Vogliamo riavere la nostra dignità

10 Ott 2011

Poeti e pensatori italiani si raccolgono a Milano con una scopo comune: Berlusconi deve andarsene (Traduzione a cura di Elisabetta Lampe)

Intellettuali a Milano, lavoratori e impiegati a Roma, liceali e studenti universitari nelle altre città: molti italiani chiedono una rapida fine del governo di Berlusconi, il quale si sta dedicando con verve alla cosiddetta legge bavaglio con cui vorrebbe mettere a tacere la stampa libera. La legge, tra l’altro, proibirebbe la citazione testuale di atti giudiziari, rendendo praticamente impossibile resoconti critici da parte dei giornalisti minacciati di cospicue sanzioni. Il ventilato divieto di formulare versioni diverse dei fatti in blog e in internet, che colpirebbe anche Wikipedia, ha già provocato una vera e propria valanga di proteste in rete. Durante la scorsa settimana Wikipedia ha oscurato completamente per tre giorni il suo sito italiano e ora pubblica una nota di protesta su ogni sua pagina finché la questione non verrà definitivamente chiarita, presumibilmente a metà di questa settimana.

“Lasciateci ricucire l’Italia” è la parola d’ordine diffusa dall’ex presidente della Corte Costituzionale Gustavo Zagrebelsky che insieme alla giornalista Sandra Bonsanti funge da portavoce dell’associazione Libertà e Giustizia (LeG), fondata sette anni fa da intellettuali come il fisico Giovanni Bachelet, il germanista Claudio Magris, l’architetto Gae Aulenti e lo scrittore Umberto Eco. Sabato scorso la LeG ha tenuto una manifestazione all’Arco della Pace di Milano con lo scopo, come ha detto Zagrebelsky, di “ridare dignità all’Italia”. Davanti a più di 20.000 persone hanno preso la parola, tra gli altri, il filosofo Salvatore Veca, lo storico Paul Ginsborg e la giornalista Bice Biagi. Dario Fo, premio Nobel per la letteratura, ha divertito il pubblico con uno sketch antiberlusconiano. Umberto Eco, in viaggio di lavoro in Svezia, ha mandato un messaggio: “La vera Italia siamo noi”. Roberto Saviano si è rivolto ai presenti in video denunciando la piaga del lavoro nero nel Sud Italia, del quale approfitterebbe anche l’industria milanese della moda. Come altri oratori, Saviano ha sottolineato che l’Italia “non sopporta più le bugie e gli errori che ci hanno fatto finire nella presente crisi”.
Nelle stesse ore della manifestazione milanese, a Roma scendevano in strada i lavoratori e impiegati della pubblica amministrazione. Susanna Camusso, segretario della CGIL, il maggiore sindacato italiano, ha dichiarato che come italiani ci si può solo vergognare per come si viene visti all’estero. Già solo per questo Berlusconi dovrebbe andarsene al più presto. “Save schools, not banks” è lo slogan che gli studenti avevano gridato venerdì nel corso di cortei in 90 città italiane, da Como a Palermo. A Roma sono stati occupati binari ferroviari, a Milano la protesta si è rivolta anche contro alcune banche e sedi di agenzie di rating. Il Paese reagisce al di fuori del parlamento, ma non apoliticamente. Nasce la speranza.

* (Traduzione a cura di Elisabetta Lampe)

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