Le nostre riforme

04 Nov 2011

Bisogna studiare il modo di dare più credibilità alla giustizia civile; affrontare il grande e piccolo malaffare che soffoca i diritti, l’economia, il lavoro; liberare il paese dal peso della evasione fiscale.

Il tricolore di LeG Genova foto di Stefano Guadagni

Non sappiamo ancora se e per quanto il governo potrà ancora durare, ma sappiamo che Berlusconi non vuole lasciare il potere. Deve prima risolvere i suoi problemi sempre legati, in un modo o nell’altro, a questioni di soldi.
L’ultima incredibile norma cosiddetta anti-Veronica gli serve per lasciare Mediaset in mano ai fidati Marina e Piersilvio ma contiene un principio odioso: un genitore (qualsiasi genitore) avrebbe diritto di discriminare tra i figli.
Dovrebbe ripassare “Filumena Marturano” di Eduardo, il presidente Berlusconi: i figli sono figli, e sono tutti uguali.
L’Italia è allo stremo ma lui continua a occuparsi soprattutto dei propri interessi. E questo spiega anche l’inerzia del governo di fronte alla crisi e alle richieste dell’Europa.
Berlusconi anche per interposta persona (ma non è detto) vuole continuare a comandare. Non ha nessuna intenzione di mettere i voti del Pdl a disposizione di un governo tecnico. Si prepara, visto lo sfilacciarsi della maggioranza, a prossime elezioni.
E allora non può certo “mettere le mani nelle tasche degli italiani” proprio adesso, a pochi mesi dal voto.
Prepara nuove promesse di un ritorno al 1994 del “nuovo miracolo italiano”.
Si dice che il governo è incapace di prendere provvedimenti seri ed efficaci per fronteggiare la crisi. È vero che la maggioranza e il governo sono divisi su tutto, ma probabilmente pesa di più il calcolo politico di Berlusconi che sa di far correre al paese rischi spaventosi ma ha deciso di puntare solo sulle proprie esigenze personali e politiche (che in gran parte coincidono).
Anche le parole sull’euro (“moneta strana, che non ha convinto nessuno”) mandano un segnale preventivo. È come dire: mi accuseranno di avere affondato l’euro. Cosa volete che sia.
Sarebbero necessarie misure serie e impopolari. Anche senza mettere ancora mano alle pensioni, sarebbero necessarie e giuste una seria imposta patrimoniale, una imposizione fiscale sulle transazioni finanziarie e la semplice reintroduzione dell’ICI nella versione introdotta dal governo Prodi.
Senza parlare delle vere riforme strutturali per la crescita.
Bisognerebbe studiare una radicale riforma della giustizia civile per darle credibilità, rapidità, efficacia, eliminando lungaggini, costi altissimi per i cittadini, formalità e false garanzie e andando (qui i giuristi inorridiscono di sicuro) alla sostanza delle questioni. Per i cittadini e per le imprese che hanno un diritto da rivendicare o progettano investimenti la giustizia dovrebbe essere una garanzia e invece quasi sempre diventa un incubo interminabile e beffardo.
Bisognerebbe affrontare il grande e piccolo malaffare che soffoca i diritti, l’economia, il lavoro. I costi della politica sono soprattutto questi. Una rete di privilegi, padrinati, clientele, monopoli piccoli e grandi, prepotenze, nepotismi, protezioni, coperture, grandi e piccole corruzioni, complicità, “amicizie”, corporazioni, lobbismi e logge. Una microcamorra diffusa dappertutto e ad ogni livello che promuove i peggiori e deprime le energie migliori. Sono i “giri” di cui ha scritto Gustavo Zagrebelsky .
Il tutto, ovviamente, con l’uso di risorse pubbliche a fini privati.
Bisognerebbe soprattutto liberare il paese dal peso insostenibile della evasione fiscale, vero enorme furto quotidiano in danno dei cittadini onesti. E’ un tabu il carcere (vero, non sulla carta) per gli evasori? O sono più pericolosi gli extracomunitari non in regola con il permesso di soggiorno che, solo per questo, in carcere ci vanno a centinaia ogni giorno per le norme penali introdotte dai governi Berlusconi-Bossi, senza che i “garantisti” abbiano nulla da obiettare?
Senza misure serie i documenti economici prodotti dal governo sono debolissimi. Al di là delle reazioni in Europa, dimostrano l’intenzione di tirare a campare fino al voto.

Il centrosinistra dunque deve prepararsi alle elezioni.
Ma insieme alla speranza di un inizio davvero nuovo tra gli elettori di centrosinistra comincia a farsi viva un po’ di apprensione.
Anche se le capacità di Berlusconi di manipolare le coscienze e la verità sono inesauribili e una informazione televisiva militarizzata può fare molti danni, non si teme tanto una nuova sconfitta quanto una vittoria mutilata al Senato (il Porcellum ha anche questo difetto).
L’immagine di confusione nel centrosinistra può favorire ancora una volta la destra.
Sembra ci si prepari all’ennesimo suicidio, con confuse discussioni sulle alleanze e divisioni interne al PD. Anche le reazioni dopo il Big Bang di Renzi dimostrano confusione di idee. Renzi propone ricette neo-liberiste, si dice. Ma l’agognata allenza con Casini, il patto con i moderati di cui parla D’Alema quali politiche produrrebbe in tema di economia e lavoro? Perché ci si indigna con Renzi e intanto si corteggia l’UDC? Si può fare un po’ di chiarezza?
Stavolta la posta è decisiva, bisogna sbagliare il meno possibile e volare alto.

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