“Per la crisi non servono le letterine a Babbo Natale”

08 Nov 2011

Mario Baldassarri, economista, presidente della commissione Finanze e Tesoro del Senato (Terzo Polo) critica le manovre di questa estate e la lettera alla Bce, piena di “impegni generici che non hanno convinto nessuno”. Occorre “rigore” e punta a un governo “di larghe intese, con chi ci sta” per recuperare credibilità e fiducia.

Tutte le manovre che in questi mesi, da luglio in poi, il premier Berlusconi e il ministro Tremonti, hanno affannosamente elaborato e presentato in Parlamento sono state bocciate senza pietà dal presidente della commissione Finanze e Tesoro del Senato, Mario Baldassarri (aderente al gruppo del Terzo Polo, Api-Fli). È un tecnico stimato ed indipendente, 65 anni, professore di economia all’Università di Roma. “Il governo ha inviato alla Bce e all’Unione europea una letterina di Natale con impegni generici, che non hanno convinto nessuno”, dice il senatore. “Non c’è rigore nelle manovre, si ammazza la crescita e si aumentano le tasse. È da pazzi pensare di risanare così il paese. Qualche giorno fa ho detto a Torino durante un dibattito: non vi siete accorti che il presidente del consiglio in Italia è cambiato e si chiama Christine Lagarde del Fmi, ed anche il ministro dell’Economia si chiama adesso Mario Draghi, presidente Bce. Eppure, qui si può raccontare che abbiamo chiesto noi il monitoraggio del Fmi e che possiamo rinunciare alle ispezioni in qualsiasi momento…Neppure i bambini ci credono”.

Professor Baldassarri, lei e il Terzo Polo avete proposto fin da luglio e ripresentato ai primi di novembre, una serie di provvedimenti di politica economica e finanziaria per affrontare la crisi che sta portando il paese verso il fallimento. Quali sono le misure indispensabili?

“Nei nostri emendamenti al ddl di stabilità per il 2012, sono previste tutte le riforme strutturali di cui l’Italia ha bisogno per tornare a crescere. In primo luogo i tagli su quelle voci di spesa corrente dove da decenni si annidano sprechi e malversazioni, le aree grigie tra economia e politica. Due sono le specifiche voci sospette di contenere questi costi, l’acquisto di beni e servizi delle pubbliche amministra-zioni (140 miliardi all’anno) e fondi perduti (circa 40 miliardi). Tagliando 40-50 miliardi su queste voci di spesa si potranno liberare risorse da dedicare sia all’azzeramento del deficit che al sostegno allo sviluppo. Poi, la spinta verso le liberalizzazioni nel settore dei servizi pubblici locali e delle professioni intellettuali, ed una seria proposta di riforma delle pensioni, non per fare cassa, ma per garantire maggiore equità tra le generazioni e verso i giovani e le donne. Infine un immediato abbattimento del debito pubblico attraverso un credibile programma di vendita degli immobili”.

In queste ultime settimane il governo ci ha raccontato un’altra favola: quella che nel 2013 si raggiungerà il pareggio del bilancio…..È possibile?

“Zero deficit, si afferma. Ma si tratta dell’ennesima presa in giro del governo. Nelle stime sui conti pubblici, per esempio, mancano 5-6 miliardi, e anche più, di maggiori interessi che l’Italia dovrà pagare, a causa dell’innalzamento dello spread Btp-Bund registrato negli ultimi mesi. Inoltre, la crescita del pil è stata sovrastimata nelle previsioni iniziali, e si è passati da un più 1,7 per cento a più 0,8, ma adesso secondo le ipotesi del Fmi, nel 2012 avremo un meno 0,7 per cento. Ne consegue che se si aggiusta il dato sulla crescita come sarà realmente, dovremo trovarci con almeno 10-15 miliardi in più di passivo, rispetto ai calcoli governativi. Non è zero deficit, in tutta evidenza. Quindi servirà un nuovo aggiustamento dei conti”.

Presidente Baldassarri, ma perché nelle “letterine” del governo all’Unione europea e anche nelle richieste della Bce all’Italia, non c’è una riga sulla lotta all’evasione fiscale (da noi forse 120 miliardi sfuggono ai controlli e alla tassazione)?

“Nel nostro paese nel 2013 la pressione fiscale toccherà il record assoluto, a quota 45,4 per cento. Chi propone un ulteriore aumento delle tasse sbaglia grossolanamente. Ma la lotta all’evasione si deve fare, purché ogni euro recuperato vada a ridurre il carico fiscale che pesa sui tartassati che pagano regolarmente. E comunque il contrasto all’evasione deve funzionare attraverso una tenaglia a due bracci: da un lato occorrono gli accertamenti e i controlli; dall’altro è determinante creare un conflitto di interessi, con la deducibilità delle spese nella dichiarazione dei redditi. Il Terzo Polo ha proposto che ogni famiglia possa dedurre fino ad un ‘tetto’ di 3 mila euro all’anno di spese per la casa, l’idraulico, la manutenzione, eccetera”.

E infine vorrei chiederle dell’imposta innominabile, la patrimoniale. Come lei sa, secondo i dati Bankitalia, nel 2011 il 10 per cento delle famiglie più ricche detiene il 45 per cento della ricchezza complessiva: è mai possibile che a questa fascia di redditi alti non si possa chiedere un contributo straordinario per salvare il paese dal default? Ormai numerosi esponenti politici, economisti, sindacati, perfino la Confindustria sostengono la necessità di introdurre una patrimoniale.

“Una patrimoniale che fornisca un gettito di 7-8 miliardi è possibile, ad una condizione: che serva a ridurre l’Irpef che pesa sulle famiglie. Penso ad una patrimoniale ordinaria: e per me la madre di tutte le patrimoniali è l’Ici. Negli altri paesi normali e avanzati la patrimoniale esiste e si chiama Ici, in modi diversi. Secondo la nostra proposta, il contribuente paga l’Ici sulla casa (che va ai Comuni) e poi detrae la stessa somma dall’Irpef. Così si promuove anche il federalismo”.

Professore, proprio davanti alla sua commissione Finanze, meno di un mese fa, durante una indagine conoscitiva, il capo della ricerca economica di Bankitalia, Daniele Franco, ha ricordato che l’esenzione dell’Ici per le prime case costituisce “un’anomalia del nostro ordinamento tributario nel confronto internazionale, poiché in tutti i paesi di eurolandia si applica un’imposta sugli immobili di proprietà”. Noi l’avevamo e l’abbiamo cancellata totalmente: e ora ci lamentiamo se l’Europa ci ha commissariato e la Bce acquista malvolentieri i nostri Btp.

“La colpa è nostra. In realtà ci siamo voluti commissariare noi, perché ce l’hanno chiesto in mille modi di intervenire. Io l’ho detto per anni a Berlusconi: dobbiamo fare le riforme strutturali, ma lui diceva che Tremonti non gli consentiva di farle. Ora occorre andare ad un governo di larghe intese, con chi ci sta. Con un programma essenziale di 5 interventi da prendere in 48 ore. Un governo composto da una squadra che sia credibile e competente. L’Italia ha perso tutta la sua credibilità: il divario così elevato sul rendimento Btp-Bund significa che i mercati non hanno fiducia nel paese e nel governo. E questa situazione ci dice anche un’altra cosa: alle elezioni anticipate a gennaio o marzo 2012 non puoi andare con lo spread a 400-500. Non so se sono stato chiaro….”.

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