

Ci sono alcune cose che vorrei approfondire, sul resto sono invece totalmente d’accordo. Non possiamo e non dobbiamo rassegnarci alla supremazia della tecnica sulla politica. Come ha spiegato in una bella intervista a Repubblica il professor Gustavo Zagrebelsky, presidente emerito della Corte Costituzionale, che quell’appello ha scritto, “rinunciare alla politica è un pericolo”.
Ne sono convinto anche io, lo pensano anche le oltre 16mila persone che hanno firmato, tra cui Roberto Benigni, Nicoletta Braschi, Claudio Magris, Roberto Saviano, Salvatore Veca, Valerio Onida, Gad Lerner, Paul Ginsborg, Roberta De Monticelli, Michele Ainis. Nell’interesse della democrazia è necessario recuperare la buona politica al suo ruolo. Per farlo serve una politica pulita, depurata dalle contaminazioni degli ultimi anni, al servizio dei cittadini e non di se stessa. Bisogna cominciare dai partiti, lavorando per far ritrovare loro la credibilità perduta. E’ una sfida, “dipende da noi”. Io ci sto.

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