L´ultimo saluto a Scalfaro, manca solo il Pdl

31 Gen 2012

Romano Prodi lo saluta così: «Era diventato un padre del cattolicesimo democratico». Chissà se questa definizione avrebbe fatto piacere a Oscar Luigi Scalfaro, pupillo di Mario Scelba, “figlio” del centro degasperiano. Poi però nella sua lunga vita si erano intrecciati due fatti nuovi: il Quirinale e Silvio Berlusconi. E in difesa della Costituzione Scalfaro non ha avuto timore di essere arruolato nella sinistra, sempre nel nome della Carta, celebrata e onorata anche in fredde serate romane sui palchi del Partito democratico, sbandierata sotto al naso del nuovismo berlusconiano. Scalfaro aveva già 90 anni.
La destra di Arcore aveva cominciato a contrastarlo molto prima, dai tempi del ribaltone (1994), additandolo come il colpevole delle elezioni mancate e della nascita di un governo tecnico sostenuto da una solida maggioranza parlamentare. Anche ieri nessuna presenza e nessuna dichiarazione dei pidiellini, nel giorno della camera ardente e dei funerali. Esequie in forma privata ma in un certo qual modo solenni, celebrate nella basilica di Santa Maria in Trastevere, casa spirituale della comunità di Sant´Egidio alla quale Scalfaro era molto vicino.
Con l´eccezione di Gianni Letta il mondo di Berlusconi si è tenuto alla larga dalle celebrazioni. L´ex sottosegretario ha fatto visita alla camera ardente, nell´estremo omaggio dell´uomo delle istituzioni. Pier Ferdinando Casini ha perdonato l´astio: «Meglio il silenzio e l´assenza che l´ipocrisia». Prodi no: «Ho letto sui giornali della destra analisi vergognose. Lo hanno fatto passare per una macchietta. Fu invece il difensore strenuo della Costituzione come richiamo etico».
Il coro canta Alleluja e la «gioia» di chi arriva a Gerusalemme per tornare alla casa del Signore. In prima fila, accanto ai coristi, siede Marianna, la figlia adorata del presidente emerito. Con gli anni la somiglianza si è accentuata, oggi è la sosia del padre e sicuramente non le dispiace. La chiesa è piena, Renzo Arbore rifiuta il posto a sedere che gli offre Giovanni Bachelet: «Maestro, venga». Ma lo show man resta in piedi. Nelle file dietro c´è un mondo a metà tra la Prima e la Seconda repubblica. Bersani e D´Alema, Franceschini e Castagnetti, Rutelli in fondo alla navata, Casini, Piero Fassino con la moglie. Nicola Mancino e Emilio Colombo, la vecchia Dc. Gaetano Gifuni, che fu il segretario generale negli anni del Colle. Il figlio attore Fabrizio nelle sedie laterali. Le suore, certo. I ragazzi delle associazioni cattoliche. Sandra Bonsanti e l´intero drappello dell´associazione “Salviamo la Costituzione”, un gruppetto nutrito e grato. Il presidente delle Acli Andrea Olivero, il ministro Andrea Riccardi che qui è di casa. Officia monsignor Vincenzo Paglia, il capo sacerdotale della comunità. E dice che sì, è l´ultima volta che Scalfaro entrerà in questo luogo sacro dove veniva tutte le domeniche per «partecipare alla festa della messa».
Non è una festa. È un funerale. Ma la vita è stata lunga, ricca di soddisfazioni. «Sto bene ha detto prima di addormentarsi. Dirà sto bene anche salendo in cielo. Lì incontrerà De Gasperi e la moglie Marianuzza, morta a 19 anni, di parto», dice Paglia. A quella madre che non ha vissuto, Scalfaro sostituì il culto della Madonna, la madre di Gesù. «La protezione di cui tutti abbiamo bisogno, l´esempio della pietà». La politica resta fuori dall´omelia: «Sarà la storia a trarre le sue conclusione sulla vicenda politica del presidente», spiega il vescovo di Terni. Ma quando è andato a casa di Scalfaro, nelle ore subito dopo il decesso, Paglia ha consolato e sbirciato. «Sul suo comodino ho visto la Bibbia, le fonti francescane, il rosario. E la Costituzione. Scalfaro è tutto qui».
Cattolico e deputato costituente, il presidente ha avuto due guide. «Le ha tenute separate, ma a loro si è sempre ispirato», dice ancora Paglia. Qualcuno ha gli occhi rossi e non sono così comuni quando muore un uomo di 93 anni. Fuori dalla Chiesa però c´è una guerra che continua anche se sono passati quasi due decenni. Il sito del Pdl raccoglie gli sfoghi dei militanti. E volano offese. «Niente incenso». «Fu il peggiore». «Ha barato». Parla la pancia berlusconiana. E parlano i figli di Bettino Craxi, al quale Scalfaro negò l´incarico mentre scoppiava Mani pulite. «Fu sleale e asservito ai nuovi poteri», dice Bobo. «È stato un pessimo presidente, un vecchio reazionario che calò le braghe di fronte alla Procura di Milano». Sfide della vita terrena che al presidente non appartengono più.

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