Anche stavolta Berlusconi ce l’ha fatta, e a mente fredda era difficile sperare che potesse andare diversamente. Però ha avuto davvero paura. Perché nelle ore frenetiche che hanno preceduto l’esito del voto di fiducia è andato in onda in diretta lo sfilacciamento del Pdl, con Berlusconi in persona costretto a rincorrere un tal Sardelli, senza peraltro riuscire a convincerlo. Con tanti che votavano, ma poi si precipitavano a chiarire che era l’ultima volta, che o da domani si cambia o ci saranno sfracelli. Con i ministri che si scannavano a colpi di dichiarazioni sui tagli che dovranno subire i bilanci dei loro dicasteri.
Il malato, insomma, non è affatto guarito, gli si è solo allungata l’agonia. E non è un bello spettacolo, specie per l’Italia che rischia di essere trascinata a fondo da questo cadavere che non vuole essere seppellito.
316 voti rappresentano la maggioranza assoluta della Camera, e questo restringe gli spazi di manovra per il Colle, che non può certo dimissionare un governo dotato di una sufficiente base parlamentare. C’è però l’altra condizione che Napolitano aveva posto al Cavaliere: quella di dimostrare una coesione politica tale da consentire le iniziative necessarie per affrontare l’emergenza economica. E questa condizione è tutt’altro che soddisfatta.
Il fantomatico decreto sviluppo rimane ancora privo di contenuti. Se Berlusconi avesse avuto idee in proposito avrebbe potuto esporle a Montecitorio nel discorso con cui ha aperto il dibattito sulla fiducia. Così la discussione avrebbe avuto più concretezza e adesso si conoscerebbe la strada che il governo, corroborato dalla fiducia, intende imboccare. Inoltre, il Quirinale avrebbe avuto risposta a tutti i quesiti posti.
Niente di tutto questo, invece. Perché? Forse perché il premier non sa che pesci prendere? O forse perché lo sa ma non vuole dirlo per non accendere altre guerre intestine? In ogni caso, ciò dimostra che, superato l’ostacolo parlamentare, le cose stanno esattamente al punto di partenza, con un governo tramortito e incapace di essere all’altezza del momento. Non è una bella notizia per gli italiani. Adesso bisognerà ricominciare a tener d’occhio le risse nella maggioranza e gli sgambetti tra i notabili da una parte, e le notizie sui disastri economici dall’altra. Non c’è da rallegrarsi.
Quanto all’opposizione, bisogna dire che ha fatto del suo meglio, nonostante gli sberleffi di cui è fatta oggetto. Si è molto ironizzato sulla sua decisione di uscire dall’aula, si è citato l’Aventino e le sue infauste conseguenze. Vale la pena di ricordare che l’attuale maggioranza ha abbondantemente usato questo strumento, quando era opposizione all’epoca del primo governo Prodi: tutte le decisioni economiche che portarono all’ingresso nell’euro furono adottate con il centro destra fuori dal Parlamento. E vale anche la pena di sottolineare che se il circolo virtuoso economico innescato dal tandem Prodi-Ciampi fosse stato seguito anche nella successiva stagione berlusconiana, forse oggi l’Italia non sarebbe l’anello debole dell’Europa.
Invece, la scelta odierna ha avuto il merito di marcare la diversità delle opposizioni, tutte, rispetto ad un governo che non rispetta il galateo istituzionale. Ed ha avvicinato le opposizioni tra loro, il che è un bene se si pensa al compito immane che toccherà loro quando la fine del berlusconismo arriverà.
Certo, c’è l’anomalia rappresentata dai radicali, ma davvero è il caso di ingigantirla? I radicali sono fatti così: hanno un’identità di cui sono gelosi e considerano tutte le loro battaglie irrinunciabili. Probabilmente il Pd non li ricandiderà, e si capisce. Ma questa volta sono stati attenti a farsi vedere senza sabotare la battaglia dell’opposizione. Non hanno fatto danni, perciò pazienza. Con i tempi che corrono, non sono loro il problema.
io ho perso ogni speranza non nel cambiamento del governo, anche berlosco creperà, ma negli italiani che sono un sottopopolo, senza orgoglio e dignità
E’ una situazione che si trascina da un anno. Berlusconi, a cui non può fregar di meno dei nostri problemi, tira a campare per sfuggire ai suoi guai. Questo è disgustoso, ma comprensibile. Ciò che risulta incomprensibile è la pavidità di certi settori della maggioranza, come i leghisti “maroniani”, che avrebbero tutto l’interesse a marcare le distanze da Berlusconi stesso. Siamo come bloccati lungo una simbolica “linea gotica” che non riusciamo a sfondare. Occorre una pazienza sovrumana. La società civile deve continuare nelle sue iniziative, come quella dell’Arco della Pace, e l’opposizione deve attrezzarsi per le elezioni, perché potrebbe avvicinarsi il momento della verità. E lì, come dimostrano Milano, Napoli e i referendum, non c’è tattica di sopravvivenza che tenga. Credo che ancora una volta lo stimolo debba partire dal basso. Ci vorrebbero un Pisapia o un Onida “nazionali” che, come a Milano, rompano l’impasse sulle primarie mettendo in moto la macchina.
Tutta la nostra vita è una lunga agonia. Silvio o lectiones, fa lo stesso.
Caro Berlusconi, smetta per un attimo, se può, le Sue vesti di puttaniere da balera, di barzellettiere da trivio, di copulatore da racconto boccaccesco, di diplomatico da operetta, di bestemmiatore graziato dai “contesti”, di risibile paraninfo, di esilarante storiografo, di pallonaro supergalattico, di farsesco autore di “cucù”, di svenevole canterino, di maldestro plagiario, insomma di analfabeta dell’anima e ci ascolti. NOI maggioranza di questo popolo che Lei ha impoverito e incanaglito, NOI cui Lei ha tolto la speranza nel futuro, noi siamo nelle piazze per gridarLe: “Non meni vanto per i 316 voti ottenuti oggi in Parlamento. Questi voti Le vengono da quei poveracci che non vogliono perdere il pane croccante e l’abbondante companatico, ma sappia che chi ha cuore e ragione non ne può più di vederLa passare il più chiaro del Suo tempo con lenoni e intrallazzatori, con puttane e puttanieri, con corrotti e corruttori, con sospetti mafiosi e subdoli estorsori, con loschi faccendieri e lecchini di ogni risma. Ed è arcistufo delle Sue danze di vegliardo in fregola, delle Sue barzellette insulse od oscene, delle Sue lagnanze contro i “comunisti”, contro i giornalisti, contro i magistrati, contro i membri della Corte Costituzionale, contro gli anchormen della televisione, contro il Presidente della Repubblica, contro la giustizia “ad orologeria”, contro le intercettazioni che violano la Sua privatezza. Anche il più sciocco di noi sa che questi ultimi sono falsi problemi da Lei ingigantiti per Suo solo tornaconto. Ma perché non ha seguito il precetto di quella Costituzione sulla quale ha pur giurato e che Le imponeva di adempiere le Sue funzioni “con disciplina ed onore”!?. Oggi è troppo tardi per emendarsi e l’unico gesto che Lei può fare per mostrare, almeno una volta, quella virtù di statista che non è mai stato è andarsene. E subito, signor Berlusconi! (Gino Spadon)
Lo spettacolo indegno continua.Prosegue il mantenersi in vita del governo che come un vampiro si aggrappa a le vite di noi Cittadini e ci sotrrae il futuro e veniamo trascinati da questi vecchi che vedono dinnanzi a loro la fine avvicinarsi in una AGONIA che non deve essere la nostra quella delle giovani generazioni di quelle che ancora devono venire verso le quali tanti obblighi abbiamo e che NOI non meritiamo.
tenendo conto che il partito radicale (radicato in Parlamento, e chi lo smuove?) è stato salvato dal fallimento di una RadioRadicale che non ascoltava nessuno, il dubbio che deriva dal voto di venerdì 14 ottobre 2011 è: Nel Parlamento ci sono più uomini comprati o donne pagate (con i nostri soldi)?
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Sandra Bonsanti
Sempre più grave la situazione del Paese.
Sempre meno sopportabili i comportamenti della casta
Sempre più gente nelle strade e nelle piazze. E sempre più “arrabbiata”.
Sempre più polizia antisommossa.
Sempre più urgente e indispensabile la RIVOLUZIONE MITE, guidata dalle LIBERE ECCELLENZE DELLA SOCIETA’ CIVILE, per disinnescare possibili eccessi e per produrre i risultati concreti e utili che le manifestazioni non possono produrre, ma solo indurre a “furor di popolo”.
E dei beati tempi che vediamo correre inebetiti è parte non ultima,di non poco e punto conto,lo spettacolo gratuito di coraggio civile e di alti,sovrumani ideali offerto urbi et orbi dalle eroiche legioni romane mascherate in nero che ieri hanno esibito il contenuto della loro ignota cefala al seguito delle migliaia di “indignati”.
Come da esperienza passata,chissà dov’era l’ignara polizia governativa mentre i suddetti scaricavano la loro forza muscolare prendendo a pedate e pietrate porta e finestre della caserma dela guardia di finanza.
E dove era anche il governo che della e sulla sicurezza (v.ronde) ha fondato il suo benessere di casta a succhiare famelici abbrancati ai capezzoli della lupa capitolina.
quello che si profila all’orizzonte è da brivido: le cosiddette “””riforme”””, mandate avanti a colpi di maggioranza (che ormai sarà sempre la maggioranza del + 1, o del + 2 o + 3, ma sempre maggioranze risibili). Riforme che continueranno a spaccare l’Italia, alcune ignominiose, altre che potrebbero anche essere apprezzabili, ma ormai compromesse da questa pazzesca situazione, da questi indefinibili personaggi.
Una continua rovina per questo paese, che esaurirà le sue energie più positive non nel costruire qualcosa, nel riabilitarsi, no, ma a resistere a una situazione beckettiana.
silvana
Coraggio lectiones. Il rimanente percorso della lunga attesa è alquanto impervio per tutti,anche se qualcuno si illude di abbattere il primato di Abramo spianando il percorso e fidando nel bunga bunga,previa demolizione della dura lex che lo riguarda e del palazzo in cui è gestita.