Quando la casa brucia

16 Gen 2012

Oggi è l’Italia a bruciare, ed è un bene che tutti partecipino al suo salvataggio. Si accordino, dunque, Alfano, Bersani e Casini sulle misure essenziali da prendere, ognuno rinunciando alle posizioni di bandiera, e le facciano approvare in Parlamento

Ecco un bel test per misurare i danni del berlusconismo. Alfano, Bersani e Casini (ABC nella felice sintesi giornalistica) si incontrano: 1) non ci trovate nulla di strano; 2) ritenete che sia necessario accordarsi per il bene del paese; 3) vi sentite traditi; 4) gridate allo scandalo, all’inciucio e alla vergognosa solidarietà di casta.

Se propendete per le risposte 3 o 4, preoccupatevi: il contagio berlusconiano è ancora dentro di voi. La controprova? Eccola. Quando morì Enrico Berlinguer, Giorgio Almirante andò a mettersi in fila davanti alla sua camera ardente, ed erano gli anni in cui destra e sinistra si bastonavano di santa ragione. La cosa fece scalpore, ma in positivo. I comunisti in coda si scostarono per far posto al capo del Msi, guardandolo con stupore e rispetto. I missini che videro la scena in televisione, dopo un primo momento di sbandamento, furono orgogliosi di quel gesto di cavalleria.

Ed è lì che dobbiamo tornare. Berlusconi ha creato, e tenacemente coltivato, un clima di odio tra gli italiani, li ha divisi in fazioni, ha soppresso il buon senso sostituendolo con l’acclamazione acritica. La vera fine di Berlusconi arriverà perciò quando gli italiani torneranno a parlarsi e ad ascoltarsi. Conclusione: l’incontro tra i leader di Pdl, Pd e Udc è il gesto più antiberlusconiano che si possa immaginare. E va applaudito.

Naturalmente, in questo paese così disabituato alla democrazia, il rischio è di cadere nell’eccesso opposto, cioè la confusione tra posizioni diverse e ricette politiche contrapposte. E qui la vigilanza è d’obbligo. Dunque, è bene che ABC si incontrino, ed è ancor meglio che lo facciano alla luce del sole e non nel buio dei tunnel. Così i cittadini potranno vedere e giudicare. Altrettanto chiaro deve essere che la maggioranza che sostiene il governo è una necessità emergenziale, non un’alleanza politica. Se la casa brucia, tutti i condomini portano acqua, anche quelli che si accapigliano tutti i giorni sul volume della tv o l’uso degli spazi comuni. Poi, quando il fuoco sarà spento, torneranno a litigare.

Oggi è l’Italia a bruciare, ed è un bene che tutti partecipino al suo salvataggio. Si accordino, dunque, sulle misure essenziali da prendere, ognuno rinunciando alle posizioni di bandiera, e le facciano approvare in Parlamento. Poi, quando l’emergenza sarà superata, e speriamo che ciò accada presto, i partiti riprenderanno la loro autonomia progettuale, magari avendo avuto il tempo di elaborare una visione del futuro che non sia condizionata dalle risse politiche quotidiane. Per raggiungere l’obiettivo, però, bisogna smettere di guardare i sondaggi e gli interessi di bottega per privilegiare il bene collettivo.

E questa è una cosa difficile. Bersani e Casini assicurano di volerlo fare. Vedremo. Di certo non vuole farlo Berlusconi che, si legge sui giornali, medita di proporre un rimpasto di governo per inserire qualche fidato ministro nei posti giusti. Va da sé che questo azzopperebbe Monti, perché porterebbe dentro l’esecutivo proprio quella politica malata che è la causa dei mali odierni. Alfano è in grado di contrastare il Cavaliere? Chissà. Dovrà farlo se vuole camminare in politica con le sue gambe, ma la sua capacità in materia è tutta la dimostrare. Tuttavia una cosa dovrebbe saperla anche lui: l’incontro ABC è possibile solo perché c’è la A. Se al suo posto ci fosse stata la B di Berlusconi nessuno ci avrebbe neppure pensato. E non è poco.

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