La salvezza del Paese

02 Nov 2011

Ezio Mauro

È il momento della responsabilità, nell’interesse del Paese. Con un effetto a valanga, la crisi economico-finanziaria bypassa i governi e gli Stati nazionali, vanifica i diktat delle istituzioni europee, travolge infine la governance che l’Occidente si è dato nel dopoguerra, fino a riscrivere il rapporto tra sovranità, democrazia, capitalismo e mercati.

È il momento della responsabilità, nell’interesse del Paese. Con un effetto a valanga, la crisi economico-finanziaria bypassa i governi e gli Stati nazionali, vanifica i diktat delle istituzioni europee, travolge infine la governance che l’Occidente si è dato nel dopoguerra, fino a riscrivere il rapporto tra sovranità, democrazia, capitalismo e mercati. Ieri questo equilibrio fragile e malato è precipitato in una giornata terribile. Ormai quasi senza maggioranza, il governo greco ha indetto un referendum sul piano di risanamento europeo, mettendo nelle mani della popolazione la scelta tra i sacrifici e il default del Paese. La decisione ha infiammato le Borse del continente, ha terremotato la vigilia del G20, ha portato il Fondo Monetario a parlare di rischio “bazar” per la Grecia e per l’area euro.

Il pericolo che la Grecia salti per aria è dunque oggi concreto e reale, minando al cuore la costruzione dell’euro, a pochi anni dalla nascita. Ma subito dopo la Grecia c’è l’Italia. E infatti il vortice ieri si è diretto sul nostro Paese, dove la Borsa di Milano ha perso il 6,8 per cento con le banche a picco e la giornata più pesante dall’ottobre 2008, lo spread coi Bund tedeschi è salito a 454 punti, il rendimento dei Btp è arrivato al 6,33 per cento. A questo punto, dopo due giorni di passione che hanno seguito la lettera d’intenti portata da Berlusconi a Bruxelles, è chiaro che l’Italia è in grave pericolo, non riesce a riportarsi al livello della Spagna, può
precipitare nell’inferno della Grecia. E soprattutto è evidente che i mercati (i quali non hanno gli obblighi istituzionali e la responsabilità della Bce e dell’Ue) dichiarano apertamente di non credere alle promesse del Premier italiano.

Le ragioni sono purtroppo note a tutti: le misure annunciate nella lettera del governo italiano arrivano dopo una manovra rivista ben quattro volte, sono state scritte obtorto collo e sotto dettatura da Bruxelles, senza la firma di un ministro dell’Economia esautorato dalla guerra permanente che gli muove il Presidente del Consiglio: il quale appena torna da Bruxelles con un pesante piano di salvataggio attacca incredibilmente l’euro, mentre non ha la forza di affrontare il Parlamento nel timore di veder svanire a ogni voto la sua incerta maggioranza.

Bisogna prendere atto dunque che questo governo rischia di vanificare le misure pesanti che l’Europa indica come necessarie. C’è una crisi evidente di maggioranza, di leadership, ma soprattutto di credibilità. È per queste ragioni (i mercati a picco, l’Europa che preme, il governo impotente e diviso) che ieri si è mosso Napolitano. Ha chiesto decisioni efficaci e immediate. Ha preso atto che Berlusconi vuole andare avanti, con la sua maggioranza sbandata: ma ha constatato che le opposizioni – con Bersani e Casini, e anche Di Pietro – sono pronte a fare la loro parte e ad assumersi le loro responsabilità davanti a un governo diverso, di salvezza nazionale. E il Presidente intende misurare sia le possibilità concrete del governo di far fronte agli impegni europei e sia “una nuova prospettiva di larga condivisione” delle scelte da compiere con urgenza. Di fatto, sono aperte consultazioni informali per capire come l’Italia può reggere all’urto della crisi.
In questo momento il problema non è più di destra o sinistra, di vecchi o giovani: è in gioco la salvezza del Paese e nient’altro. A nostro parere, si può ancora raggiungere se si volta subito pagina, si allarga la base parlamentare con una condivisione dell’emergenza, si guarda all’Europa e al Quirinale come punti di riferimento, si restaura con una nuova politica la fiducia dei mercati e soprattutto dei cittadini.

La disponibilità dell’opposizione a questa operazione di salvezza nazionale c’è, quella delle parti sociali anche, dopo l’ultimatum che hanno inviato ieri a Berlusconi. Le forze moderate della maggioranza, che esistono, devono riflettere, perché hanno oggi una grande responsabilità davanti al rischio che corre l’Italia. C’è un sentimento fortemente maggioritario nel Paese, e dice che così non si può andare avanti. Deve diventare maggioritario anche in Parlamento: al più presto.

Supportaci

Difendiamo la Costituzione, i diritti e la democrazia, puoi unirti a noi, basta un piccolo contributo

Promuoviamo le ragioni del buon governo, la laicità dello Stato e l’efficacia e la correttezza dell’agire pubblico

Newsletter

Eventi, link e articoli per una cittadinanza attiva e consapevole direttamente nella tua casella di posta.