E l’agonia continua….

14 Ott 2011

A Montecitorio maggioranza assoluta per un voto. Ma lo sfilacciamento del Pdl è ancora più evidente, dopo questo voto di fiducia, l’ennesimo del Berlusconi IV. Il discorso in Aula ci aveva già offerto lo spettacolo di un premier che parla da solo

Anche stavolta Berlusconi ce l’ha fatta, e a mente fredda era difficile sperare che potesse andare diversamente. Però ha avuto davvero paura. Perché nelle ore frenetiche che hanno preceduto l’esito del voto di fiducia è andato in onda in diretta lo sfilacciamento del Pdl, con Berlusconi in persona costretto a rincorrere un tal Sardelli, senza peraltro riuscire a convincerlo. Con tanti che votavano, ma poi si precipitavano a chiarire che era l’ultima volta, che o da domani si cambia o ci saranno sfracelli. Con i ministri che si scannavano a colpi di dichiarazioni sui tagli che dovranno subire i bilanci dei loro dicasteri.

Il malato, insomma, non è affatto guarito, gli si è solo allungata l’agonia. E non è un bello spettacolo, specie per l’Italia che rischia di essere trascinata a fondo da questo cadavere che non vuole essere seppellito.

316 voti rappresentano la maggioranza assoluta della Camera, e questo restringe gli spazi di manovra per il Colle, che non può certo dimissionare un governo dotato di una sufficiente base parlamentare. C’è però l’altra condizione che Napolitano aveva posto al Cavaliere: quella di dimostrare una coesione politica tale da consentire le iniziative necessarie per affrontare l’emergenza economica. E questa condizione è tutt’altro che soddisfatta.

Il fantomatico decreto sviluppo rimane ancora privo di contenuti. Se Berlusconi avesse avuto idee in proposito avrebbe potuto esporle a Montecitorio nel discorso con cui ha aperto il dibattito sulla fiducia. Così la discussione avrebbe avuto più concretezza e adesso si conoscerebbe la strada che il governo, corroborato dalla fiducia, intende imboccare. Inoltre, il Quirinale avrebbe avuto risposta a tutti i quesiti posti.

Niente di tutto questo, invece. Perché? Forse perché il premier non sa che pesci prendere? O forse perché lo sa ma non vuole dirlo per non accendere altre guerre intestine? In ogni caso, ciò dimostra che, superato l’ostacolo parlamentare, le cose stanno esattamente al punto di partenza, con un governo tramortito e incapace di essere all’altezza del momento. Non è una bella notizia per gli italiani. Adesso bisognerà ricominciare a tener d’occhio le risse nella maggioranza e gli sgambetti tra i notabili da una parte, e le notizie sui disastri economici dall’altra. Non c’è da rallegrarsi.

Quanto all’opposizione, bisogna dire che ha fatto del suo meglio, nonostante gli sberleffi di cui è fatta oggetto. Si è molto ironizzato sulla sua decisione di uscire dall’aula, si è citato l’Aventino e le sue infauste conseguenze. Vale la pena di ricordare che l’attuale maggioranza ha abbondantemente usato questo strumento, quando era opposizione all’epoca del primo governo Prodi: tutte le decisioni economiche che portarono all’ingresso nell’euro furono adottate con il centro destra fuori dal Parlamento. E vale anche la pena di sottolineare che se il circolo virtuoso economico innescato dal tandem Prodi-Ciampi fosse stato seguito anche nella successiva stagione berlusconiana, forse oggi l’Italia non sarebbe l’anello debole dell’Europa.

Invece, la scelta odierna ha avuto il merito di marcare la diversità delle opposizioni, tutte, rispetto ad un governo che non rispetta il galateo istituzionale. Ed ha avvicinato le opposizioni tra loro, il che è un bene se si pensa al compito immane che toccherà loro quando la fine del berlusconismo arriverà.

Certo, c’è l’anomalia rappresentata dai radicali, ma davvero è il caso di ingigantirla? I radicali sono fatti così: hanno un’identità di cui sono gelosi e considerano tutte le loro battaglie irrinunciabili. Probabilmente il Pd non li ricandiderà, e si capisce. Ma questa volta sono stati attenti a farsi vedere senza sabotare la battaglia dell’opposizione. Non hanno fatto danni, perciò pazienza. Con i tempi che corrono, non sono loro il problema.

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