Aggrappato al potere

12 Set 2011

L’affanno del Cavaliere è evidente. Abbiamo un presidente del Consiglio in preda al panico. Con la testa china sulle carte giudiziarie. Ma, per trarlo d’impaccio, e tacitare i giudici, negando il ricatto, i suoi consiglieri non hanno trovato di meglio che inventarsi una favola per gonzi. Raccontando della generosità di un premier che è intervenuto per aiutare una”famiglia bisognosa”

“Piange il telefono”, cantava tanti anni fa Domenico Modugno. La stessa canzone potrebbe ora cantarla Silvio Berlusconi. In una sera ormai famosa, il Cavaliere telefonò alla Questura di Milano per chiedere il rilascio della “nipote di Mubarak” che era invece Ruby Rubacuori, una minorenne solita frequentare le “cene eleganti” di Arcore. Da qui prese inizio lo scandalo delle ragazze del bunga-bunga , testimoniato dal superlavoro dalle utenze berlusconiane: in media, dieci telefonate al giorno in poco più di cinque mesi. Il premier vorrebbe cancellare tutto con un blitz in Parlamento contro le intercettazioni. Allo stesso modo, vorrebbe bloccare la conoscenza di altre telefonate, quello lungo la pista Tarantini-Lavitola, col relativo corredo di escort e ricatti. Si dice che queste conversazioni siano ancora più scottanti. Sotto il profilo politico, per certi apprezzamenti sulla signora Merkel, non solo per le ossessioni amorose del premier. Un buon motivo perché il presidente del Consiglio metta alla frusta i suoi onorevoli-avvocati, facendogli studiare nuove leggi ad personam. Nel frattempo, ha evitato l’incontro con la Procura di Napoli, che doveva ascoltarlo come parte lesa , in quanto “soggetto a ricatto”, obbligando i suoi uffici a trovargli improvvisi impegni comunitari a Bruxelles e a Strasburgo.

Una fuga dai giudici. Secondo l’ordinaria abitudine omertosa del capo del governo. Ma qualcosa è già emerso, stando alle rivelazioni del settimanale L’Espresso. Di estrema gravità se è vero che potremmo ascoltare un Lavitola che da Sofia, in ambasce per l’inchiesta pesantissima a suo carico, chiede se deve tornare in Italia e presentarsi ai magistrati, e un premier che, tranquillo, gli risponde di restarsene dov’è. Si è detto che ciò non si configura un’ ipotesi di reato. Il che è vero solo fino a un certo punto. Perchè, approfondendo su questa telefonata, si potrebbe accertare il reato di violazione di segreto e di favoreggiamento. E, così, tutta l’inchiesta Tarantini-Lavitola, a cascata, potrebbe progressivamente cambiare segno: si è partiti con Berlusconi parte lesa, in quanto sottoposto a ricatto, e quindi convocato dai giudici come testimone, ma si potrebbe arrivare a un premier indagato, quanto meno, per omesso rapporto a autorità giudiziaria

L’affanno del Cavaliere è evidente. Abbiamo un presidente del Consiglio in preda al panico. Con la testa china sulle carte giudiziarie. Ma, per trarlo d’impaccio, e tacitare i giudici, negando il ricatto, i suoi consiglieri non hanno trovato di meglio che inventarsi una favola per gonzi. Raccontando della generosità di un premier che è intervenuto per aiutare una”famiglia bisognosa” Sì, i coniugi Tarantini che ormai debbono rinunciare a feste, champagne, Cartier, ville in Costa Smeralda. E sopravvivono, poveretti, con un vitalizio mensile di 20 mila euro, elargito dal Cavaliere, accontentandosi di un appartamento ai Parioli e di una villeggiature a Cortina. Insomma, un “aiutino”. In questo caso, di 850 mila euro complessivi. Come quelli a Lele Mora, a Ruby, alle Olgettine perché si mantengano in splendida forma.

Una bugia dietro l’altra, a Berlusconi è spuntato il naso di Pinocchio. Ci vuole poco, a questo punto, per passare da testimone, da “ persona a conoscenza dei fatti”, a indagato. Meglio, mentre i suoi legali studiano nuovo cavilli giuridici, evitare i magistrati. Un impegno internazionale può presentarsi sempre. All’improvviso, l’Europa ha chiamato. E il presidente del Consiglio deve illustrare la “validità” della nostra manovra finanziaria. Speriamo, almeno, che non si esibisca in qualcuna delle sue carnevalesche trovate, tristemente note sullo scenario europeo. Già sopportiamo la vergogna di un premier che corre da un capo all’altro con il libretto di assegni in mano, obbligato a mettere alla frusta cassieri e segretarie per soddisfare le richieste di ruffiani, scrocconi, estorsori, prostitute, magnaccia. Un premier ricattabile. Che non è padrone di sé. E si muove come una marionetta.

Crescono gli appelli, ora anche da settori della maggioranza, perché, una volta approvata definitivamente la manovra, il presidente del Consiglio si faccia da parte, lasciando il campo libero a un governo di salvezza nazionale che regga l’emergenza e prepari le elezioni.. Ma Berlusconi si è proposto sulla scena politica, 17 anni fa, per risanare le sue aziende e arricchirle. Poi, è andato avanti aggiustando processi, scansando reati, proteggendo gli amici. Perché dovrebbe rinunciare alla sue belle abitudini? . Resterà aggrappato agli ultimi brandelli di potere.

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