I bambini a lezione di Fisco “Chi non paga va in carcere?”

28 Nov 2011

Ottanta bambini delle scuole elementari e medie di Grosseto a lezione di “educazione civica” sul tema delle tasse. L´incontro, patrocinato dal sindaco Bonifazi, è organizzato dal circolo provinciale di Libertà e Giustizia coordinato da Franco Fanelli e chiude un ciclo di appuntamenti dedicato all´essere cittadini in una democrazia rappresentativa

Le monete sono di cioccolata ma questo non rende più dolce la scelta di “spenderle” in tasse. Gli ottanta bambini delle scuole elementari e medie Aristide Gabelli e Giovanni Pascoli di Grosseto, che un gruppo di brave e pazienti insegnanti ha accompagnato nella sala del consiglio comunale, preferirebbero scartare l´involucro dorato e divorarsi i soldini anziché lasciarsi convincere a «metterli a disposizione della collettività» come abilmente tenta di fare il professor Franco Fichera, docente di Diritto tributario all´università Suor Orsola Benincasa di Napoli, ieri impegnato con un gruppo di studenti decisamente più giovane di quelli con cui è abituato a trattare. La sua lezione ha lo stesso titolo del libro che ha appena pubblicato con Einaudi, Le belle tasse. L´incontro, patrocinato dal sindaco Bonifazi, è organizzato dal circolo provinciale di Libertà e Giustizia coordinato da Franco Fanelli e chiude un ciclo di appuntamenti dedicato all´essere cittadini in una democrazia rappresentativa.
Comprendere da piccoli quanto sia importante che tutti versino la loro quota di tasse forse si rivelerà utile quando questi ragazzini diventeranno adulti. Anche se Fichera giura di aver imparato dai bambini molto più di quanto non abbia loro insegnato. «Ognuno di voi», attacca il professore, «ha ricevuto un sacchetto con degli euro, alcuni ne hanno dieci, altri otto, altri ancora tre. Non tutti dispongono delle stesse ricchezze ma tutti devono destinarne una parte ai servizi essenziali. Ad esempio all´istruzione, perché la scuola pubblica è un diritto». «E allora quelle private chi le paga?», fa notare un alunno di prima media guardando con un certo languorino il suo tesoretto. Le domande non si fanno attendere. «Non versare le tasse è come salire sull´autobus senza biglietto?». Più o meno, risponde il professore, chi evade si sottrae a un obbligo. «E le paga anche il governo?». Certo. «E se uno scappa all´estero come fanno a prendergli i soldi?». Questi minicontribuenti la sanno lunga.
E´ tempo di dare concretezza al “gioco”. Si forma un governo, che ha un capo, alcuni amministratori e gli esattori, che prendendo molto sul serio il ruolo distribuiscono il modulo della dichiarazione dei redditi. «Un momento», salta su una ragazzina in grembiule bianco. «Ma allora chi è ricco paga più di chi è povero?». Eh sì, lo dice anche la Costituzione. Mmmh. «E se una persona ricca fa finta di essere povera?». Non è leale verso gli altri, spiega Fichera. Ma cos´è la ricchezza? «Molta della ricchezza dipende dal guadagno ottenuto col lavoro», la risposta. «E se sono poverissimo?». In questo caso, suggerisce il docente, il governo deve prendere una decisione saggia tenendo conto della situazione.
Perché crescendo si perde la lucidità dell´infanzia? Professore, chiede un bimbo con logica disarmante, come fa lo Stato a obbligare la gente a pagare? E cosa succede se uno non paga, va in prigione? Gli danno l´ergastolo? Gli tolgono la casa? Fichera tenta di arginare il fiume in piena. No, niente ergastolo, piuttosto sanzioni. Arriva il momento di contare il gruzzolo. Sfilano le sagome di cartone colorato realizzate dalle allieve del liceo artistico di Grosseto, che simboleggiano i settori da finanziare: sanità, trasporti, esercito, politiche sociali, scuola. Mancano però gli animali, qui al top delle preferenze. Tocca al baby-governo tirare le conclusioni. E dispiace constatare che neppure questa piccola oasi fa eccezione: «Il monte tasse complessivo sarebbe di 332 euro ma noi ne abbiamo incassati solo 315», annuncia il capo del governo. «Ciò rivela che l´evasione è di 17 euro». Gli esattori rinunciano ad aprire un´indagine. Anche perché, a occhio e croce, le monete mancanti sono finite in qualche boccuccia troppo golosa.

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