“Sud, giovani, immigrati tanti strappi da ricucire”

03 Ott 2011

UNA manifestazione “per dare voce all’Italia che in queste settimane ribolle di passione civile”. Libertà e Giustizia la organizza per sabato prossimo a Milano. Gustavo Zagrebelsky, presidente onorario dell’associazione, spiega così il significato di “Ricucire l’Italia”.
Professor Zagrebelsky, com’è nata l’idea? “E’ venuta due settimane fa a una signora che partecipava al nostro seminario di Poppi in Casentino, nel castello in cui Dante scrisse i versi del sesto canto del Purgatorio: ‘Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiere in gran tempesta, non donna di provincie ma bordello’. L’ambizione è quella di provare a invertire la china, a ricucire le diverse fratture che attraversano l’Italia in questo passaggio particolarmente difficile della sua vita politica”.
Si riferisce al tentativo secessionista della Lega?
“A quello, ma non solo. Certo, c’è da contrastare la balorda idea che si possa allargare il solco tra Nord e Sud fino alla secessione: sarebbe un bel paradosso a 150 anni dall’Unità, come giustamente ha sottolineato il Presidente Napolitano”.
Quali altre fratture vedete?
“C’è quella sociale, il divario che aumenta sempre più tra ricchi e poveri. C’è la frattura generazionale, quella che divide i giovani precari dai lavoratori più anziani. C’è anche una frattura di natura etnica tra immigrati e residenti. Se ci pensiamo, in questi anni la politica ha lavorato per aumentare queste fratture, in alcuni casi ha addirittura fatto fortuna sulla loro esistenza”.
Avete preparato un manifesto per l’iniziativa di sabato. Qual è, tra le tante, la frattura principale da ricucire?
“Sabato partiremo da quella tra gli elettori e il ceto politico, tra rappresentati e rappresentanti. Ci sono stati in questi mesi diversi segnali su cui riflettere: il successo dei referendum ma anche certe candidature vincenti alle amministrative ci dicono che il sentire degli italiani è sensibilmente diverso da quel che viene percepito non solo dal governo, ma anche dai partiti e dal Parlamento”.
Parla della distanza tra società civile e palazzo?
“E’ così anche se dobbiamo stare attenti. Non mi piace fare nomi ma in queste settimane c’è il rischio di lasciarsi andare alle tentazioni dell’antipolitica. Non dobbiamo cedere alla demagogia distruttiva del ‘tanto i politici sono tutti uguali’. Userei anche con cautela l’espressione ‘società civile” di cui Libertà e Giustizia si sente parte: è un’espressione che è usata spesso come sinonimo di salotti”.
Che cos’è invece, a suo parere, la società civile?
“Sono i tanti, giovani e meno giovani, che incontro a lavorare nelle associazioni di volontariato, cattolico e laico. Volontariato in senso molto largo: persone che sono disposte a dare tempo, capacità professionale, denaro in modo disinteressato per il bene di tutti. E’ volontariato anche partecipare alla nostra manifestazione di sabato. A questi molti, moltissimi, la politica ufficiale sembra avere sbarrato le sue porte. E’ ora che questa società civile decida di far sentire la sua voce in politica”.
Avete partecipato alla raccolta di firme per il referendum elettorale. E’ meglio andare subito alle elezioni anticipate o modificare la legge attuale, magari con un governo di transizione?
“Noi abbiamo raccolto le firme con lo slogan: ‘Mai più al voto con questa legge’. Dunque, per coerenza, sarebbe preferibile che prima delle prossime elezioni si modificasse la legge. Come e chi debba modificarla è oggetto della discussione politica. Certo bisognerà trovare il modo di andare al voto in tempi brevi perché il protrarsi dell’attuale stallo renderà molto difficile la ricostruzione quando si aprirà una fase nuova”.
Una nuova manifestazione, dopo le molte dei mesi scorsi. Che cosa potrà cambiare?
“Non è una manifestazione da sola che può rivoluzionare il quadro politico. Ma proprio le manifestazioni di questi mesi sono servite a far sapere che quella frattura tra paese reale e palazzi della politica si stava allargando. Queste iniziative servono a far capire che un’altra Italia è possibile. Anzi, c’è già. Si tratta ora di organizzarla, vedremo chi saprà farlo”.

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