Quella marcia dieci anni fa per difendere la democrazia

25 Gen 2012

Il 24 gennaio 2002 Firenze ospitava una delle prime proteste contro l´arroganza e l´illegalità del governo Berlusconi che si era formato l´anno precedente. A distanza di dieci anni da quella manifestazione può essere utile chiedersi quale traccia storica sia rimasta

Manifestazione "Dimettiti"-Palasharp

Il 24 gennaio 2002 Firenze ospitava una strana manifestazione, una delle prime proteste contro l´arroganza e l´illegalità del governo Berlusconi che si era formato l´anno precedente. Lo striscione in testa alla manifestazione portava una citazione da Alexis de Tocqueville: “Giustizia e informazione imbavagliate democrazia in pericolo”. Il giorno era molto piovoso e alle 17.00 in piazza San Marco non c´era quasi nessuno – ulteriore prova che Berlusconi, come egli ha sempre mantenuto – era “unto dal Signore”.
Mezz´ora più tardi, invece, la piazza era strapiena e sotto la pioggia più di diecimila persone camminavano lentamente, riempiendo tutta via Cavour, verso piazza San Firenze, dove un folto gruppo di magistrati aspettava sulle scale del Palazzo di Giustizia. In testa alla manifestazione c´erano tanti insegnanti dell´università, molti dei quali portavano intorno al collo citazioni dai classici, riferenti all´abuso del potere e ai rischi della tirannia. La notizia della manifestazione, e dei “Girotondi” che nascevano in quelle settimane, faceva rapidamente il giro dell´Europa. Il Times Higher Educational Supplement intitolava un lungo articolo: “Professori alla testa delle proteste italiane”. Nei mesi seguenti gli organizzatori della manifestazione fiorentina fondarono “Il Laboratorio per la Democrazia”, che per più di tre anni ha vissuto un´attività intensa e una partecipazione folta.
A distanza di dieci anni da quella manifestazione può essere utile chiedersi quale traccia storica sia rimasta. Il laboratorio fiorentino si è imposto due compiti fondamentali: difendere la democrazia e contemporaneamente arricchirla. Sul primo punto è possibile parlare di un successo parziale. Il grande progetto di Berlusconi di cambiare la Costituzione, di piegare la magistratura alla volontà della politica, di dominare i media e di assicurare l´impunità per sé e per i suoi amici, non è stato pienamente realizzato.
Berlusconi non è affatto politicamente morto ma i suoi piani sono stati rallentati e contestati da tutta una serie di soggetti e organizzazioni. Tra questi, spiccano i movimenti della società civile – non solo i “professori” e i “girotondini” ma anche Libertà e Giustizia, il Popolo Viola e decine di altri gruppi più piccoli ma non meno significativi. Più di una volta la natura di questi movimenti ci ha fatto disperare, proprio per la loro somiglianza a un fiume Carsico che per troppo tempo sparisce sotto terra. Ma le acque alla fine sono quasi sempre ritornate in superficie. La società civile è rimasta, lungo tutto questo decennio, molto attiva nella lotta in difesa della democrazia.
Sul secondo punto, l´arricchimento della democrazia, purtroppo il bilancio rimane più negativo. Il laboratorio per la democrazia aveva insistentemente chiesto ai partiti politici di centro-sinistra di aprire una nuova fase nella democrazia italiana, caratterizzata da una costante interazione tra le società civile e politica, e allo stesso tempo di allargare le basi di una democrazia rappresentativa oramai lontanissima dai cittadini. Invece è stato un decennio quasi interamente perduto. Siamo giunti ad un punto in cui il numero di cittadini che esprimono fiducia nei partiti politici si è ridotto alla inaudita percentuale di 4%: una condanna totale. Dieci anni fa pregavamo i partiti che agissero per noi. Forse è arrivata l´ora di non pregarli più, ma di provare a inventare, con pazienza e determinazione, qualcosa di profondamente nuovo.

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