Parlamentari, ridurre il numero dal 2013 Intesa tra Pd e Lega

16 Feb 2012

Con cautela, difficoltà e qualche diffidenza. I partiti procedono con la girandola di incontri per trovare – se possibile – una sintesi sulle riforme istituzionali e la legge elettorale.
Ieri giornata intensa con il Pd che ha incontrato la Lega e il Psi, il Pdl i Verdi e poi i due principali partiti che si sono riuniti, in contemporanea, ognuno per proprio conto con i rispettivi gruppi di Camera e Senato, per fare il punto.
«Si è registrata un intesa piena» tra i democratici e i leghisti sulla riduzione del numero dei parlamentari a partire dal 2013, sulla sfiducia costruttiva e sui suoi poteri del presidente del Consiglio. Il Carroccio tuttavia ha spinto sul Senato Federale, ma ha ribadito l`intenzione a voler proseguire con il confronto e così le due delegazioni (per la Lega erano presenti Roberto Calderoli, Federico Bricolo e Gìanpaolo Dozzo, per il Pd Gianclaudio Bressa, Luciano Violante e Luigi Zanda». Per il Psi «riforme costituzionali e riforma della leg- ge elettorale devono procedere in modo congiunto», come spiega il segretario Riccardo Nencini, mentre si registra una fumata nera dall`incontro Pdl-Verdi, perché secondo l`ambientalista Angelo Bonelli, sulla legge elettorale la strada intrapresa non va nella direzione giusta. «Non è chiaro – dice – come si possa uscire dal Porcellum e nello stesso momento dare vita ad altre liste bloccate. In questo modo si abbatte il bipolarismo, si tratta di una grande sconfitta per la democrazia».
Dal fronte democratico Violante pensa ad una road map: prima lettura in estate in una delle due Camera della riforma costituzionale, l`arrivo a settembre nell`altro ramo del Parlamento in seconda lettura e a quel punto sarebbe la volta, in autunno, della legge elettorale. Così, trascorsi tre mesi, Camera e Senato potrebbero procedere all`approvazione definitiva della riforma costituzionale.
Durante la riunione del Pdl c`è chi non ha nascosto il sospetto che a voler mettere troppa carne sul fuoco si rischia di non concludere nulla, ma Ignazio La Russa ribadisce: legge elettorale e riforma istituzionale devono procedere di pari passo, «a patto che vi sia accordo sulle direttrici di entrambe le riforme. Se poi risultasse impossibile cambiare la Costituzione, a mio modo di vedere, in ogni caso occorrerebbe modificare l`attuale legge elettorale almeno nel punto in cui non consente ai cittadini di scegliere i propri deputati e senatori».
All`incontro dei democratici senatori e deputati hanno preso atto che dalle consultazioni tra i partiti sta prendendo corpo l`ipotesi di una legge sul modello tedesco, con effetto proporzionale, e basata su collegi che attribuiscono i seggi in parte con metodo maggioritario e in parte con liste bloccate, ma il Pd sta valutando anche la possibile correzione della dimensione dei collegi, più piccoli che aumentino per questa via la soglia di sbarramento implicita.
Ma è evidente che la partita della legge elettorale si gioca molto in previsione del dopo Monti. Il Pdl e il Pd concordano sulla difesa del bipolarismo, mentre Pdl e Terzo Polo hanno trovato convergenza sul «premierato forte». Tutti d`accordo nell`archiviare la nomina dei parlamentari e ripristinare la scelta da parte di cittadini (con le preferenze o con i collegi uninominali). Il vero nodo da sciogliere è quello di del doppio binario, riforma elettorale e riforma costituzionale.
A creare preoccupazione tra i democratici è il rifiuto del Senato di svolgere una conferenza dei capigruppo congiunta con la Camera come proposto da Fini e dallo stesso Bersani: perché il sospetto è che qualcuno punti a non legarsi le mani.
Proprio per questo i segretari dei partiti alla fine si incontreranno per delineare il percorso.

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