“Religione aperta” nella città di Capitini

24 Nov 2011

Mercoledì 16 novembre, il circolo di Perugia ha ospitato un dibattito sul libro di Aldo Capitini, pubblicato nel 1955, “Religione aperta”, e ripubblicato oggi da Laterza. A discutere dell’attualità di Capitini, filosofo antifascista e antesignano del movimento per la Pace, il saggista e critico letterario Goffredo Fofi, che ne ha scritto la prefazione e Mario Martini, socio di LeG, che ne ha curato l’edizione

Per iniziativa del Circolo Libertà e Giustizia di Perugia, mercoledì 16 novembre si è svolta nella bella aula dell’Auditorium Santa Cecilia della città la presentazione del libro Religione aperta di Aldo Capitini (prefazione di Goffredo. Fofi, introduzione e cura di Mario Martini, Laterza, Roma-Bari 2011). Davanti a una platea gremita, dopo il saluto del coordinatore del Circolo Alessandro Tancredi, Goffredo Fofi ha svolto una interessante disamina dello status della religione nella cultura e nella politica di oggi. L’antropologo e saggista Piergiorgio Giacchè ha evidenziato il significato e le varie sfumature della “religiosità laica” di Capitini, che aprì una possibilità di fuoriuscita dalle chiusure dell’epoca della “Guerra fredda” ma anche dagli schemi di pensiero novecenteschi, e oggi ritorna come una voce particolare della sensibilità religiosa in contrapposizione sia alle mode New-age sia ai fondamentalismi. Pietro Polito, del Centro di studi Piero Gobetti di Torino presso cui cura l’archivio di Norberto Bobbio, ha messo in luce come alle origini e alla base dell’orientamento pacifista del grande filosofo della politica vi sia proprio il pensiero di Capitini (Polito sta curando il carteggio, di prossima pubblicazione, tra i due). Sia Polito che Mario Martini, socio del Circolo di Perugia e curatore del volume, hanno messo l’accento sul tema della laicità in Capitini, il cui messaggio principale (il nocciolo del libro) è l’invito al superamento di qualsiasi religione istituzionale, basata su certezze dogmatiche, che si affida ai mezzi del potere e in quanto tale fonte di violenza e di esclusione, verso una religiosità che possa essere da tutti accettata e vissuta nell’alveo democratico. Religione aperta uscì da Guanda nel 1955, e ce ne fu una riedizione nel 1964 da Neri Pozza; il fatto che oggi, a più di cinquant’anni di distanza, un editore come Laterza lo abbia ripubblicato, costituisce un evento editoriale e una grande opportunità per la valorizzazione di un pensiero ricco di suggestioni e indicazioni molto attuali (se ne veda la recensione di Martino Doni su “Il Manifesto” del 21 ottobre, o l’articolo di Paolo Di Stefano sul “Corriere della Sera” del 18 ottobre scorsi). Al di là del fatto che è stato uno degli ultimi libri messi all’Indice dalla Chiesa cattolica, ci sono in esso invece dalla prima all’ultima riga una pacatezza e una forza argomentativa che persuadono via che ci si addentra nella lettura, grazie ad una felicità di espressione e una accessibilità che provengono a Capitini dalla particolare predisposizione a farsi capire da tutti e dalla sua eccezionale disponibilità verso il prossimo. Certamente le qualità che ne fecero un maestro di pedagogia e un grande educatore.

* Mario Martini è docente di filosofia morale presso l’Università di Perugia e socio di LeG

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